Fedriga apre le trattative per la giunta: tre assessori a testa per Lega e FdI, uno per Forza Italia
Il rieletto governatore (tre i posti anche per la sua lista) vuole tutelare Roberti, Bini e Rosolen, FI punta su Riccardi mentre il carroccio dovrebbe riconfermare Zannier e Zilli
UDINE. Cinque anni fa la composizione della giunta regionale richiese un’opera di tessitura lunga e fine da parte di Massimiliano Fedriga che risolse il rebus soltanto in extremis, non senza tensioni e mal di pancia rientrati nel corso della legislatura.
La sensazione, questa volta, è che il primo presidente riconfermato della Regione, in epoca di elezione diretta del governatore, avrà meno problemi del 2018.
L’esito elettorale di lunedì gli consegna, infatti, una situazione al limite dell’ideale. Da una parte aver trionfato alle Regionali aumentando la percentuale e i voti di consenso, nonostante il leggero calo dell’affluenza, permette a Fedriga di sostenere la teoria della “squadra che vince non si cambia”.
Dall’altra, tre partiti quasi alla pari e Fratelli d’Italia che non ha sfondato, consentono al governatore di cominciare, nelle trattative, da uno schema che prevede tre assessorati a testa per meloniani, Lega, lista Fedriga oltre a uno per Forza Italia.
Di più, il fatto che nella prossima giunta non ci saranno sicuramente né Graziano Pizzimenti né Tiziana Gibelli autorizza il governatore a mettere potenzialmente a disposizione di Fratelli d’Italia proprio i due slot in più che attualmente mancano ai meloniani.
Il tutto senza dimenticare come nel pacchetto di trattative vadano inserite anche la scelte del presidente del Consiglio regionale e quella del numero due dell’esecutivo regionale.
Anzi, nell’analisi del toto-giunta partiamo proprio da qui. Fratelli d’Italia, fino a qualche giorno fa, dava per scontato di ottenere il ruolo di vicepresidente, ma lunedì ha chiuso al secondo posto della coalizione dietro alla Lega.
Il primo nodo da sciogliere, in ogni caso, riguarda in quale quota calcolare Fedriga. Se il presidente verrà inserito come esponente del Carroccio, allora i meloniani avranno il diritto di rivendicare la posizione di vice. Altrimenti, nel caso in cui venga messo in conto alla sua civica, potrebbe (e dovrebbe) andare alla Lega.
Tenendo in considerazione, poi, come la giunta debba essere formata da dieci esponenti, di cui almeno tre donne, si possono ipotizzare le mosse del Carroccio. Il primo partito della coalizione, come detto, avrà diritto a tre assessori.
Non dimenticandoci delle alleanze e degli assi interni al partito, inoltre, è davvero molto probabile che il coordinatore regionale Marco Dreosto chieda la conferma del pordenonese Stefano Zannier alle Risorse agricole e dell’udinese Barbara Zilli alle Finanze.
Resterebbe un posto, almeno, a disposizione e radio-Lega parla, in questo senso, di un pressing non banale da parte del sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint per ottenere un assessore “amico” dopo aver rinunciato, come Goriziano, alla possibilità di eleggere un deputato. E il nome più gettonato è quello di un altro uscente, Sebastiano Callari che, tutto sommato, se l’è cavata più che dignitosamente nel collegio isontino.
Quanto alle deleghe, qualcuno sussurra che Cisint potrebbe chiedere per Callari la Sanità, ma non è un mistero che la prima opzione di Fedriga, in questo caso, resti Riccardo Riccardi. Il vicepresidente uscente è in pole position, visto il rapporto di fiducia con il governatore ma anche su precisa indicazione del vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani che vuole convincerlo a restare in quel ruolo, per essere indicato dalla coordinatrice azzurra Sandra Savino come l’assessore di riferimento di Forza Italia.
Certo, non sono pochi quelli che ipotizzano un possibile trasferimento alle Infrastrutture, ma in questo momento l’opzione principale, per svariate motivazioni, porta ancora alla Salute.
Nominare Riccardi in quota Forza Italia, proseguendo, consentirebbe a Fedriga di “difendere” tre suoi fedelissimi in altrettanti posti di giunta. Chi non dovrebbe avere alcun problema a rimanere nell’esecutivo, ancora al Lavoro e alla Famiglia è la triestina Alessia Rosolen (occupando il secondo dei tre slot femminili), così come un altro giuliano: Pierpaolo Roberti alle Autonomie locali nonostante la mancata elezione. Allo stesso tempo, poi, in giunta dovrebbe ritornare anche Sergio Bini, sempre alle Attività produttive.
Attenzione, però, che quella delega è finita nel mirino – per quanto a oggi con poche possibilità di successo – di Fratelli d’Italia. Detto che a Trieste i meloniani come prima opzione parrebbero intenzionati a puntare sul bis di Fabio Scoccimarro all’Ambiente, il prescelto a Udine di Walter Rizzetto sembra essere Mario Anzil, recordman di preferenze nella lista del collegio, a cui potrebbe andare un assessorato di spesa come Sport e cultura.
Nel tetris delle nomine, infine, resterebbero a disposizione le Infrastrutture da assegnare, in questo schema obbligatoriamente a una donna. Il profilo ideale porterebbe (almeno in teoria) alla pordenonese Cristina Amirante, la cui presenza consentirebbe pure di conservare gli attuali rapporti di forza tra territori: quattro assessori a Udine, tre a Trieste (più il presidente), due a Pordenone e uno a Gorizia.
Sarebbe una forma di equilibrio, in sintesi, che tuttavia rischierebbe di essere modificata dalla scelta del presidente del Consiglio regionale e dal suo partito di appartenenza.
Su questo tema, al momento, il centrodestra è in alto mare anche se ci starebbe pensando Fratelli d’Italia per affidarlo a uno tra Alessandro Basso e Stefano Balloch. È di tutta evidenza, però, che in quel caso i meloniani dovrebbero dire addio alla vicepresidenza. Si vedrà: il ballo è appena iniziato. —
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