Le Regionali e la corsa dei sindaci
I cittadini di Lombardia e Lazio andranno alle urne, domenica 12 e lunedì 13 febbraio, per scegliere i nuovi presidenti delle due Regioni. È il primo test del Governo di Giorgia Meloni.
Più di cento giorni sono trascorsi da quando si è insediata la leader di Fratelli d’Italia, l’hanno accompagnata innumerevoli polemiche e si vedrà se la luna di miele con gli elettori resiste.
Un banco di prova anche per il Terzo polo del duo Renzi-Calenda che in Lombardia propone una forzista della prima ora, Letizia Moratti, in una sfida aperta con il governatore uscente Attilio Fontana: nella giunta regionale lombarda è stata assessore con deleghe importanti prima dello strappo.
Lunedì si analizzeranno i dati, mentre in Friuli Venezia Giulia ci si prepara alle elezioni del 2 e del 3 aprile. Le liste non sono ancora definite, mancano gli ultimi tasselli. La competizione elettorale è avviata, ma appare stanca, trascinata, lontana. La campagna acquisti di partiti e movimenti vede decine di sindaci mettersi alla prova. I primi cittadini sono le sentinelle del territorio, l’anello tra gli umori e il pensare degli elettori e la successiva trasformazione in consenso politico.
In ogni lista, dal centrodestra al centrosinistra, dal Terzo polo all’ambita Lista Fedriga i sindaci in carica o ex sono numerosi e ognuno porta con sé un portafoglio di preferenze.
L’appiattimento si nota con la scomparsa di due movimenti civici molto attivi sulla scena politica: i Cittadini e Progetto FVG. Gli orfani han già trovato collocazione.
Nessun guizzo si vede a un mese e mezzo dal voto. In altre regioni l’Autonomia, per esempio, è stata un tema forte nel confronto. In Friuli Venezia Giulia non va data per scontata.—
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