Fedriga bis, Scoccimarro: «Nuove deleghe? Non direi di no»
TRIESTE «Soddisfatto? Sì, visto che sono stato eletto. E forse, con più tempo a disposizione, avrei pure preso qualche voto in più». Di fatto il suo obiettivo, l’assessore triestino all’Ambiente uscente Fabio Scoccimarro, l’ha centrato, dato che per lui si spalancano le porte della Regione per altri cinque anni. Ma l’ingresso non è da trionfatore assoluto, bensì da secondo arrivato, con il segretario triestino di FdI Claudio Giacomelli che lo ha quasi doppiato nelle preferenze (1887 contro 984), facendogli perdere quel derby in casa meloniana atteso da molti.
Assessore Scoccimarro, soddisfatto del suo risultato?
«Sì, visto che sono stato eletto. Era la mia prima corsa a preferenze in assoluto, posto che le volte precedenti, per Provincia e Senato, il mio nome era già stampato sulla scheda; quindi era un’incognita. Non avevo fatto previsioni, anche se ero fiducioso in buon risultato. Ho scelto di candidarmi in gennaio e la mia campagna elettorale è stata breve: fino a un mese fa ero assorbito dal lavoro di assessore e dovevo stare a Trieste tanto quanto a Gorizia, Udine e Pordenone; non potevo stare in campagna elettorale, tra la gente nei mercati, nei bar di San Giacomo o con i pescatori alle 5.30 del mattino, come ho fatto negli ultimi trenta giorni. Forse, potendo insistere sulla circoscrizione di più e più a lungo, qualche voto in più lo avrei preso».
Il suo derby con Claudio Giacomelli era uno dei più attesi, e lo ha vinto lui: si dice che non le sia andato giù...
«Ma per carità. Non ho mai pensato di partecipare a un derby, visto che i campi da gioco sono diversi. Giacomelli è segretario di partito e sapevo che avrebbe raccolto un consenso di tipo strutturato, organico, mentre il voto a me è stato prevalentemente di opinione, di stima. Inoltre Claudio si confronta da anni con le preferenze, io no. Aggiungo che nella scorsa campagna elettorale ho portato parecchi voti a Giacomelli, lui lo sa. Quindi per me non è stato un derby. Il nostro è un ottimo rapporto e lo sarà ancora di più nei prossimi cinque anni. Il derby lo avete creato voi e qualche tifoseria. È stata piuttosto una campagna divertente: non sono stanco, sarei andato avanti».
Salvi le energie che è tempo di trattative e composizione della giunta. Lei è certo di essere riconfermato?
«Per cinque anni da assessore all’Ambiente dicono che abbiamo, io e la squadra che ho scelto, lavorato bene. Non ho mai nascosto di ambire a proseguire l’esperienza di governo in Regione. Poi la politica è come il conclave, entri papa ed esci cardinale, quindi mai dire mai».
Ambisce al bis all’Ambiente o ha altre prospettive?
«Sono molto laico. Da una parte credo che proseguire il lavoro svolto possa dare buoni frutti perché si rafforzano le competenze, ma cambiarle ti pone davanti a nuove sfide. Quindi stiamo a vedere».
Si dice che non le dispiacerebbe prendere le redini di Cultura e sport...
«Cinque anni fa ero destinato proprio a quell’assessorato, poi le cose sono andate diversamente. Ho una laurea in Lettere, esperienze e relazioni solide in tali ambiti, specie nello sport. Ma guardi che possono anche essere declinati in modo più ampio: esiste la cultura ambientale, l’eco-sport...».
Ci dica se vorrebbe prendere il posto di Gibelli.
«Ripeto, sono laico, sono aperto a diverse proposte, non solo sport e cultura».
Come valuta il risultato del centrodestra?
«La vittoria del centrodestra è stata condizionata dalla leadership indubbia del presidente Fedriga, che ha portato consensi sia alla sua lista che alla Lega, di cui è un esponente molto riconoscibile. Senza nulla togliere agli amici della Lega, c’è stato un flusso di consensi del presidente alle due liste di riferimento».
FdI si aspettava di più.
«Premesso quanto sopra, FdI ha fatto il risultato che doveva fare».
Avreste dovuto mettere anche voi il nome di Fedriga sulla lista?
«Forse. Ne abbiamo discusso, poi abbiamo deciso di no, in linea con quanto fatto in Lazio e Lombardia. Dirlo col senno di poi non ha senso».
Al suo partito andrà la vicepresidenza della giunta o la presidenza del Consiglio?
«Non lo so. Evidentemente una delle due, vedremo».
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