La promessa di Fedriga: «Sceglierò gli assessori in base alle competenze, non al manuale Cencelli»

Tappa a Udine del presidente con Salvini per sostenere Fontanini. Il ministro: «Sull’esecutivo regionale decide solo il governatore»

Alessandro Cesare
Lasorte Trieste 24/01/23 - Cantro Congressi, Conferenza L'Italia e i Balcani Occidentali, Fedriga
Lasorte Trieste 24/01/23 - Cantro Congressi, Conferenza L'Italia e i Balcani Occidentali, Fedriga

La giunta del Fedriga bis non sarà costruita utilizzando il manuale Cencelli. A pesare, quindi, non saranno solo i valori di forza espressi dalle urne, ma le competenze che ogni candidato a ricoprire il ruolo di assessore saprà dare.

Massimiliano Fedriga è stato chiaro su questo punto, parlando da piazza San Giacomo, a Udine, dove insieme a Matteo Salvini, leader del Carroccio e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, è intervenuto per sostenere la corsa del sindaco Pietro Fontanini (affronterà al ballottaggio lo sfidante Alberto Felice De Toni domenica 16 e lunedì 17 aprile).

«Abbiamo fatto una discussione generale e non siamo entrati nel merito di nomi, ma c'è stata la condivisione sull’opportunità di abbinare l'assessorato a una personalità in grado di ricoprirlo al meglio – ha chiarito Fedriga, riferendosi all’avvio delle consultazioni con i partiti di centrodestra per la formazione della nuova giunta –. Ho chiesto a tutte le forze di maggioranza di ragionare in questa direzione: non dobbiamo utilizzare il manuale Cencelli, ma dobbiamo ragionare su come costruire al meglio i prossimi cinque anni dell’amministrazione regionale».

Parole pronunciate al termine dell’incontro avvenuto, proprio nel capoluogo friulano, con i rappresentanti regionali di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto e Luca Ciriani, e prima dei successivi confronti con Marco Dreosto e Sandra Savino, rispettivamente coordinatori regionali di Lega e Forza Italia.

Incalzato dalle domande dei giornalisti in merito a chi debba spettare il ruolo di vicepresidente della giunta, se a Fratelli d’Italia oppure alla Lega, sulla base della quota rappresentata dallo stesso Fedriga, il diretto interessato ha risposto così: «Non stiamo ragionando sulle quote, ma su una rappresentanza in grado di rispecchiare il consenso dell’ultima tornata elettorale.

Non ci sarà una pesatura di quote con il bilancino. Il presidente è il presidente di una coalizione: rappresenta tutti, prima e dopo il voto. Il presidente non ha quote – ha assicurato Fedriga –. Mi piacerebbe rappresentare tutta la coalizione e non voglio essere di parte. Vale per la coalizione e per i cittadini: sono il presidente di tutti, anche di chi non mi ha votato».

Un concetto che allontana l’esclusività del ruolo di vicegovernatore da Fratelli d’Italia, aprendo all’ipotesi Lega.

L’attenzione si è quindi spostata su Salvini e sui temi nazionali, a cominciare dall’immigrazione: «È fondamentale che l’Europa si svegli e intervenga. Da anni chiacchiera senza aver ancora mai mosso un dito.

È il momento di dimostrare che esiste una comunità, un’unione dei Paesi europei, perché la solidarietà non può essere solo a carico dell’Italia, della Spagna, della Grecia o di Malta – ha attaccato –. Mille arrivi al giorno non siamo in grado di sostenerli economicamente, socialmente, culturalmente.

Se l’Europa c’è, visto che siamo contribuenti per miliardi di euro all’anno, è il momento di dimostrarlo, perché da soli non ce la facciamo».

Il ministro ha poi fatto riferimento alla necessità di istituire un centro rimpatri in ogni regione e al rapporto con la Slovenia: «Occorre ragionare con Lubiana perché faccia quello che deve fare e che faceva in passato, ossia le riammissioni di coloro che vengono trovati a superare illegalmente il confine, altrimenti saremo costretti a reinstallare dei punti di controllo ai confini, che non è la mia o la nostra priorità, ma non è possibile essere lasciati soli, a Trieste, a Lampedusa, a Ventimiglia, a Cutro».

Sull’avvio di una Commissione d’inchiesta per fare luce sulla gestione dell’emergenza Covid, Salvini ha detto: «È una scelta dell’intera maggioranza di governo che io sostengo, ed è giusto che si entri nel merito, ma senza fare processi postumi, perché in un momento di emergenza si prendono decisioni di emergenza. La politica deve prendersi le responsabilità.

Se invece qualcuno ha “mangiato”, ha lucrato o truffato mentre la gente era chiusa in casa o in ospedale, allora è un altro paio di maniche», ha concluso Salvini, prima di dedicare qualche parola alle nomine delle partecipate statali: «Ho sentito più volte Giorgia Meloni: chiuderemo in totale serenità. Chi parla di tensioni fa ricostruzioni fantasiose».

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