Niente lista dei Cittadini alle Regionali, Malattia non si pente: il Pd ha scelto di sbilanciarsi a sinistra

Dopo vent’anni la storica civica non sarà presente alle elezioni del 2-3 aprile: «Con il Terzo polo ci sono affinità, ma non abbastanza per una convergenza»

Mattia Pertoldi
La decisione di Bruno Malattia (a destra) certifica come la lista dei "Cittadini" non sarà né al fianco di Massimo Moretuzzo e del centrosinistra (a sinistra, in alto), né assieme ad Alessandro Maran e al Terzo polo
La decisione di Bruno Malattia (a destra) certifica come la lista dei "Cittadini" non sarà né al fianco di Massimo Moretuzzo e del centrosinistra (a sinistra, in alto), né assieme ad Alessandro Maran e al Terzo polo

UDINE. Game over. Dopo 20 anni dalla sua “prima volta” la civica dei Cittadini non sarà presente sulla scheda delle elezioni regionali. La storica lista che nacque (anche) per appoggiare Riccardo Illy, infatti, non sosterrà né il centrosinistra né il Terzo polo. E il perché lo spiega – non senza un pizzico di amarezza – Bruno Malattia, presidente della civica.

Come mai siete arrivati a questa scelta?

«Il movimento, per il 2023, si era posto l’obiettivo di rafforzare la componente moderata della coalizione. Tenendo conto che, realisticamente, la partita di aprile può considerarsi persa, eravamo convinti della necessità di porre le basi di una coalizione in grado di rappresentare uno schieramento libero da rigide posizioni ideologiche e populiste e impegnato a costruire un’alternativa credibile per il 2028».

Perché non è stato possibile?

«Il Terzo polo ha dimostrato un totale disinteresse a trattare con un Pd che, da parte sua, ha preferito mettere assieme una coalizione decisamente sbilanciata a sinistra e che accoglie anche il M5s. Per un movimento come il nostro, espressione della società civile e che ritiene l’impegno nelle istituzioni un servizio a tempo, sarebbe stato un errore voler essere presenti a qualsiasi costo, rinunciando ai principi e alle idee che ci hanno contraddistinto».

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Quindi non metterete a disposizione del Terzo polo un pacchetto di candidati?

«Con il Terzo polo ci sono affinità su alcuni temi. Non abbastanza, però, per una convergenza. Alcune dichiarazioni, che potevano far pensare a una sorta di corteggiamento a Massimiliano Fedriga, non ci sono piaciute per nulla. Questo, però, non esclude che qualche nostro esponente possa offrire un contributo significativo per rafforzare l’anima progressista di una forza politica ancora in una fase magmatica. Essendo liberi e laici, le scelte personali di ciascuno saranno rispettate».

Come giudica la strategia del Pd in regione?

«Mi sembra che i dem stiano attraversando un periodo di sconcertante disorientamento. Speriamo che il riorientamento del quale ha estrema necessità possa verificarsi ed essere positivo. L’impresa è ardua, ma non è il caso di associarsi ai troppi che lo prendono di mira. Non è da noi sparare sulla Croce Rossa».

Non la convince, quindi, né la coalizione né il candidato presidente?

«Una coalizione che comprende un partito come il M5, che ha combattuto battaglie dissennate come quelle contro la Tav e il Tap, declamato l’elogio dell’incompetenza, che si è fatto paladino di una pantomima della democrazia diretta e aveva proclamato di aver abolito la povertà, regalando al Paese il reddito di cittadinanza, non avrebbe potuto contare sui Cittadini. Massimo Moretuzzo è una persona capace, ma mi è difficile comprendere con quali prospettive, e con quale logica, il Pd lo abbia candidato come presidente. Non credendo ai miracoli devo pensare che per il centrosinistra l’esito sia infausto. Il Pd non ha voluto trovarsi solo e ha preferito mettere assieme un gregge per, ponendosi in seconda fila, aspettare che “passi la nottata».

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Da sinistra, il presidente Fedriga; in alto, Riccardo Riccardi, Alessia Rosolen e Sergio Emidio Bini, al centro, Pierpaolo Roberti, Stefano Zannier e Sebastiano Callari; in basso, Barbara Zilli, Fabio Scoccimarro e Tiziana Gibelli

Un giudizio su chi ha lasciato i Cittadini e fondato Civica Fvg?

«Le ragioni, probabilmente, sono state diverse. I due consiglieri uscenti, che molti di noi avevano messo in discussione, non accettavano neppure l’idea di non essere candidati. Per altri la tentazione di schierarsi a qualsiasi costo con il Pd apparteneva al loro Dna. Certo la loro scelta, effettuata prima di qualsiasi ragionamento di carattere politico ha creato una obiettiva difficoltà al nostro movimento, ma possiamo solo compiacerci che abbiano trovato una nuova casacca».

Fedriga ha già vinto?

«La sensazione che la Regione sembri destinata a restare al centrodestra dimostra come non si sia riusciti a organizzare un’opposizione efficace e a tracciare dei percorsi alternativi convincenti. Su questo è giusto che anche noi ci si assuma una parte di responsabilità».

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A partire da destra: Pierpaolo Roberti, Alessia Rosolen, Mauro Di Bert, Edy Morandini, Diego Bernardi, Simone Polesello, Moreno Lirutti, Carlo Bolzonello. Alberto Rigotto, Stefano Mazzolini

Cosa pensa del governatore e della giunta?

«Fedriga è un moderato, attento a non urtare le suscettibilità di ambienti e persone. Ha avuto l’accortezza di assegnare i compiti più esposti ad altri giovandosi del ruolo di presidente della Conferenza delle Regioni. Pur avendo avuto a disposizione risorse importanti in questo quinquennio la sua giunta non è stata capace di riforme che migliorino la struttura della nostra regione e i servizi dei quali i cittadini hanno bisogno». —

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