Prime reazioni in Veneto: per De Carlo (Fdi) un risultato straordinario. Tosi: «Nessuna elemosina alla Lega»
Luca De Carlo scruta lo schermo con una fetta di pizza in mano, accanto a Raffaele Speranzon. E con la pacatezza di chi, di fronte a sé, ha i risultati di un nuovo trionfo: il secondo, dopo un anno e mezzo di governo. «È un risultato straordinario» scandisce, dalla sede regionale di Fratelli d’Italia, a Mestre. «Gli exit poll ci vedono non solo rafforzare, ma persino migliorare il risultato delle politiche. Nessuno ci è riuscito, in Europa, tra i partiti di governo». In Europa, per il resto, i risultati raccontano questo: vince l’astensionismo, vince l’antieuropeismo e vincono le destre.
De Carlo ha trascorso la giornata a Calalzo, «a governare le mie vacche». Flavio Tosi, coordinatore di Forza Italia, si è concesso un primo ritaglio di libertà in montagna, «dopo una campagna elettorale battente». Andrea Martella ha atteso gli exit poll dalla sede padovana del Partito Democratico. Alberto Stefani, sindaco uscente della Lega, ha trascorso la giornata nella sua Borgoricco, facendo il tifo per il candidato Gianluca Pedron. Ma poi si sono ritrovati tutti davanti alle tv, alle 23. Con i telefoni presto diventati bollenti, per i primi commenti, a caldo.
C’è la prudenza di chi, con gli occhi inchiodati allo schermo, si sarebbe atteso di più, e allora predica calma. E la spavalderia di chi, al contrario, trova in questi risultati l’occasione per ribadire la bontà del proprio percorso. E magari rilanciare, guardando al futuro. È il gioco delle parti.
Fratelli d’Italia è il partito indirizzato a vincere anche le elezioni europee, e su questo c’erano pochi dubbi. «Il largo astensionismo rappresenta l’unica nota dolente delle elezioni, ma è la conferma della poca attrattività di questa Europa. Con un’Ue così, è difficile convincere gli elettori che il cambiamento si realizza con un segno di matita, non stando a casa» dice De Carlo.
Ma l’altro risultato importante restituito da questa tornata elettorale è la certificazione del testa a testa tra Forza Italia e Lega, in cui a spuntarla – a livello nazionale, ma non veneto – dovrebbe essere stata la prima. «Un risultato che confermerebbe lo straordinario lavoro fatto da Antonio Tajani nella sua direzione» commenta Flavio Tosi, «Lui aveva pronosticato Forza Italia oltre il 10% alle europee e oltre il 20% alle prossime politiche. Ed è assolutamente fattibile, vista l’ascesa verticale dalle Regionali del 2020».
E dall’altro lato c’è invece la Lega di Alberto Stefani, sopra gli Azzurri in Veneto, ma che rischia di subire il sorpasso su scala nazionale. «Ma preferisco attendere i dati reali e definitivi, prima di fare qualsiasi considerazione. Intanto noto come l’affluenza sia stata più alta nei territori dove ci sono state anche le elezioni amministrative» dice Stefani, prima di lasciarsi andare a un commento sull’esito europeo: «È sicuramente in atto una forte tendenza a rivedere questa Europa. Analizzeremo i dati definitivi, ma credo che questo dato valga anche per il nostro Paese».
Ma adesso si apre una nuova partita. Perché, lo si è detto più volte, queste elezioni sono state il termometro del centrodestra, l’occasione per ritarare gli equilibri di coalizione. Perché no, pure in Veneto. «Un rimpasto di Giunta, per avere un assessore regionale di Forza Italia? Ma nemmeno per sogno» risponde intanto Tosi, «Zaia ci ha escluso da ogni incarico. Non gli faremo certo da stampella, né andremo a elemosinare ruoli, adesso che è in difficoltà e il suo partito è in calo. Anche perché alle elezioni manca soltanto un anno e mezzo...».
E poi c’è il Partito Democratico, che in Italia si conferma secondo partito, schiacciato a livello europeo da un centrodestra imponente. «Ma intanto gli instant poll evidenziano un Pd in crescita, prima forza dell’opposizione: dato in controtendenza rispetto a quello europeo» dice Martella. «Quanto all’astensione, servirà aprire una riflessione, investe la qualità della democrazia». Riflessioni da oggi: sull’astensione, ma non solo.
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