Sanremo, quarta serata: ode a Giorgia ed Elisa. Con quella voce possono cantare anche l’elenco telefonico
Mengoni stravince a mani basse, le due regine della musica sono di un altro livello. La serata delle cover porta con sè una novità: sull’Ariston si parla di foibe e si celebra il giorno del ricordo. Mai successo prima
Foibe a Sanremo: se n’è parlato. Adesso a memoria non rammento semmai la terribile storia dell’esodo di trecento mila italiani abbia mai riempito il palco dell’Ariston. Non credo.
Come difficilmente in qualche altra passata edizione (che pure avrà attraversato “Il giorno del ricordo”) qualcuno avrà fatto accenno alla milizia di Tito e alle migliaia di persone rapite e uccise.
Amadeus si è trovato un inaspettato e intimo corner in platea per “ricordare”una vicenda tenuta molto al buio.
Un equilibro d’intenti, quello di Ama, che non dovrebbe produrre provocazioni, ma…
Sui siti web dei quotidiani big nemmeno una riga. Dico in diretta, quando anche una stecca o una dimenticanza di un artista ricevono segnalazioni immediate.
Alle volte è anche uno spreco inutile d’informazione. Ramazzotti si scorda una strofa? Immediatamente in copertina. Sangiovanni stecca Battiato? In copertina. (Oddio, questo è più grave). Sai i venti chili di chissene.
Ma sulle foibe una riga in più nessuno l’ha dedicata. Oddio, mi aspetto gente che dissentirà, gente che applaudirà, come sempre quando la politica si mescola alle canzoni e l’amalgama crea piccole esplosioni di chi difende una fede o l’attacca o di chi strumentalizza, accade così. È un format.
Quarta serata.
I duetti tirano la volata o allungano il brodo sotto lo sguardo ricchissimo di simpatia di Chiara Francini, un’attrice finalmente. Sul brodo ognuno poi la veda e la interpreti come gli pare. Piacciono, così a sentire lo spettatore abituale. Anche in questo caso è la memoria a vincere.
Siamo una generazione senza futuro o, per lo meno, è piuttosto incerto e il passato è sempre un posto rassicurante a cui affidarsi. E poi, va detto, il sound del Novecento non ha eguali e lo si evocherà sempre. Ipotizziamo per le new generation hip hop dischi che si autodistruggeranno nel giro di pochi anni. Non è un augurio, ben s’intenda, solamente un’ipotesi credibile.
Non è che adesso ci mettiamo a fare l’elenco dei ventotto che hanno copulato con i partner sul palco dell’Ariston. Mica siamo masochisti.
Possiamo spingerci in un capo e in una coda, così ci leviamo subito il pensiero e buonanotte.
Oddio, spiaze, ma Ariete e Sangiovanni, soprattutto lui, non hanno reso l’onore delle armi al povero Franco Battiato, cantando “Centro di gravità permanente”. Certi geni del web, e ce ne sono parecchi, hanno scritto “che il cantautore si sta ribaltando nella tomba come un derviscio rotante”.
Ma ci sono le regine da onorare alzandoci in piedi: Giorgia ed Elisa, le due grandi voci italiane unite assieme a intonare “Luce” e “Di sole e d’azzurro”. Quelle due potrebbero usare come spartito l’elenco telefonico di Genova e raggiungerebbero lo stesso effetto straordinario.
Standing ovation per Mengoni, che vince la serata (secondo Ultimo, terzo Lazza, quarta Giorgia e quinto Mr.Rain) nella versione gospel della beatlesiana “Lee it be”, Mengoni che punta alla palma e pare già molto vicino.
«Meglio tardi che mai», ha detto Peppino di Capri ricevendo il premio alla carriera e ne ha 84 di anni “mister Champagne”. Accanto a Morandi, che ne dichiara 79, pare il nonno. Gianni deve aver scoperto una pianta che lo conserva da sessantenne, non ho altre spiegazioni.
Si legge che Sanremo muova un affare monstre da 180 milioni di euro. Una cifra talmente imponente da appartenere alla finzione, invece è più reale del re. Possiamo criticare ogni tavola del palco o a una a una tutte le poltrone rosse del cinema di Sanremo (questo è l’Ariston, una sala), ma le canzonette più una dose da cavallo di furbizie lo rendono invincibile economicamente. Amadeus è stato abile a prendere il peggio e gettare nella pattumiera il meglio.
O viceversa, a piacere, tanto non sai mai cosa piace al pantofolaio divanato. Strano personaggio che ama il trash più della mamma. Fine della storia e fine del pippone.
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