Tre stelle friulane a Sanremo

A L’addio dei Coma_Cose (Francesca Mesiano) il premio per il miglior testo. Sul palco è emersa la personalità della ventenne Shari ed Elisa in duetto con Giorgia ha incantato il pubblico dell’Ariston

Gian Paolo Polesini

Di questo festival degli opposti — il social ha spopolato (con insistenza fastidiosa) così come hanno preso in prestito il palco i grandi vecchi e chiunque davanti alla tv ha goduto del suo habitat, furbo (e abile) Amadeus — resta marchiato il pensiero più sensibile, ovvero quello della nostalgia. La Meloni, invece, pensa di sollevare polvere in Rai per quella foto strappata da Fedez del viceministro Bignami. (Anche lui, però, che cavolo gli è venuto in mente di vestirsi da nazista?). Tanto chi fa partire lo scandalo non la paga mai, sempre quelli dopo.

Marco Mengoni ha vinto per la sua voce pazzesca e per il suo essere normale, ha persino pianto e si è emozionato come fosse il suo primo concerto. Viva quelli veri. Lazza secondo? Zitto zitto nessuno si è accorto di lui ed così che si si sconfiggono i nemici. Adesso conta solamente chi venderà i dischi. Vasco insegna.

Viviamo con il verso del de’ Medici addosso, “del domani non v’è certezza”, e il passato resta l’unico luogo rassicurante dove rifugiarci. Ecco perché l’infornata sanremese di questa magnifica generazione dei Morandi, Al Bano, Ranieri, Paoli, Vanoni e Peppino di Capri, va detto, più vicina a Tutankhamon che a Mattarella ci ha riempito il cuore di melodie che mai chiunque sarà in grado di riscrivere.

Poi, vabbè, ci hanno pensato i Blanco e i Fedez a riportarci nel mondo che non ci piace più di tanto. E ci siamo svegliati prendendo a calci i biscotti perché non sentivamo bene la moka che veniva su. Disguidi di un’epoca strana.

Facendo un ripasso mentale di un minuto ‘sto festival era partito maluccio con un eccesso di patriottismo e di ipocrisia, poi però ha preso le onde giuste, musicali e sociali, facendoci in parte scordare per una settimana i guai che da oggi riemergeranno tutti.

Va aperta una parentesi campanilistica.

Conosciamo bene l’orgoglio friulano sempre ammirevole perché nel bene e nel male si fa sentire. In questa settantatreesima Edition rivierasca un po’ di noi è finito sul palcoscenico.

I Coma_Cose è un duo metà bresciano - dalla parte di Fausto Zanardelli anche noto come Edipo — e metà pordenonese con la Francesca Mesiano, conosciuta anche come California. Ecco, il loro “L’Addio”, uno dei ventotto brani in gara, ha ricevuto il premio del miglior testo. Curioso perché i ragazzi non solo non si sono detti addio, ma proprio al festival hanno annunciato il loro matrimonio. Una gita in Riviera ricca di emozioni per Fausto e Francesca. Bacio finale, l’unico spontaneo, va detto. Gli altri sono stati “provocati” per strappare qualche follower in più. E dico Rosa Chemical/Fedez e Rocìo Morales/Amadeus. Nessuno si volta indietro più. E lasciamo perdere i follower di Amadeus generati dalla Ferragni. Sorvoliamo per non farci pigliare la mano pesante.

Comunque mettiamocela via, questo è il mood contemporaneo. Il famoso “famolo strano” di Verdone, ahimè, esplode nel mondo parallelo rovinando a cascata su quello reale.

Andiamo avanti.

La personalità di Shari, udinese ventenne (in verità la ragazza nasce a Monfalcone come Elisa) è emersa prepotente all’Ariston — e non soltanto per la canzone, scritta e musicata da lei e sostenuta dallo sguardo esperto di Salmo — per come ha cavalcato il palcoscenico. Con la sicurezza di una chel’esperienza ce l’ha. E quando ha confidato al “Messaggero Veneto” che il penultimo posto non la smuoveva di un metro, le ho creduto sul colpo per come l’ha detto. Poi, chiaro, un po’ di dispiacere c’è sempre, l’importante è mai confidarlo. E lei l’ha capito. Anzi dandosi carica per le serate successive.«Canterò sempre meglio», ha detto. E così è successo. Carattere da vendere e un timbro soul raro.

Restando in Venezia Giulia, l’apparizione di Elisa per duettare con Giorgia è stata sublime. Ci rendiamo conto di usare sin troppi aggettivi e il rischio di risultare zuccherosi è altissima tanto da sfiorare una glicemia da fuori range. Torniamo nei ranghi, meglio. Magari è pure inutile dirlo: fra le due è stata una gara di raffinatezza e di bellezza vocale che ha raggiunto quote dove osano solo le aquile. Va bene. Chiusa la parentesi.

Adesso spegniamo la tv e riprendiamoci i nostri respiri diurni.

Amadeus V è l’unica prospettiva certa del 2024.

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