La storia del vaccino contro l'Hpv, tra ricerca pubblica e industriale

Studi epidemiologici, osservazioni dagli screening e progressi della biologia molecolare. È stato grazie alla combinazione di questi tre aspetti della ricerca se si è arrivati a identificare alcuni ceppi del papillomavirus umano (Hpv) come responsabili del cancro al collo dell'utero (o cervice uterina). Una scoperta che portò il medico tedesco Harald zur Hausen a ricevere il Premio Nobel per la Medicina nel 2008. E che, grazie alla ricerca industriale, ha permesso la messa a punto di un vaccino: il secondo contro un tipo di cancro, dopo quello per l'epatite B. A ricordare questa storia è Nicoletta Luppi, Presidente Gruppo Vaccini Farmindustria, che abbiamo intervistato in occasione della settimana di informazione sul vaccino contro l'Hpv: un'iniziativa di Repubblica Salute e dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), in collaborazione con D. La Repubblica delle donne. “La collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale”, sottolinea Luppi: “Il vaccino contro l'Hpv è in commercio da più di dieci anni. Ad oggi, abbiamo distribuito circa 205 milioni di dosi in 132 paesi e i dati raccolti sono pubblicati. Il vaccino è destinato a persone sane, quindi è essenziale che sia sicuro: per questo per i vaccini esistono controlli di qualità superiori a qualsiasi altro farmaco. L'obiettivo è fare innovazione affinché tutti noi possiamo invecchiare in buona salute”.

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