L'ex fornace diventa un eco villaggio: qui il cemento ha lasciato il posto a muri in terra, riso e paglia

Gaia Terra è il progetto solidale per eliminare la plastica. Sbaiz: «Tutto è auto-prodotto e il caffè diventa detersivo». Qui potete complilare il form per raccontarci la vostra storia

Ci sono pareti fatte di legno, terra e plastica. La terra della campagna di Rivignano, terra argillosa, terra di fiume. E la plastica destinata alle discariche, con i sacchetti puliti e pressati a mo’ di coibentante. Perché qui, a Gaia Terra, la natura e il riciclo hanno trasformato un’ex fornace del ’900 in un ecovillaggio. «Lo facciamo perché crediamo che la gestione dei rifiuti sia un problema grande e ognuno se ne deve occupare al meglio recuperando tutto il materiale di scarto».

Debora Sbaiz, 49 anni, danza terapeuta originaria di Lignano, ha scelto questo sito per il suo progetto ecologico mossa da una visione. Uscire dal paradigma del consumismo per entrarne in un altro, quello di una vita condotta rispettando l’ambiente a partire dai piccoli gesti quotidiani. Imparando a fare le cose «in un’altra maniera per non inquinare». E condividerle con gli altri.

Prima c'era solo cemento, ora riso e plastica riciclata: l'ex fornace diventa un eco-villaggio

Attraverso la «contaminazione», il confronto, lo scambio di idee. Ci si scopre dei libri aperti, su cui scrivere un nuovo modo di guardare e vivere il mondo. Imparando che i piatti possono essere lavati con i fondi del caffè, che i pomodori e l’insalata si coltivano con tecniche sostenibili, che è possibile costruire in bioedilizia e lavarsi con le farine, che sì, lo scarto di riso è un ottimo materiale per realizzare un pavimento e che in discarica si trovano letti, armadi e mobili riutilizzabili.


L'ex fornace. Siamo a Flambruzzo, piccolo borgo di Rivignano. A 200 metri scorre lo Stella, tutt’attorno la campagna puntellata da boschi. Qui, nel 1901, partì la produzione dei mattoni che nel 1911 servirono per costruire il duomo del paese. Gli anziani la chiamavano “il privilegio” quell’enorme costruzione diventata il polo industriale per eccellenza del territorio. Lo resterà fino al 2015, diventando una fabbrica di metallurgia leggera prima e pesante poi. Dopo un incendio, la messa in vendita.

Ed è qui, un paio di anni dopo, che la sua storia si incrocia con quella di Debora. La muove l’istinto appena la vede, appena scopre quel secondo piano pieno di luce dove potrà sorgere in futuro un ecovillaggio. E così la acquista. «Da lì siamo partiti e sono iniziati i lavori per trasformare un sito industriale in un modello di ecologia e di una nuova società» spiega. Assieme a Riccardo Menolotto, impiegato 43enne in un’azienda metalmeccanica di Pasiano di Pordenone («mosso dal desiderio di giustizia sociale») e Damiano Nonis, 34enne, insegnante di Cordovado fonda l’associazione Gaia Terra nel maggio 2017.

Plastic free in Friuli: piccoli o grandi progetti, segnalateci le vostre iniziative


L’eco-comunità. A Rivignano arrivano volontari da tutto il mondo. Servono mani e braccia per ridare nuova vita alla fornace. C’è chi si ferma alcune settimane, chi qualche mese. I tre fondatori – terminati i primi lavori – decidono, assieme a un’altra coppia, di rimanerci in pianta stabile. È una sfida che nasce e che ogni giorno li spinge a trovare nuove soluzioni sostenibili.

Debora ci accompagna assieme a Riccardo a scoprire la Casa Madre che in futuro ospiterà una fattoria didattica con un’ampia zona dedicata alla cucina e alla mensa «in cui poter cospirare positivamente al futuro» dice. «Vedete, quelle sono pareti fatte con il legno in cui la paglia viene pressata e funge da coibentante così come la cellulosa – prosegue Debora – mentre per garantire l’isolamento del pavimento utilizziamo lo scarto della lavorazione del riso che è un ottima risorsa nella bioedilizia.

Sono delle tecniche che noi abbiamo imparato frequentando corsi specifici e che vogliamo condividere e trasmettere alle persone. Per questo ci piacerebbe creare un ambiente didattico residenziale in cui gli adulti vivono con noi per qualche giorno entrando a far parte della nostra vita quotidiana e imparando le abitudini alternative, per esempio utilizzare la terra mescolata con la sabbia e la paglia sminuzzata come intonaco, lavare senza detersivo o provvedere a scaldare una stanza attraverso il riscaldamento che irradia da una parete grazie a un filo elettrico». Passo dopo passo il viaggio continua, nel futuro dormitorio.

Incontriamo Zlatlo Brjkovic, 69 anni, originario dell’Istria che qui aveva lavorato ai tempi dell’industria della Steelform. Ora è uno dei volontari di Gaia Terra. «Ci disse che sapeva lavorare bene il legno – racconta Debora – e io gli risposi, bene quando cominciamo?». «E così sono stato assunto – scherza Zlatlo –, prima tutto odorava di bruciato, adesso si respira aria pulita».

Il Friuli Venezia Giulia e la “guerra alla plastica”: Udine e Pordenone le province più virtuose
BERLIN, GERMANY - AUGUST 15: Bales of sorted plastic, much of it from drin containers, stand at the ALBA sorting center for the recycling of packaging materials on August 15, 2017 in Berlin, Germany. The facility sorts plastics, metals, films, wrappers, drink cartons and other waste people in Berlin discard as trash into recyclable raw materials that can later be used in industry and manufacturing. (Photo by Sean Gallup/Getty Images)


Il villaggio del futuro. Saliamo le scale. E davanti a noi si apre uno spazio illuminato dal sole che entra dalle finestre. «Appena ho visto questa stanza enorme di 1.400 metri quadrati ho compreso che era il posto giusto – continua Debora – e ne ho intravisto le tantissime potenzialità.

Perché qui troverà spazio l’ecovillaggio vero e proprio». Il sogno parla di una decina di casette sopraelevate, di un soffitto che sparisce, di vialetti che conducono ai vari bungalow portando il verde dove c’era il cemento armato. «Forse riusciremo a realizzarlo fra una decina d’anni – dice – ma noi ci crediamo, qui si condurrà la vita comunitaria basata su un metodo sociocratico fondato sul gruppo, sulla divisione dei compiti, sul confronto, sulla cooperazione».

Riccardo è responsabile del sito internet, Debora gestisce la cucina, per esempio. Ci racconta di come ricicla la carta, la plastica, di come utilizza le erbe spontanee per realizzare infusi che profumano di buono. «Tentiamo di non comprare sacchi in plastica – prosegue – ma sacchi di 25 kg in cartone di legumi e di cereali assieme a gruppi di acquisto solidale. La plastica che non riusciamo a evitare sarà pulita, pressata e diventerà parete».

Vita di comunità. Vita in comune, vita di comunità. «Periodicamente facciamo delle riunioni con una facilitatrice che ci aiuta a sviluppare la vita comunitaria con i suoi pro e i suoi contro – racconta Riccardo –. Il motore del gruppo è la diversità che porta ricchezza, bisogna solo riuscire a incontrare le esigenze di tutti e a volte ci vuole grande creatività».

Quella che serve per avviare il progetto “Trees for future” per trasformare più di 9 mila metri quadrati di terreno agricolo in una “food forest” e riportare a verde quell’area che ai tempi dell’industria serviva per il carico e lo scarico delle merci. Sono già cento gli alberi da frutto piantati grazie all’avvio di una raccolta fondi. «Crediamo nella responsabilità di ciascuno di noi nel contribuire ad aiutare il pianeta a guarire. Per questo servono alberi per produrre cibo, salvaguardare la biodiversità, rifertilizzare il terreno».

A Gaia Terra – che punta a inaugurare la Casa Madre e il dormitorio ad aprile – saranno ospitate numerose attività. Danza, yoga e le più differenti espressioni artistiche. «Ho cercato questo luogo per molto tempo – dichiara Debora – e grazie all’aiuto di mia madre sono riuscita a trasformare questo sogno in realtà. Ora sta a tutti noi portare avanti un progetto ecologico importante per le nuove generazioni». E per il nostro pianeta. Imparandoci a vivere leggeri.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto