Nasce in Friuli la prima casa di video-produzione green: i set sono ecosostenibili e senza plastica

Aurora Ovan porta l’esperienza newyorkese in Fvg. Il progetto si chiama “Dare” che in inglese vuol dire osare. Qui potete complilare il form per raccontarci la vostra storia

UDINE. In tempi di dibattito sulla crisi climatica, dalla moda ai trasporti fino alla ristorazione, il mondo del cinema e della televisione muovono i primi passi verso produzioni a ridotto impatto ambientale. E in questo il Friuli fa da apripista in Italia con un progetto giovane e plastic-free: si tratta di “Dare”, che in inglese vuol dire “osare”, ed è la prima casa di videoproduzione eco-sostenibile in regione.

L’idea è di Aurora Ovan, classe 1996 e originaria di Tricesimo. Lei, che si definisce «una friulanissima cittadina del mondo», si forma a New York dove segue un corso intensivo di film making e decide di ritornare in Friuli per mettere in pratica quanto imparato negli States. Con una precisa filosofia di vita: ispirare una vita sostenibile, sia nel quotidiano che nel lavoro. «L’attenzione per l’ambiente da parte dell’industria cinematografica è molto sentita negli Stati Uniti – racconta Aurora –. Gli Studios hollywoodiani, per esempio, hanno già da tempo sposato la politica green. Ma anche qui loro sono avanti anni luce rispetto all’Italia». In questo suo progetto la giovane porta dentro altri cinque ragazzi (Alessandro Zanuttigh, Davide Nicolicchia, Filippo Di Primio, Tomaso Minchella e Emiliana Pontonutti) e insieme questa estate mettono in piedi "Dare", pronti a partire con le prime produzioni nel prossimo marzo.

Nello specifico, il team si propone di creare scenografie plastic free e senza materiali monouso. Le stoviglie usa e getta sono bandite e i mobili sono riciclati: «Cerchiamo di sporcare e produrre rifiuti il meno possibile e proponiamo ai nostri clienti dei set a “chilometro zero”», spiega Aurora. Girare un film o un video, infatti, comporta la produzione di materiali di scarto in quantità molto importanti e certamente l’intensità dei ritmi di lavoro sul set e il frequente cambio di location non favoriscono un’adeguata attenzione alle problematiche legate alla sostenibilità ambientale. «Banalmente si consumano e si buttano decine di bottiglie di plastica o chili di carta e cartone. Noi – continua la giovane regista – sostituiamo tutto con contenitori in vetro, oggetti che possono essere riutilizzati e un’ampia scelta di vestiti recuperati».

L’obiettivo del gruppo è anche quello di dialogare con i produttori locali e recuperare da loro il necessario per la costruzione del set dove poi verrà girato il video. «Le stoviglie sono sempre le stesse, usiamo tovaglioli di stoffa e con il tempo puntiamo ad avere dei veri e propri pacchetti di “ambienti” da portare in giro nei nostri viaggi».

La spinta ambientalista di Aurora ha coinvolto anche gli altri componenti del gruppo. Insieme hanno creato una sorta di manifesto ecologico. E se il primo punto recita «le produzioni creano un impatto ambientale significativo e ci impegniamo ad essere il più possibile sostenibili», le altre linee guida chiariscono meglio quali sono i “comandamenti” del team. I contratti e gli accordi sono digitali. La carta? Solo riciclata. Tutto ciò che è usa e getta è bandito dal set e «dopo ogni produzione esterna, ripuliamo tutto». Fare il proprio non basta: il cambiamento passa dall’educazione e dalle scelte eco-sostenibili. Il punto più importante, però, è l’ultimo. «Ogni volta che possiamo, sosterremo progetti e idee che rispettino l’ambiente attraverso media o donazioni. Forza ragazzi, prendiamocene cura insieme. Osiamo!».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto