Spazzolini biodegradabili, set video riciclati e sacchetti della spesa tra i mattoni di casa: in Fvg c’è già chi ha detto addio alla plastica

Dal 3 luglio gli Stati Ue dovranno dire addio ai prodotti in plastica monouso. Ma in regione c’è già chi ha dato una svolta green: niente bottigliette e tanto impegno per l’ambiente

UDINE. Addio a piatti e bicchieri di plastica (anche biodegradabile). Entro il 3 luglio di quest’anno gli Stati membri dovranno garantire che determinati prodotti in plastica monouso non saranno più immessi sul mercato comunitario.

A stabilirlo è la direttiva UE 2019/904, la cosiddetta direttiva Sup (Single use plastic) approvata nel 2019, che mira a ridurre la mole di rifiuti plastici, specialmente nelle acque, di almeno il 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030.


“Il recepimento armonizzato nella legislazione nazionale è importante per il buon funzionamento del mercato interno” si legge in un comunicato della Commissione, “le linee guida spiegano definizioni e termini chiave e sono state sviluppate attraverso ampie consultazioni con gli Stati membri e con un’ampia gamma di soggetti interessati”.


La redazione plastic free

Ma la plastica è davvero così essenziale? Sono tante le esperienze di plastic free raccontate dai nostri lettori. Anche noi al Messaggero Veneto abbiamo deciso, più di un anno fa, di dare una svolta green: grazie alla collaborazione con Cda, l’azienda di Talmassons attiva in Friuli Venezia Giulia per la distribuzione di bevande e alimenti, il nostro giornale e il Piccolo hanno conquistato il primato di redazioni plastic free. 


Le storie dei lettori

E in quell’occasione abbiamo raccolto tantissime storie dei nostri lettori che, un passo alla volta, stanno percorrendo un lungo tragitto di sostenibilità ambientale. C’è l’esperienza di Antonia, 13 anni, che con i suoi compagni di classe si è impegnata per promuovere la raccolta differenziata nel suo comune e sensibilizzare gli adulti al riciclo. «Parlo spesso di ambiente con i miei amici. Ci sono tanti altri ragazzi – ha raccontato –  che usano la borraccia ma non sempre tutti rispettano la natura. A quelli che buttano a terra le bottigliette di plastica dico “Ma siete veramente fuori di testa? Non vi rendete conto di quello che fate?». A tredici anni, la giovane ecologista sa bene il ruolo che gioca l’operato umano nella salvaguardia del Pianeta. «Guardo i telegiornali e mi preoccupo un po’.

E non è solo un impegno personale. L’abolizione della plastica può essere anche un business lavorativo. Lo sanno bene Michela Moras e Fabrizio Bortolotti, creatori del progetto "Volo di fiori" e primi rivenditori in Italia dello spazzolino biodegradabile. Il prodotto nasce in Germania e, con l'omologo in bamboo, sta sostituendo nel resto d'Europa il tradizionale bastoncino di plastica. I numeri sono decisamente dalla parte del primo prodotto: conti alla mano, infatti, un normale spazzolino impiega tra i 400 e i 1000 anni per decomporsi contro i 3-4 anni di quello bio.

A volte basta avere coraggio per trasformare un sogno in realtà. Ed è proprio in Friuli che è nata la prima casa di videoproduzione green con set ecosostenibili e senza plastica. Si tratta del progetto “Dare”, che in inglese vuol dire osare. L’idea è di Aurora Ovan, classe 1996 e originaria di Tricesimo. Lei, che si definisce «una friulanissima cittadina del mondo», si forma a New York dove segue un corso intensivo di film making e decide di ritornare in Friuli per mettere in pratica quanto imparato negli States. Con una precisa filosofia di vita: ispirare una vita sostenibile, sia nel quotidiano che nel lavoro. «L’attenzione per l’ambiente da parte dell’industria cinematografica è molto sentita negli Stati Uniti – racconta Aurora –. Gli Studios hollywoodiani, per esempio, hanno già da tempo sposato la politica green. Ma anche qui loro sono avanti anni luce rispetto all’Italia»

E non possiamo dimenticare l’esperienza di Gaia Terra, il progetto solidale per eliminare la plastica. Qui, a Flambruzzo, la natura e il riciclo hanno trasformato un’ex fornace del ’900 in un ecovillaggio. «Lo facciamo perché crediamo che la gestione dei rifiuti sia un problema grande e ognuno se ne deve occupare al meglio recuperando tutto il materiale di scarto». Debora Sbaiz, 49 anni, danza terapeuta originaria di Lignano, ha scelto questo sito per il suo progetto ecologico mossa da una visione. Uscire dal paradigma del consumismo per entrarne in un altro, quello di una vita condotta rispettando l’ambiente a partire dai piccoli gesti quotidiani. Imparando a fare le cose «in un’altra maniera per non inquinare». E condividerle con gli altri.

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