Saronni: “Capisco i corridori, ma il ciclismo è anche una tappa come quella del Gavia”
Dopo il taglio della frazione di Crans Montana il due volte vincitore del Giro tra passato e presente con la mitica tregenda della corsa rosa 1988
CRANS MONTANA Saronni nanno accorciato la tappa per maltempo, cosa ne pensa uno dei reduci del Gavia?
«Ho visto, un po’ lì capisco i corridori ma...Difficile fare paragoni con gli anni ’80, anche perché allora ci mandarono allo sbaraglio».
Tappa tagliata, inevitabile pensare al 5 giugno 1988, la tregenda del Gavia. Giro che sarà di Hampsten nella bufera, corridori congelati, storie d’altri tempi.
«Il ciclismo è uno sport di sacrificio, spesso alla ricerca dell’estremo, ma i corridori stanno prendendo la pioggia da giorni e giorni e quindi li posso capire».
Troppa prudenza, in fondo sulle strade si è visto di peggio e all’arrivo è spuntato anche il sole.
«Vero. Infatti c’è un equilibrio non facile da mantenere tra la corsa, che deve essere rispettata non alterandone le difficoltà, e la sicurezza dei corridori e il rispetto per la loro salute».
E gli organizzatori stanno in mezzo.
«Vero. Capisco la decisione presa dal direttore del Giro Mauro Vegni, che deve fare l’equilibrista tra le richieste delle squadre e degli atleti, provati da giorni e giorni di acqua, freddo, cadute e altre vicissitudini come il Covid e quella di dover mandare avanti il Giro senza penalizzare lo spettacolo. Ma credo che l’eccessiva prudenza rischi di alterare la corsa. È in piena estate, ma al Tour una cosa così non accadrebbe».
Poi ora i corridori hanno il sindacato.
«Sì, ma anche ai nostri tempi i corridori venivamo interpellati. Toccava ai fari del gruppo farlo, ma con Torriani al Giro o Levitan e Goddet al Tour c’era poco da protestare: si correva e basta».
Come sul Gavia...
«Che giornata! Drammatica ma eroica. Ricordo che ero col mio gregario Luciano Loro, in discesa ero congelato, mi salvò il telecronista Rai Giacomo Santini che seguiva la corsa in moto e mi passò la sua giacca. Poi io e Loro per scaldarci a metà discesa tornammo un pezzo in dietro in salita. E la sera nella vasca da bagno tremavo ancora».
Avevate ancora le maglie di lana...
«Ricorda Van der Velde con la ciclamino in maniche corte in fuga ricoperto di neve? Si disperse nella discesa...Incredibile».
Ora l’abbigliamento hi-tech aiuta.
«Certo, soprattutto in discesa perché è quello il problema».
Chi vince il Giro?
«Se arrivano alla fine a giocarselo tutti dico Roglic».
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