Tappa accorciata, ma arriva il sole: la figuraccia dei corridori
Il tappone svizzero diventa di solo 75 km senza il Gran San Bernardo e tra le polemiche. A Crans Montana vince Rubio, sempre in rosa Thomas
CRANS MONTANA. Allora cosa dovevano dire nel 1956 Gaul nella bufera del Bondone? Oppure nel ’62 il povero Vito Taccone sul Rolle, o ancora Van der Velde, congelatosi sul Gavia nel 1988, oppure Nibali, proprio dieci anni fa arrivato sulle Tre Cime imbiancate dopo una tappa sotto l’acqua ad alta quota?
Venerdì il tappone svizzero del Giro è diventata una tappina da 75 km con due salite perché l’organizzazione ha accontentato squadre e team, che non volevano correre sotto la pioggia la salita del Gran San Bernardo.
Quella dei corridori è diventata una vittoria di Pirro perché di acqua, e poca, ne hanno presa solo sulla dura salita della Croix de Coer. Insomma, si poteva correrla tutta la tappa e molti tra i corridori avrebbero voluto correrla per intero, anche se il 90% la sera prima aveva votato per l’annullamento.
Cari ragazzi, sappiamo che fate tanta fatica, che vi allenate per 30 mila km l’anno anche sotto la pioggia, che state prendendo acqua da due settimane, che siete caduti, in tanti di voi siete andati a casa per Covid o rischiate il contagio, ma non dovete mai dimenticare una cosa: la gente vi adora perché vi immagina i nuovi Gaul, Taccone, Van der Velde, Nibali. Insomma, v’immagina cavalieri d’altri tempi indistruttibili e capaci di regalare emozioni. È la regola del gioco.
E se perdete questa retta via, proprio ora che avete anche fior fiore di abbigliamento hi-tech e bici super per far fronte alle intemperie, rischiate di rovinare il vostro sport. Mauro Vegni, il direttore del Giro, che non è il Tour de France e che quindi più della Grand Boucle deve venire a patti con i corridori, ha concesso il taglio.
Settantacinque km, una lunga volata.
Thibaut Pinot fila via sùbito con un gruppetto, dietro il gruppo dei migliori, guidato dalla maglia rosa Geraint Thomas (Ineos) e attaccati come sardine in un minuto in classifica. Inizia la resa dei conti verso Crans Montana, 13 km non impossibili. È il paradiso dello sci la località che domina la valle del Rodano.
Quando i corridori sentono odore del traguardo spunta anche il sole. Meglio non girare il coltello nella piaga. L’Associazione mondiale dei corridori, tra l’altro, è guidata da Adam Hansen, uno che quando correva era celebre per aver completato 20 Giri, Tour e Vuelta di fila. Con caldo, neve, freddo, gelo, nebbia, cadute, sfortune varie, virus e chi più ne ha più ne metta. Insomma, uno a cui la fatica non faceva paura.
Ma ora c’è l’Extreme Weather Protocol, che ha portato i corridori in pullman in Svizzera a giocarsi una tappina, mentre decine di tifosi si facevano il passo in bici sotto la pioggia per andarli ad applaudire e invece li hanno fischiati. «Scusate, è vero, si poteva correre», ha detto a fine tappa beffardamente il suo rappresentante per l’Italia Cristian Salvato.
La tappina? Pinot tira, scatta. Jefferson Cepeda (Ef) ed Einer Rubio (Movistar) lo seguono. E quest’ultimo, colombiano che vive in Italia, vince, Pinot si consola con la maglia azzurra. E i big? Tutti lì, compreso Damiano Caruso (Bahrain) che sta sempre meglio ma avrebbe voluto il tappone, a completare il clamoroso autogol di Crans Montana. E chi lo spiega ora a Gaul, Taccone, Van der Velde o allo Squalo?
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto