Il Friuli il giorno dopo, parla Enzo Cainero: «È stata la vittoria dei centomila tifosi andati sulle strade»

Il patron fa il punto dopo un’ennesima impresa. «La cosa più bella? La passione respirata nelle piccole comunità» 

Antonio Simeoli

UDINE. «È la vittoria della nostra gente, delle nostre comunità, dei piccoli paesi del Friuli attraversati dal Giro d’Italia e che per la corsa rosa ancora una volta si sono mobilitati. La vittoria degli oltre centomila tifosi sulle strade».

Il giorno dopo il “Giro day” in Friuli Venezia Giulia per Enzo Cainero, 77 anni il patron delle frazioni friulane da vent’anni, è iniziato un’ora dopo il solito.

«Sì mi sono svegliato alle 8 e ho trovato centinaia di messaggi sul telefono, ho ricevuto la chiamata da decine di persone. Molti sindaci, anche dei comuni più impensabili, mi hanno chiamato per chiedermi di far passare una tappa sul loro territorio».

Anche se non ha vinto un big e la battaglia per la maglia rosa è stata in tono minore?

«Sì, perché alla fine la corsa la fanno i corridori, ma la visibilità avuta dal Friuli Venezia Giulia è stata enorme e va di pari passo alla passione e professionalità non solo dei volontari, ma di tutti quelli che hanno collaborato: dai sindaci alle varie istituzioni, passando per le Forze dell’ordine, pensate al grande lavoro che abbiamo fatto con la Polstrada per limitare i disagi alla viabilità: era una tappa temuta, si tagliava in due il Friuli».

La sorpresa più grande?

«Non ci sono dubbi: Marano Lagunare. Il sindaco Popesso e i suoi hanno messo una energia straordinaria, con voglia e passione che deve insegnare molto alle vicine località balneari più rinomate. E Mortegliano? Quella comunità pullula di ciclismo, chiede a gran voce di ospitare una partenza o un arrivo del Giro».

La fila è lunga...

«Già. E accontentare tutti è impossibile. Poi Fagagna, San Marco di Mereto dei Cecchini, Majano, ovviamente Buja, cui sono particolarmente legato e che presto sarà premiata con una tappa».

Un aneddoto?

«Facile, ricordando la passione messa dai paesi delle Valli del Torre e da Villanova delle Grotte, venerdì nella ricognizione con mio fratello Eddy mi sono imbattuto in un gruppo di arrotini di Resia. A Caporetto, poi, siamo stati accolti con grandi onori. In Slovenia c’era la folla sulle strade, i loro campioni nascono dalla grande passione per la bici della gente».

La salita del Kolovrat ha fatto centro?

«Bellissima, come super è stata l’accoglienza delle Valli e Cividale, un gioiellino esportabile ovunque».

Cividale-Castelmonte può essere la cronoscalata perfetta?

«No, la salita è troppo facile per i corridori, peccato. Perché lassù, grazie all’entusiasmo di padre Gianantonio, un’altra bella scoperta del Giro abbiamo ancora una volta trovato un tesoro».

Quindi non resta che aspettare il Lussari 2023: novità?

«Rcs deciderà a metà giugno, dipende dai lavori alla telecabina. Diciamo che l’incontro sotto il palco di venerdì tra il presidente Fedriga, che ringrazio ancora per la fiducia, e il direttore del Giro Vegni però è stato molto proficuo...».

Cainero, li ha visti i cartelli per Nibali?

«È un grande, merita alla grande l’affetto della gente, peccato finirà la carriera senza una vittoria sullo Zoncolan come avrebbe voluto e meritato vista la grande classe».

I friulani?

«De Marchi applauditissimo, anche se purtroppo non è riuscito ad andare in fuga come avrebbe voluto e a dedicare magari una vittoria all’amico Nicola Venchiarutti, per cui ho vistpo tanti cartelli sul percorso. Poi c’erano Enrico Gasparotto e Franco Pellizotti a giocarsi il Giro in ammiraglia: che bellezza». 

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