Lo scatto del “Diablo” «Sono sullo stesso livello sarà un finale thrilling»

Claudio Chiappucci vinse 30 anni fa il tappone a Corvara: “Poche cronometro, ecco perchè non c’è ancora un padrone”

L'impresa di Claudio Chiappicci al Giro del 1992: il 5 giugno vinse il tappone di Corvara
L'impresa di Claudio Chiappicci al Giro del 1992: il 5 giugno vinse il tappone di Corvara

LAVARONE. “Cosa penso? Sono in tre là davanti e di quei tre nessuno è in grado di fare la differenza. E quindi con le salite che mancano alla fine può vincere chiunque di loro».
“El Diablo” Claudio Chiapucci, 59 anni, non ha dubbi. In quel terzetto, tra quei tre, Carapaz, Hindley e Landa non c’è , per il momento s’intende, un campione, ci sono tre ottimi corridori, ma il campione è un’altra cosa.
«E questo farà sì che la corsa avrà un finale spettacolare, gran bella cosa per i tifosi sulle strade o a casa davanti alla tv».

Hindley e Carapaz si stringono la mano dopo l'arrivo a Lavarone
Hindley e Carapaz si stringono la mano dopo l'arrivo a Lavarone

Come mai questo equilibrio?
«So che fa ridere che uno come me che avrebbe vinto molto di più con meno cronometro nei grandi giri ora invochi le gare contro il tempo, ma questo Giro non ha ancora un padrone perché mancano le cronometro. Che fanno la differenza e devono esserci».
E fanno paura ai tre. Ha visto quanta lena ci mettevano per staccare Almeida?
«Certo. Sono riusciti a dargli più di un minuto e mettersi a distanza di sicurezza ma il portoghese hanno fatto davvero fatica a staccarlo».


Analizziamo il trio: Carapaz?
«È forte, ma fatica a fare la differenza. Ricordate la tappa di Torino? Ha attaccato, ma non ha aumentato il divario e poi è pure stato raggiunto».
In un lampo sulla Maddalena da Hindley...
«Sì. L’australiano pedala agile, è sempre rimasto con la maglia rosa in questi giorni e ha pure una squadra forte. Perché se è vero che la Ineos è una squadra forte, lo è anche la Bora. Non a caso la tappa più spettacolare di questo Giro è stata quella di Torino “accesa” dalla tattica della Bora. Bravissimi».
Landa?
«Va forte, ma anche lui non fa la differenza. Perché quando metti la squadra a tirare e a fare l’andatura forte in salita poi ti aspetti che uno scalatore scatti».
Le piace come corrono?
«Scattano come nei dilettanti, spesso inutilmente. Non riesco a paragonarli ai miei tempi. Uno come Pogacar questo Giro l’avrebbe vinto a mani basse. Lui quando scatta saluta tutti e se ne va. E che uno come Indurain sarebbe andato a nozze anche senza tanti km a cronometro. Perché Miguel anche in salita andava forte».
E Nibali?
«Bravo. Lotta, fa quel che può in salita dove non è a livello dei favoriti. Sta onorando alla grande il suo ultimo Giro. Sarebbe bello regalasse un’ultima impresa, ma non lo lasciano andare: è messo ancora bene in classifica».
Si ricorda cosa accadde il 5 giugno 1992?
«Come no. Vinsi sotto la pioggia il tappone a Corvara, provando fino all’ultimo di staccare Indurain». Poi il 18 luglio al Sestriere fece il capolavoro. Perché il Diablo con quei tre si sarebbe divertito. E molto.

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