Talento e ferocia ma col sorriso: re Pogacar è il nuovo Merckx

Lo sloveno ha dominato la corsa rosa rimpinguando a solo 25 anni un palmares già da record

Ha una completezza paragonabile solo al belga: vince i grandi giri e pure le Classiche del Nord

Antonio Simeoli
Italy's Prime Minister Giorgia Meloni, Slovenian rider Tadej Pogacar of Uae Team Emirates and Urbano Cairo celebrates with the trophy after winning of the Giro d'Italia 2024 cycling tour, in Rome, Italy, 25 May 2024
Italy's Prime Minister Giorgia Meloni, Slovenian rider Tadej Pogacar of Uae Team Emirates and Urbano Cairo celebrates with the trophy after winning of the Giro d'Italia 2024 cycling tour, in Rome, Italy, 25 May 2024

Qualcuno lo chiama già il “Cannibale gentile”. Anche uno che va forte in bici, simbolo dello sport italiano, il signore degli anelli Jury Chechi ieri a Roma, senza mezzi termini, l’ha paragonato a Eddy Merckx. Lo stesso campione belga, più volte, da un paio di stagioni ha accostato Tadej Pogacar a se stesso. E non l’aveva mai fatto per altri.

Giù la maschera: il vincitore, no, il dominatore del Giro d’Italia, a causa sua uno dei più scontati dela storia, è paragonabile a Merckx? I più cauti o, meglio ancorati al passato, temendo quasi d’essere blasfemi con paragoni che interessano magari icone della loro giovinezza, per ora il 25enne dell’Uae Emirates lo accostano a Bernard Hinault, il Tasso bretone, completissimo, che viene messo, tra i corridori dell’era moderna, e cioè dal Cannibale in poi, proprio dietro a messieur Eddy.

No, secondo noi, e non siamo soli, per talento, fame, classe, eleganza Pogacar è già sulla scia di Merckx.

Mettiamola così: per ora sulla scia, ma pronto ad affiancarlo. Anche perchè ha solo 25 anni il fuoriclasse sloveno e, giocoforza, ha bisogno di tempo per rimpinguare il suo palares e metterlo a livello del “rivale”.

Perchè è a livello di Merckx, Coppi non lo scomodiamo perchè quello era un altro ciclismo davvero e deve essere posizionato, con rispetto, in una sorta di mitologico mondo a parte? Per la completezza. In un ciclismo sempre più specializzato, con misuratori di potenza che governano tutto, alimentazione curatissima, allenamento mirati, materiali tecnici a disposizone degli atleti, riuscire a vincere il Giro delle Fiandre, sfiorare la Sanremo e poi dominare le corse a tappe, sostanzialmente nel ciclismo attuale due sport diversi, è la prova regina.

Pogacar un anno fa sul Vecchio Kwaremont al Fiandre, riuscì a staccare diruota Mathuieu van der Poel, uno dei più forti cacciarori di classiche della storia. Poi, nonostante la poca benzina nel serbatoio dopo la rottura del polso alla Liegi, lo sloveno per oltre due settimane ha dato del filo da torcere a Jonas Vingegaard, il danese drago in salita e che si prepara solo per quello durante l’anno. Avrebbe perso quel Tour con una preparazione perfetta? Altre due prove: al Mondiale di Glasgow, a inizio agosto, tanto per rimarcarne la completezza, Re Taddeo si è giocato la maglia iridata finendo sul podio dopo aver battuto in volata nientemeno che Wout Van Aert.

E poi la ferocia. Al Mondiale a crono, e prima al Tour contro Vingegaard nel 2023, aveva perso troppi secondi per i suoi gusti dai rivali. Ed allora ha lavorato tutto l’inverno per migliorare posizione in sella volando puntualmente nella crono di Perugia e, ancor di più secondo noi, avvicinando Filippo Ganna, marziano a cronometro su un percorso filante, nella seconda gara contro il tempo di Desenzano.

Completezza, fame, mentalità, ferocia. E poi c’è un’altra (grande) cosa che fa di Pogacar il Merckx di questa generazione: il sorriso. Lo sloveno si diverte in bici, se vince onora gli avversari (a parole e con i fatti, splendida la scenetta sul Ponte Pana al Giro quando s’è sflato la maglia rosa e l’ha regalata al giovane Pellizzari che era stato costretto a superare in salita), se perde si complimenta.

Non regala nulla in corsa ai rivali, ma regala borracce ai bimbi mentre è in fuga o occhiali all’arrivo, saluta i tifosi mentre è in corsa, sorride. Gesti che, nell’era dei social, diventano all’istante spot per il ciclismo e nomination per il suo Oscar: lo sloveno di Komenda, emblema di un ciclismo globalizzato, oltre sei milioni di euro l’anno di stipendio, è a livello di Merckx. Il Cannibale non si offenderà.

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