Regeni, le ore al Cairo dell’ex ministra Guidi: «Al Sisi mi rassicurò»

Era in missione in Egitto quando venne ritrovato il cadavere. In Commissione parlamentare il racconto di quelle ore
11/02/2020 Roma, "Stavolta andrà tutto bene." Questa è la frase che la street artist Laika MCMLIV, nella sua nuova opera, mette in bocca a Giulio Regeni. Regeni si rivolge con queste parole a Patrick George Zaki, ricercatore dell'Alma Mater di Bologna, noto per il suo impegno nel campo dei diritti umani e LGBT, arrestato venerdì scorso mentre si trovava in Egitto e, stando a quanto riferito dal suo avvocato, sottoposto a torture da parte della polizia egiziana. Il poster, apparso nella notte tra il 10 e l'11 febbraio a Roma, in via Salaria, sul muro che circonda Villa Ada, a pochi passi dell'Ambasciata d'Egitto.
11/02/2020 Roma, "Stavolta andrà tutto bene." Questa è la frase che la street artist Laika MCMLIV, nella sua nuova opera, mette in bocca a Giulio Regeni. Regeni si rivolge con queste parole a Patrick George Zaki, ricercatore dell'Alma Mater di Bologna, noto per il suo impegno nel campo dei diritti umani e LGBT, arrestato venerdì scorso mentre si trovava in Egitto e, stando a quanto riferito dal suo avvocato, sottoposto a torture da parte della polizia egiziana. Il poster, apparso nella notte tra il 10 e l'11 febbraio a Roma, in via Salaria, sul muro che circonda Villa Ada, a pochi passi dell'Ambasciata d'Egitto.

ROMA. Abdel Fattah al Sisi, sul portone del palazzo presidenziale, al Cairo, la guardò negli occhi, adottò i toni delle grandi occasioni, e le assicurò che «personalmente» si sarebbe occupato della scomparsa di quel ragazzo, Giulio Regeni. Accadeva il 3 febbraio 2016. A ricevere quelle rassicurazioni era l’allora ministra per lo Sviluppo economico, Federica Guidi. Quel giorno, infatti, proprio quel giorno in cui fu poi trovato il corpo, Guidi era al Cairo con una nutrita delegazione di industriali italiani. E fu lei a trovarsi in prima linea.

«Quando finii il mio incontro con al Sisi - ha raccontato ieri Federica Guidi in audizione alla commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Regeni - non so perché, e lo dico da mamma, ebbi la sensazione che qualcosa sarebbe successo. Ovviamente non sapevo che cosa. Il mio auspicio era che sarebbe stato ritrovato il ragazzo in condizioni diverse. Ma quando il presidente egiziano per tre, quattro volte, mi disse che si sarebbe impegnato personalmente per fare tutto il possibile, dentro di me pensai che qualcosa avremmo saputo... Di lì a tre ore o a tre giorni, non potevo prevederlo perché non avevo alcuna informazione a disposizione, ma all’ambasciatore Massari ricordo che dissi “qualcosa sapremo”. Ripeto: era solo una mia sensazione». Talmente forte, comunque, da pensare che Giulio lo avrebbe riaccompagnato lei in patria.

Quel giorno, insomma, alle sollecitazioni di una ministra italiana, istruita già a Roma e poi dal nostro ambasciatore, Maurizio Massari, di approfittare dell’occasione, il presidente egiziano si sbilanciò. Ci tenne a mostrarsi totalmente collaborativo. «Mi disse di informare del suo personale interessamento anche Renzi e Paolo Gentiloni».

Poche ore più tardi, però, l’ambasciatore Massari riceveva notizie tragiche. Senza ufficialità, perché le autorità egiziane erano assolutamente sfuggenti. Ma capì tutto. E dovette informare i genitori di Giulio. «L’esperienza più brutta della mia vita». La missione commerciale venne interrotta in quel momento. «In seguito - conclude Guidi - arrivò una comunicazione egiziana che si rammaricava della mia decisione».


 

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