Misteriosa febbre in Congo, come avvengono i contagi? E quali sono i rischi per l'Italia e i paesi Ue? Domande e risposte

Malattia sconosciuta, centinaia di contagiati (la metà sotto i 5 anni) e 79 vittime. Più controlli anche se non ci sono voli diretti

Un medico cammina tra i pazienti assistiti in Congo
Un medico cammina tra i pazienti assistiti in Congo

L'Italia alza il livello di attenzione sulla malattia ancora sconosciuta che ha portato a oltre 70 decessi in Congo, nella regione di Panzi, a circa 700 chilometri a sud-est di Kinshasa. Con una lettera inviata dal ministero della Salute, si chiede agli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del ministero della Salute, «di fare attenzione su tutti i punti di ingresso, in particolare modo per i voli diretti provenienti dal Paese». Le autorità locali in stretta collaborazione con quelle internazionali «stanno lavorando per verificare la situazione e fornire una risposta rapida ed efficace a questo nuovo focolaio epidemico che sta colpendo il Paese», già recentemente duramente provato dall'epidemia di Mpox.


Che cosa succede in Congo?

Nel Paese africano vige la «massima allerta» , dopo la dichiarazione da parte del ministro della Difesa, Samuel-Roger Kamba. Mentre l'Oms riferisce che si studiano alcuni virus come possibili cause, fra questi uno respiratorio come l'influenza, insieme a malaria, morbillo e altre malattie. I primi casi di questa malattia finora "misteriosa", sono stati rilevati alla fine di ottobre. Il numero di vittime non è ancora chiaro, potrebbe essere superiore alle cifre ufficiali. In tal senso, ha sottolineato il ministro Kamba, non è possibile dire se i decessi siano collegati al fenomeno. Nella regione, ha rilevato il ministro, il tasso di malnutrizione (61%) è tra i più alti del Paese.

Quali sono i sintomi?

I sintomi sono simili a quelli dell'influenza, ossia febbre, tosse e mal di testa, naso che cola, a cui però si accompagna una forte anemia, che sovente contribuisce a provocare il decesso. Gli specialisti hanno già concluso che si tratta di una malattia che colpisce l'apparato respiratorio, ma hanno escluso il Covid.


Chi colpisce questa influenza?

Il 40% dei casi riguarda bambini sotto i cinque anni, mentre i maggiori decessi tra i 15 e 18 anni.

È un’influenza letale?

La letalità, riferisce Gianni Rezza, professore di Igiene e sanità pubblica all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, già dirigente di ricerca dell'Iss, «appare molto alta: circa un terzo sulle oltre 370 persone colpite e ricorda quanto si osserva per la febbre emorragica, ma i sintomi sono molto diversi». Secondo Rezza «non siamo ancora in una situazione di allarme, che si avrebbe in caso di presenza di un elemento diagnostico nuovo»

C’è bisogno di preoccuparsi?

No, non esiste il pericolo in Italia. Una «doverosa attenzione» ma «niente allarmismi», afferma Maria Rosaria Campitiello, capo Dipartimento Prevenzione ed emergenze sanitarie del ministero della Salute, sottolineando la presenza di una «sorveglianza attiva e di un monitoraggio costante in corso». «Il ministero – aggiunge – in modo responsabile si è attivato in via cautelativa», sui controlli. «Attenzione, mai sottovalutazione ma mai allarme», tiene a precisare in un post su Fb Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute «anche perché – scrive – non ci sono voli diretti con il Congo».

Cosa dicono gli esperti?

«Ancora non sappiamo nulla, ma probabilmente è una malattia infettiva. Visti i morti nei villaggi potrebbe trattarsi di zoonosi, ma ancora non abbiamo dati», spiega Massimo Ciccozzi, ordinario di Epidemiologia al Campus Bio-medico di Roma. «Il concetto fondamentale è che bisogna imparare a ragionare in termini di global health». Ma bisogna anche «fare di più». «In Italia per il Giubileo avremo 38 milioni di pellegrini in un anno, bisogna effettuare un monitoraggio epidemiologico anche a livello regionale», afferma l'esperto.


Cosa si può fare in Italia e in Europa?

Quello che serve subito sono i «laboratori mobili internazionali" disponibili in Italia, in alcuni Paesi europei e negli Stati Uniti, approntabili in 24 ore, altamente specializzati con strumenti, tende attrezzate, personale dedicato e sistemi di protezione che consentano di prelevare, trasportare e analizzare il probabile patogeno con macchinari avanzati e avere una diagnosi rapida», dice Carlo Perno, responsabile Microbiologia e diagnostica di immunologia, ospedale pediatrico Bambino Gesù secondo il quale il decorso molto rapido del patogeno «può ricordare, e sottolineo può ricordare i filovirus come Ebola» .

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto