Ogni tre giorni muore una donna: ora dire basta non basta più
Giulia Cecchettin è la vittima di femminicidio numero 105, tre giorni dopo è arrivata anche la numero 106. Ma non sono numeri vuoti: sono persone, amiche, sorelle, figlie. Ma si può cambiare con uno scatto in avanti nella cultura di tutti i giorni: ecco la redazione scuola del Messaggero Veneto
Un altro fiore è sbocciato, è stato scaldato dal sole ai primi raggi dell'alba quando già sprigionava la sua grande innocente bellezza; poi, da chi di tutto quello splendore era ossessionato, è stato reciso. È appassito con dolore e sulle tracce dei suoi petali rossi strappati si sono messi a cercare.
Accade una volta ogni tre giorni solo in Italia. Mille e più i loro nomi. Un unico triste destino: è femminicidio.
È la sete di possesso di qualcosa che non può essere di un uomo, ma che l'uomo ha bramato in modo tanto avido da volerne il possesso più totale: ha voluto la sua vita. Perché in effetti, agli occhi di chi non sa cos'è l'amore ma vuole solo riempire un vuoto o un bisogno che lo divora, una candida luce è colpevole. Colpevole di esistere per chi la sua luce non è capace di farla brillare: occorre spegnerla. "Se la spengo" dice quell'essere (dis)umano "allora la sua luce non mi darà più fastidio".
Non è solo tristezza ciò che si prova d'innanzi a questo orrore, non solo dolore. È indignazione davanti all'ennesima vita soffocata, strangolata, accoltellata, avvelenata, assassinata, bruciata, torturata, stuprata, fatta a pezzi e gettata, come se non bastasse, in un cassonetto, in un canale, abbandonata sul ciglio di una strada. C'è la rabbia: si protesta ma nulla cambia. C'è rassegnazione, e alla violenza si fa l'abitudine.
Come ha scritto Bruno Tognolini:
Tu dici che la rabbia che ha ragione
È rabbia giusta e si chiama indignazione
Guardi il telegiornale
Ti arrabbi contro tutta quella gente
Ma poi cambi canale e non fai niente
Io la mia rabbia giusta
Voglio tenerla in cuore
Io voglio coltivarla come un fiore
Vedere come cresce
Cosa ne esce
Cosa fiorisce quando arriva la stagione
Vedere se diventa indignazione
E se diventa, voglio tenerla tesa
Come un'offesa
Come una brace che resta accesa in fondo
E non cambia canale
Cambia il mondo
Peccato che per cambiarlo davvero, questo mondo, ci voglia non una rivoluzione ma qualcosa di ben più difficile da ottenere: ci vuole umanità, l'unica vera meta mai raggiunta, l'unica scoperta mai fatta, il pezzo mancante della nostra evoluzione. Migliaia d'anni di progresso e innovazione per poi non saper nemmeno cos'è l'amore. Resta a terra un altro solitario paio di scarpe rosse, fatte di petali di rose in fosse.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto