Furto della borsa, documenti rubati e macchina spaccata: ma la vera battaglia è con la burocrazia
In caso di furto o smarrimento documenti lo Stato, nonostante i soldi che mensilmente ci chiede per garantire i servizi, si conferma il peggiore degli alleati: la storia
I carabinieri alle 19 chiudono. La polizia la denuncia la prende, ma la sbaglia. Il Comune non ti fa la carta d’identità neppure se allo sportello non c’è nessuno. Lo Stato, nonostante i soldi che mensilmente ci chiede per garantire i servizi, si conferma il peggiore degli alleati.
Mercoledì 7 giugno. Daniela, la protagonista di questa storia, decide di andare a correre Parcheggia l’auto al Cormôr e nasconde la borsa sotto la ruota di scorta. Quando torna il cristallo è sfondato: le hanno rubato tutto. La borsa, il telecomando del cancello di casa, il badge del luogo di lavoro, la carta d’identità, la patente, gli occhiali da vista, il borsello con le medicine (tra cui un salvavita) le carte di credito che blocca con una telefonata.
Si presenta alla caserma dei carabinieri di viale Trieste per fare denuncia.
«Devo assolutamente fare denuncia per andare in farmacia e prendere alcuni medicinali dalla farmacia di turno. E denunciare il furto del badge per entrare al lavoro e all’amministratore per il cancello di casa».
«È appena entrato un caso un po’ delicato. Sto mandando tutti via».
«Ma sono le 18.30. Posso aspettare, non ho fretta».
«No, noi prendiamo le denunce fino alle 19. Torni domani, non c’è fretta»
«E se mi fermano? O se ho bisogno di qualcosa? Non ho nessun documento a casa»
«Dica che è passata di qui. Non c’è bisogno di altra carta. Torni domani, non c’è fretta»
«E se vado altrove?»
«Può andare dove vuole. Torni domani».
Incredula Daniela va in Questura e qui, anche se c’è un po’ di trambusto, aspetta e poi fa la denuncia. Sono le 20.30, torna a casa ma senza alcun documenti o contanti. Deve fare assolutamente la carta di identità: come le hanno spiegato i poliziotti, senza un documento validp, senza la ricevuta della richiesta della Cie, non può completare alcuna operazione. Anche la richiesta del duplicato della patente.
Il giorno dopo, alle 9, va allo sportello dell’Ufficio Anagrafe di via Beato Odorico. Fototessere? Fatte. Una signora gentile si accorge che la denuncia è sbagliata. C’è scritto Daniele e non Daniela. «Mi spiace, ma deve rifare la denuncia». Disperata, fa notare che sulla denuncia c’è il numero di carta d’identità rubato che ha potuto dettare alla polizia grazie a una fotocopia del vecchio documento.
Dimostra allora che quella Daniela è proprio lei. «È vero la denuncia è sbagliata – spiega –, ma è evidente che c’è un errore di battitura». La dipendente capisce e la invita a sedersi in una sala d’aspetto.
Esce un’altra addetta del Comune: «Lei ha appuntamento?». «No», risponde. «Mi hanno rubato il documento e devo rifarlo». «Se non ha un appuntamento, io non posso riceverla». Un’eventualità che Daniela aveva già considerato. Peccato però che il primo appuntamento disponibile, per rifare la carta d’identità e nemmeno in sede centrale ma negli uffici della Terza circoscrizione, fosse a metà luglio.
La dipendente come nulla fosse rientra nel suo ufficio, poi si riaffaccia e chiama il primo nome in cima alla lista degli appuntamenti. Nella sala d’aspetto c’è soltanto la signora Daniela in quel momento.
Una scena che si ripete tre volte: sempre uguale. La dipendente chiama e nessuno risponde, perché in quella saletta c’è solo una persona. La derubata capisce che è inutile restare li. Torna dov’era iniziato il suo giro all’Anagrafe. La signora comprensiva è in un altro ufficio ma si rivolge a una collega: «Puoi vedere della signora? Ha subito un furto e chiaramente non ha l’appuntamento».
Un’impiegata gentile segna il nome. In fondo alla lista. C’è da aspettare, ma va bene. La situazione si sblocca dopo un paio d’ore. Daniela viene ricevuta in ufficio: «Che tipo di carta d’identità aveva prima: cartacea o elettronica?». «Cartacea - replica Daniela -, aspettavo scadesse per fare quella elettronica». «Per fare quella elettronica deve avere un documento. Ha il documento?». «No, è un’emergenza. E poi mi hanno rubato tutti i documenti». «È che lei ha già la denuncia sbagliata. C’è scritto Daniele. La copia che ha della sua vecchia carta d’identità potrebbe essere un falso. Come faccio a sapere chi è veramente?».
Si vagliano tutte le opzioni. La prima, quella che pare l’inevitabile, è andare dai vigili urbani con due testimoni. «Va bene, vado subito». «Eh no, serve l’appuntamento. Ma potrebbero volerci tre-quattro giorni».
Panico. La derubata e l’impiegata gentile macinano metri tra un ufficio e un altro per chiedere consulti a superiori. Viene sempre fuori la questione del nome sbagliato sulla denuncia. Niente, la burocrazia non ammette errori di battitura. A quel punto, non si sa bene a che punto della storia, l’idea risolutiva: «Ci vorrebbe una dichiarazione del Comune dov’è nata. Possiamo mandare una Pec così che possiamo riconoscerla».
Ecco il miracolo digitale. Una chiamata e arriva la mail. La derubata viene riconosciuta (si fa leggere anche bene il nome perché sì, in tutto ciò non ha gli occhiali e gli errori di battitura non li vede).
Ora si va in Questura a ritirare il duplicato della patente. «Ma aspetti, purtroppo c’è un errore nella denuncia. Ah, sistemiamo subito senza problemi», dice il poliziotto di turno.
Appunto. Senza problemi.
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