Torino-Udinese 2-0: quella pancia piena che non puoi avere

La squadra che era tanto piaciuta per talento, fisicità e voglia non c’è più. Un buon secondo tempo non basta dopo il solito gol regalato nella prima frazione

Antonio Simeoli
Atta nel primo tempo aveva trovato il vantaggio, ma era per millimetri in fuorigioco
Atta nel primo tempo aveva trovato il vantaggio, ma era per millimetri in fuorigioco

Il campionato dell’Udinese nella sostanza è finito più o meno un mese fa a San Siro su quella parata di Sommer su uno scatenato Solet. Quel pari contro l’Inter probabilmente avrebbe almeno regalato un po’ di fame, voglia, ambizione a una squadra che con la pipa in bocca, meritatamente ma anche a sorpresa, si era messa in salvo già due mesi prima. Gira e rigira, da quel secondo tempo a San Siro l’Udinese non c’è più.

Certo, se il fosforo Thauvin ti manca da settimane, mercoledì addirittura a Torino con anche l’assenza di Lucca mancavano 18 gol sui 36 fatti dai bianconeri, Bravo è incompiuto e Davis praticamente si è rivisto nel secondo tempo dopo mesi (e sono bastate due accelerazioni per capire quanto sarebbe servito), le attenuanti non mancano.

Però quell’Udinese, quella che era così tanto piaciuta per un mix di fisicità, talento e soprattutto fame, è un lontano ricordo. Basta guardare il secondo tempo di mercoledì, dopo uno da 6 meno meno fino al solito gol regalato, stavolta (e non è la prima) è capitato a Lovric. Ci ha provato l’Udinese, con Runjaic che a un certo punto ha buttato dentro qualsiasi cosa che facesse vagamente rima con la parola gol. Ecco, e’ andata davanti alla porta diverse volte. Eppure nulla.

Questione di cattiveria, di fame, di voglia di stupire? Di pancia piena? Sì. Come quella, ad esempio, di Solet, che sa che andrà a una big per una vagonata di milioni e stipendio triplicato, e altrimenti non avrebbe regalato il secondo gol. Ma se una squadra come l’Udinese ha la pancia piena per essersi salvata a fine inverno i conti non tornano più. Forse anche per Runjaic. 

 

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