Udinese, l’ex preparatore Bordon:«Quando sono tanti servono anche tre gruppi di lavoro»
L’ex preparatore bianconero spiega come si muoverà adesso il gruppo bianconero: «Il criterio fondamentale è quello della scelta dei possibili titolari su cui bisognerà puntare»
«Per lavorare al meglio con un gruppo molto ampio e multietnico, come quello con cui solitamente parte l’Udinese in preparazione, è necessario scegliere subito i titolari su cui puntare e la lingua con cui comunicare». Parla con la voce dell’esperienza Claudio Bordon, che nei suoi trascorsi professionali in bianconero ha più volte organizzato la preparazione atletica tenendo conto dell’ampio numero dei giocatori messi a disposizione dalla società in avvio di stagione. È la stessa situazione che dovrà gestire il nuovo staff tecnico capitanato da Kosta Runjaic, al via oggi con 29 giocatori da allenare al Bruseschi.
Bordon, entro il 21 luglio il gruppone bianconero toccherà quota 32 giocatori. Non sono un po’ troppi per il nuovo staff tecnico?
«Sì, sono molti, ed è per questo che è necessario organizzarsi il lavoro partendo da alcuni criteri. Il primo, e quello fondamentale, è individuare il gruppo squadra base, i titolari su cui puntare per intenderci, che sono diversi dai giocatori che rientrano dai prestiti. Ovviamente tutti devono essere preparati al meglio, ma comanda il gruppo base a cui tutti gli altri devono adeguarsi con la turnazione sovrapposta. Nel 2010, con Guidolin al timone, avevamo quaranta giocatori che ruotavano: quando sono tanti servono anche tre gruppi di lavoro».
La società bianconera ha scelto uno staff straniero affiancando al tecnico tedesco Kosta Runjaic lo spagnolo Jordi Garcia come responsabile della preparazione.
«Non li conosco, ma senza dubbio posso dire che in questa fase storica del nostro calcio, a parte qualche eccezione di nome Atalanta e Inter, in Italia va rivisto il concetto del lavoro, come l’Europeo ha appena dimostrato».
Vuol dire che l’Udinese può trarre vantaggio da una metodologia di lavoro straniera?
«È da vedersi, bisognerà vedere come lo staff riuscirà ad assemblare trenta e passa giocatori multietnici, e quindi sarà fondamentale anche la scelta della lingua da usare in allenamento, ma è certo che in Europa si lavora diversamente, usando parametri standard di riferimento in cui il preparatore atletico è meno soggetto all’applicazione della tattica che in Italia può rallentare la preparazione».
A proposito di tattica, Runjaic ha proclamato un calcio offensivo per la nuova Udinese. Cosa cambia nella preparazione?
«Non si inventa nulla, quindi se si vuole essere aggressivi bisogna avere i giocatori con precise caratteristiche e dotarli di buona gamba, ma per farlo devi lavorare molto e in un certo modo, privilegiando il lavoro a secco e di qualità, puntando sulla forza e potenza aerobica. Applicando questa scelta bisogna pianificare le amichevoli in maniera progressiva e utilizzare le valutazioni del campo per quel preciso progetto di lavoro».
Pro e contro di questa impostazione?
«Il rischio infortuni può aumentare all’inizio, ma è proprio per evitarli che bisogna pianificare bene le amichevoli. All’inizio bisogna avere molta pazienza per vedere la squadra entrare in condizione, visto che i tempi si allungano un po’, ma va ricordato che una squadra che non lavora tanto avrà andamento altalenante e una che lavora poco partirà a razzo per poi scoppiare».
Bordon, l’Udinese si allenerà dieci giorni a Udine e poi due settimane in Austria. Scelta giusta?
«Sì. Il lavoro a Udine serve per fare le valutazioni e il lavoro di base. In montagna si ha il vantaggio di riposare bene al fresco e di avere il gruppo sempre sott’occhio per vedere le dinamiche di lavoro».
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