Iaquinta racconta il suo rigore “rubato”: «Ho rivisto in Lucca la mia stessa voglia»

L’ex bianconero si impose con i compagni per calciare dagli undici metri nella sfida casalinga contro l’Empoli, dell’8 dicembre 2002. «Se non avessi segnato forse una multa sarebbe arrivata anche a me»

Stefano Martorano
Vincenzo Iaquinta oggi, 45 anni, e a sinistra Lucca con in mano il pallone prima del rigore incriminato
Vincenzo Iaquinta oggi, 45 anni, e a sinistra Lucca con in mano il pallone prima del rigore incriminato

«Ho rivisto negli occhi di Lucca la mia stessa voglia di imporsi e quindi non lo condanno. Anzi, ha dimostrato carattere». Parola di Vincenzo Iaquinta, l’ex attaccante bianconero che l’8 dicembre 2002 si comportò come il centravanti di Moncalieri, imponendosi con i compagni per calciare, e poi segnare, il rigore decisivo nella sfida casalinga contro l’Empoli.

Iaquinta, ha visto che ha combinato Lucca a Lecce?

«Sì e devo dire che mi sono proprio rivisto. Anzi, ho proprio rivissuto la mia stessa identica situazione».

Può riavvolgere il nastro anche per spiegare il perché di quella decisione?

«Ricordo che eravamo sull’1-1 e l’arbitro decretò il rigore al 90’. Pizarro, che ne aveva segnato già uno nel primo tempo, voleva calciare ma si mise a discutere con Muzzi. Io li vidi questionare e presi il pallone spingendo via Pizarro».

I compagni come reagirono?

«Non mi dissero nulla. Pizarro si girò dall’altra parte e se ne andò via, Muzzi lo stesso. Poi cominciarono i fischi assordanti dei nostri tifosi. Devo ammettere che non avevo cominciato al meglio la stagione e il mio rapporto con i tifosi non era dei migliori, ma ero giovane, acerbo e avevo voglia di emergere, così decisi di calciare sapendo che se avessi sbagliato ne sarei uscito malissimo».

Invece segnò spiazzando il portiere.

«Sì, e ricordo che Spalletti si voltò per non guardare».

Dopo quell’episodio fu festeggiato dai compagni? Oppure venne lasciato solo come Lucca?

«Corsi a esultare verso la tribuna laterale e i compagni mi raggiunsero per abbracciarmi. Poi nessuno mi disse nulla, neanche Muzzi e Pizarro».

Non arrivò neanche una multa?

«No, niente di niente, ma sono sicuro che se non avessi segnato forse qualcosa sarebbe arrivato».

Lucca ha dovuto imporsi più di lei per calciare...

«Penso che Lucca abbia dimostrato molta voglia di arrivare, che è la stessa che avevo da ragazzo».

E che dopo quattro anni da quell’episodio l’ha portata a vincere il Mondiale...

«La voglia è fondamentale. Io arrivavo al campo un’ora e mezza prima per lavorare sulla tecnica. Quell’episodio del rigore fu importante anche per la mia crescita».

A proposito di tifosi, quelli dell’Udinese la fischiarono anche al suo ritorno con la maglia della Juventus...

«Devo dire che ci sono rimasto male perché a Udine ho segnato tanti gol e alcuni storici, come quelli in Champions, ma sono stato anch’io colpevole perché dopo una rete con la Juve feci un gesto che non avrei dovuto fare. Ho sbagliato allora e poi me ne sono pentito, quindi tendo la mano perché ho ricordi stupendi a Udine».

Il suo giudizio su Lucca?

«È giovane, ha potenziale e sta facendo molto bene, ma abbiamo caratteristiche diverse». 

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