Il sistema del Grande Vajont dal sogno alla realtà
Un primo progetto viene presentato nel 1929 da Carlo Semenza. Il Consiglio del Lavori pubblici "approva
La storia della diga del Vajont parte da lontano, ma ha una data di nascita improbabile: il 15 ottobre 1943. Un mese dopo l'8 settembre e la liberazione di Benito Mussolini dal Gran Sasso, il Consiglio superiore dei Lavori pubblici si riuniva per la prima approvazione del progetto della Sade. Erano presenti solo 13 membri su 34: mancava il numero legale, il Vajont nacque lo stesso.
L’impresa era colossale.
La diga del Vajont divenne la più alta del mondo del tipo a doppio arco, ma l’intero sistema ad essa collegato era impressionante. I primi lavori a Pieve di Cadore iniziarono nel 1947, il collaudo avvenne nel 1952. A Valle di Cadore i lavori occuparono il periodo 1949-51. In Val Gallina la diga venne costruita tra 1948 e 1951 e collaudata nel 1953.
I lavori sul Maè a Pontesei iniziarono nel 1952 e si conclusero nel 1956. Oltre all’acqua del Maè e dei suoi affluenti, venne immessa anche quella del Boite, con una galleria di otto chilometri che partiva da Vodo: da lì alla centrale della Gardona, poco a nord di Castellavazzo, e poi al Vajont. Nel 1951 entrò in funzione anche la centrale di Soverzene, cuore del sistema Piave-Boite-Maè-Vajont.
I primi impianti idroelettrici erano già stati costruiti a partire agli inizi del secolo. Già prima della guerra la produzione bellunese costituiva un quattordicesimo dell'intera produzione idroelettrica nazionale.
Il progetto più importante, all’epoca, aveva interessato il lago di Santa Croce: uno sbarramento sul Piave all'altezza di Soverzene convogliava l'acqua fino al lago, venti chilometri più a sud. Una diga di dieci metri, lunga quasi due chilometri, aveva aumentato la capacità del bacino da 71 a 120 milioni di metri cubi.
Le due questioni
Fin dall’epoca dei primi progetti si erano poste due questioni. Da una parte, c'erano i problemi provocati dall’impoverimento delle portate del Piave: difficile pensare di creare altri impianti idroelettrici a valle di Soverzene (dove gran parte delle acque veniva distratta verso il Trevisano, attraverso Santa Croce), quasi impossibile garantire la regolare - e secolare - fluitazione del legname e delle zattere. E poi si era pensato alla possibilità, per gli enti pubblici bellunesi e trevigiani, di realizzare gli impianti idroelettrici in proprio: ipotesi scartata, perché troppo costosa.
Le province venete si riunirono in consorzio per gestire in proprio le acque dei fiumi veneti: inspiegabilmente la concessione venne data alla Sade.
Sul Vajont un primo progetto venne presentato nel 1929 da Carlo Semenza per conto della Siv, controllata Sade. Nel 1937 l'ingegnere firmò il progetto esecutivo, che prevedeva un invaso massimo di 660 metri (dai 656 del '29): il serbatoio passava da 33,6 a 46 milioni di metri cubi d'acqua.
Il progetto che unifica Piave, Boite e Vajont è del 1940: in piena guerra - periodo di autarchia - cresceva la richiesta di energia elettrica per le industrie di Porto Marghera. Durante la guerra vennero rilasciati i pareri favorevoli e le concessioni, con la improbabile decisione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici del 15 ottobre 1943.
Il “Grande Vajont”
Nel 1948 la Sade ottenne la concessione definitiva. Fu la svolta, per quello che dal '57 venne chiamato il “Grande Vajont”: un sistema complesso di dighe e bacini che collegava molti impianti, aveva il suo nucleo principale nel bacino del Vajont e il grosso della produzione nella centrale di Soverzene.
I bacini coinvolti si trovavano sul Boite (la diga era a Valle: 4,3 milioni di metri cubi di serbatoio), sul Piave (Pieve di Cadore, 64 milioni), in Val Gallina (5,9 milioni). E sul Vajont, naturalmente: la diga saliva a quota 677 (dai 660 metri del '37) e il serbatoio passava da 46 a 71 milioni di metri cubi. In seguito si aggiunse anche la diga di Pontesei (9,1 milioni di metri cubi), sul Maè.
Il progetto esecutivo del Grande Vajont fu presentato nel 1957. I lavori erano iniziati a gennaio di quell'anno, prima di essere autorizzati. Si concluderanno nel 1960.
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