I 70 anni di Venanzio Ortis: il mezzofondista che con il titolo di Praga 1978 «ci ha fatto impazzire»

Il 29 gennaio compie gli anni il leggendario mezzofondista carnico, che nell’allora Cecoslovacchia vinse il titolo europeo sui 5 mila metri. «Emozioni uniche, corro ancora tre volte a settimana»

Alberto Bertolotto
La mitica volata di Venanzio Ortis agli Europei di Praga nel 1978, vinse anche l’argento nei 10 mila
La mitica volata di Venanzio Ortis agli Europei di Praga nel 1978, vinse anche l’argento nei 10 mila

Una vita vissuta di corsa. Un’espressione che calza pennello nel caso di un grande atleta del Friuli, Venanzio Ortis. L’eroe di Praga festeggia mercoledì 29 gennaio 70 anni. Il mezzofondista non si è mai fermato, dai Giochi della Gioventù vinti nel 1970 ai giorni nostri, passando soprattutto per lo straordinario titolo europeo sui 5 mila metri, conquistato nel 1978 nell’allora Cecoslovacchia. In occasione del suo compleanno, il dirigente sportivo carnico si racconta a cuore aperto.

Quando si dice Ortis, si pensa alla corsa. In origine però lei era un promettente sciatore, specialità fondo.

«Vinsi a Tarvisio nel 1969 i campionati italiani allievi. In seguito, per motivi di studio, dovetti trasferirmi a Udine, dovendo per motivi logistici abbandonare lo sci. Sempre nel ’69 avevo però partecipato alla fase comunale dei Giochi della Gioventù. Assieme a Luigi Maieron, poi diventato grande poeta e cantautore, corsi i 1000 metri al campo di Timau. Arrivai primo, lui secondo. L’anno successivo, nel ’70, centrai il titolo tricolore. E si aprirono le porte dell’atletica».

A seguirlo, a Udine, il professor Franco Colle, che lo allenò sino alla fine della carriera.

«L’atletica mi appassionò un po’ alla volta, volevo capire dove sarei potuto arrivare. Tuttora corro due-tre volte alla settimana. Ogni tanto scio, ma soprattutto pratico lo skiroll».

«Dedicai l’oro ai friulani agli emigranti, mi chiamarono subito dai Fogolars»

Tornando alla sua carriera, da quel 1970 in poi fu un crescendo continuo: i trionfi nel 1974 da junior nel cross, la partecipazione ai Giochi Olimpici di Montreal nel 1976, il magico 1978.

«Andavo forte ed ero molto determinato. Avevo 24 anni, assorbivo e recuperavo bene i carichi di lavoro. E poi mi piaceva stare davanti, in testa al gruppo. Grazie a questo atteggiamento riuscì proprio nell’agosto del 1978 a battere al meeting di Zurigo il record italiano sui 5 mila. Quel giorno vinse Henry Rono, keniano, un vero fenomeno. In Svizzera mi staccai da tutti e cercai di stare al suo passò: funzionò, visto che corsi in 13’20’’82».

Da Zurigo agli Europei di Praga erano in programma in settembre. Iniziò subito col botto, vincendo il primo giorno della rassegna l’argento sui 10000 col record tricolore di 27’31’’5.

«Sarebbe stata la mia unica gara in Cecoslovacchia. Il direttore tecnico della nazionale, Enzo Rossi, insistette per farmi correre i 5 mila, ai quali da parte mia non avrei partecipato. Il favorito era Markus Ryffel, svizzero che non aveva preso parte ai 10 mila. Ogni gara però ha la sua storia. A 120 metri dal traguardo eravamo tutti lì, vidi un varco, mi infilai e tenni duro sino alla fine: l’epilogo mi diede ragione».

“La Gazzetta dello Sport” titolò “Ortis ci ha fatto impazzire”. Un successo rimasto nell’immaginario collettivo.

«Incontro ancora tanta gente che si ricorda di quei 5 mila, mi racconta dove seguì la gara. Gli rispondo sempre che hanno buona memoria!».

A Paluzza, dove abitavano i suoi genitori, papà Anselmo e mamma Brigida, suonarono le campane. Lei dedicò il suo successo anche ai friulani che vivevano all’estero per lavoro.

«Per il Friuli era un periodo particolare. Eravamo appena usciti dal terremoto, tanta gente dovette lasciare la nostra terra per ripartire. Dopo il successo di Praga mi chiamarono dai Fogolars Furlans di Zurigo, Montreal, Basilea… Così pensai a loro».

A 28 anni, nel 1983, si ritirò, a causa di guai fisici che non le davano pace.

«Nell’inverno del 1979, mentre mi allenavo a Padova, un motorino mi venne addosso e mi infortunai. Il 1981 fu un ottimo anno, ma in generale avevo sempre problemi e preferii smettere due anni più tardi. A oggi ripeto che sono uscito a testa alta, senza rimpianti».

Rimase però nell’atletica, tra gli impegni nella Federazione nazionale e con la Libertas Udine.

«Ero presidente della società nei primi anni ’90, quando era la prima squadra non militare in Italia. Sono sempre rimasto nel mondo del “mio” sport, andando sempre di corsa visto che per 38 anni ho lavorato anche come agente di commercio. Ora guardo sempre avanti, con la volontà di raggiungere nuovi obiettivi».

A proposito: ne avrà anche per il 2025, visto che è impegnato come presidente del Comitato Provinciale Libertas e lavora per la Maratonina Città di Udine.

«Il 30 marzo a Lignano organizziamo i campionati nazionali di corsa campestre Libertas. Per quanto riguarda la maratonina, l’edizione di settembre sarà la 25ª: vogliamo portare qualche atleta a correre sotto l’ora e puntiamo ad avere a Udine tra i 1500 e i 2 mila runner». 

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