Altro che vendita: i beni della Pozzo spa sono confluiti nella società di calcio

UDINE. La classifica dell’Udinese è un pesante indizio sul fatto che, al contrario di quanto favoleggiano da anni in città leggende metropolitane, i Pozzo si preparino a vendere la loro Udinese. Nelle carte del documento contabile analizzato ce ne sono altri due pesanti però.
Ma partiamo dalla non facile situazione di classifica. Vendere una squadra in difficoltà, o nella malaugurata ipotesi nella categoria inferiore, che affare sarebbe per i proprietari? «Assurdo, è come se uno avesse una Ferrari e la prendesse a martellate prima di metterla in vendita», fanno sapere in società. Improponibile, dunque, una vendita. Quanto potrebbe valere l’Udinese? Col gioiellino stadio almeno cento milioni di euro ma solo con una buona classifica.
Nel bilancio invece in diverse voci si leggono vari investimenti da parte della proprietà. Non ultima, ad esempio, la completa ridefinizione del progetto Academy dopo la fine del lungo “matrimonio” con Massimo Ferrigno e la decisione di gestire i rapporti con le piccole società giovanili dall’interno, oppure l’investimento in strutture per l’allenamento, apparati medici o ancora l’ammodernamento dello stadio.
Qui però c’è un’altra mossa fatta dal proprietario dell’Udinese, Gino Pozzo (la sorella Magda ha una piccola quota del club) e in generale dalla famiglia. Nel bilancio si fa riferimento all’incorporazione avvenuta all’inizio del 2019 della FWW srl all’interno dell’Udinese calcio. Ma cos’è questa società? Si tratta essenzialmente di ciò che resta del patrimonio immobiliare della Pozzo spa, la società di famiglia, quella, insomma, che rivaleggiava con i colossi mondiali di produzione di trapani e frese.
Una decina d’anni fa, come si ricorderà, la Freud è stata ceduta da Gianpaolo Pozzo alla Bosch, la famiglia ha mantenuto la proprietà di diversi immobili, alcuni dei quali vengono dati in affitto. Ecco, questi immobili e i proventi dall’affitto degli stessi rafforzeranno i prossimi bilanci dell’Udinese calcio. Si tratta di un patrimonio immobiliare di una ventina di milioni di euro e di proventi garantiti ogni anno di oltre un milione di euro. Una incorporazione che ha una valenza simbolica e una pratica.
Il patrimonio immobiliare renderà più solida la società consentendole di avviare con maggiore tranquillità i cospicui investimenti, ad esempio, nelle aree commerciali dello stadio Friuli da completare. Poi c’è l’ovvia valenza simbolica. Un imprenditore che vuole vendere una sua creatura non la “rafforza” certamente con altri beni, specie immobiliari (capannoni o proprietà in genere) finora rimasti esterni al business del calcio e che hanno rappresentato gran parte anche affettiva dell’avventura industriale extra calcistica dei Pozzo.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto