Apu, Gracis: «Per la promozione non è ancora fatta, pensiamo alla prossima gara»

Il direttore sportivo dell’Old Wild West fa il punto della situazione: «La squadra è solida mentalmente, ciò conta ancor più dell’aspetto tecnico e fisico»

Giuseppe Pisano
Il ds Andrea Gracis e, a destra, Xavier Johnson a canestro nell’ultima gara con Cantùfotopetrussi
Il ds Andrea Gracis e, a destra, Xavier Johnson a canestro nell’ultima gara con Cantùfotopetrussi

L’entusiasmo attorno all’Apu è ai massimi storici. Tutto l’ambiente, dopo il successo su Cantù, vede la promozione diretta a portata di mano. Il momento è buono per fare il punto con Andrea Gracis, direttore sportivo del club bianconero.

Gracis, anche lei è scaramantico o si può parlare apertamente di promozione?

«Non sono scaramantico e non penso di essere eccessivamente prudente: non è un tabù parlare di promozione, ma credo che ancora non sia fatta. Dopo trenta gare e tanto impegno sarebbe stupido insinuare nella testa l’idea che siamo in A1. Serve la certezza matematica e siamo lontani dall’averla. Perciò testa a ogni partita che manca, con la stessa solidità delle ultime partite».

Cosa le ha lasciato la vittoria di domenica sera?

«Il successo su Cantù, ma anche quello di Rieti, mi ha lasciato il sapore di una squadra che ha voluto fortemente vincere. L’ho visto nei piccoli particolari, negli sforzi extra per un rimbalzo o una palla vagante: c’era tanta voglia di superare un ostacolo alto. La squadra è solida mentalmente, ciò conta ancor più dell’aspetto tecnico e fisico».

In pochi mesi avete guadagnato dodici punti su Rimini. È ancora una rivale credibile?

«Credo di sì. Senza contare che nemmeno Cantù, nonostante la spallata di domenica, è fuori dai giochi: le squadre a 38 punti (Cantù e Cividale, ndr) io non le escludo. Rimini è la più temibile, anche se è un po’ in difficoltà e leggo che ha alcuni problemi fisici. Resta la squadra che fino a poco fa era al comando, quindi non me la aspetto remissiva. Io però preferisco pensare a noi».

La classifica e l’entusiasmo attorno alla squadra certificano la bontà delle vostre scelte estive, non crede?

«Io sono orgoglioso di una scelta in particolare, fatta insieme a società e staff tecnico: abbiamo scelto le persone giuste. Non solo i giocatori, ma tutti ciò che gravitano attorno alla squadra. Gente scelta con cura, privilegiando le doti umane, la disponibilità al lavoro e il saper accettare il proprio ruolo. Ecco, per le qualità morali del gruppo sento che abbiamo già vinto».

Parliamo di qualche singolo: Johnson è in continua crescita.

«In questo c’è grande merito di Vertemati, dello staff e di chi lavora con lui quotidianamente. Oltre che dello stesso Xavier, un ragazzo molto competitivo, ci tiene tanto a vincere».

Dopo Pullazi, anche l’altro nuovo innesto, Pepe, si sta rivelando utile.

«Entrambi hanno avuto la capacità e la pazienza di attendere il proprio momento e di accettare il proprio ruolo. Alla fine si sono ritagliati il loro spazio, dimostrando che si può giocare 5’ ed essere decisivi».

Fra dieci giorni c’è la Coppa Italia. Da vincere o da sacrificare sull’altare del campionato?

«In campo si va sempre per vincere. Giocare a metà è pericoloso, ci si può anche fare male. Quindi non andiamo a Bologna a giochicchiare. È chiaro che c’è un obiettivo più importante e se toccherà preservare qualcuno lo faremo».

Pedone ha detto che manderà lei e Vertemati negli Usa a cercare giocatori per la serie A. È pronto?

«Sì (ride, ndr) ma meglio aspettare prima di fare i biglietti». —

 

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