Apu sconfitta anche a Brindisi, i difetti sono strutturali

Non ci sono solo i guai sotto canestro: sotto la lente l’approccio alle partite e la poca continuità di rendimento di alcuni atleti

Giuseppe Pisano
Capitan Alibegovic, qui contro Allen a Brindisi: Udine deve reagire subito (foto Petrussi)
Capitan Alibegovic, qui contro Allen a Brindisi: Udine deve reagire subito (foto Petrussi)

La striscia vincente dell’Apu Old Wild West si interrompe a Brindisi, torna a serpeggiare il malcontento attorno alla squadra bianconera. Nulla è compromesso, sia chiaro, poiché il campionato è ancora lungo, ma lo stop in terra pugliese ha evidenziato difetti strutturali apparsi chiari già in occasione delle sconfitte subite a Rimini e a Cividale.

Monotematica

Almeida e Ndzie fanno bello e cattivo tempo nel pitturato e si torna a parlare delle difficoltà di Udine nel reparto lunghi. Della carta d’identità di Pini e Bruttini si è discusso molto già in estate, ora il problema sono anche i persistenti problemi fisici del centro emiliano: Pini da inizio stagione è rimasto in campo solo 142 dei 400 minuti disputati, molto probabilmente salterà anche il match di domani sera contro Forlì. Bruttini fa quello che può, di minuti ne ha sommati 118, chiedergli di giocare 25-30 minuti a partita è impensabile. Il problema è acuito dal rendimento ondivago di Johnson, che a Brindisi è stato un fantasma dopo la grande prestazione di mercoledì scorso contro Pesaro.

D’accordo che il ruolo di “cinque” non è il suo, ma così proprio non va. Anche Da Ros è un “quattro” impiegato spesso da “falso cinque”, ma il suo lo fa sempre. L’Apu è priva di gioco interno (appena 20 conclusioni da due punti tentate a Brindisi) e anche in questa stagione ricorre troppo al tiro dalla lunga distanza: a Brindisi non è bastato il 44% (con la bellezza di 41 tentativi) per vincere, anche perché i padroni di casa hanno risposto con il 50% da oltre l’arco e il 53% da sotto. Gli appena 9 tiri liberi guadagnati sono la conferma che quest’Apu è troppo prevedibile.

Sottotono

Ridurre tutto al problema del pivot sarebbe tuttavia sbagliato. Ci sono anche altre questioni da risolvere. Ad esempio l’approccio alla partita, molle a Brindisi come in occasione delle partite casalinghe contro Milano e Pesaro.

Stavolta, però, la rimonta dell’ultimo quarto è rimasta incompiuta, anche perché non c’era il pubblico amico a sospingere la squadra. Non si può partire a handicap così spesso, 10 minuti di grande intensità sono troppo pochi al cospetto di squadre di un certo livello e primo o poi i nodi vengono al pettine. Un’altra questione aperta è quella del rendimento di alcuni giocatori: Johnson, Alibegovic, Stefanelli e Ikangi domenica hanno sommato 13 punti e -2 di valutazione in quattro, senza un loro apporto almeno sufficiente è difficile pensare di risalire da -17. Del rendimento di Johnson abbiamo già parlato, ma la continuità fa difetto anche a Stefanelli, eletto “San Francesco” contro l’Urania, ma evanescente nelle ultime due gare, complici i 4 falli spesi in pochi minuti.

La costanza sta mancando anche ad Alibegovic e Ikangi, a conti fatti i due migliori dell’Apu nella passata stagione proprio per continuità di rendimento. Entrambi sono altalenanti, invece dovrebbero essere i trascinatori.

Per fortuna domani si gioca di nuovo e per tutti c’è la possibilità di rispondere alle critiche con una prestazione all’altezza, contro la bestia nera delle ultime stagioni, ovvero Forlì.

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