Apu Udine, la vittoria più bella: un trionfo di gruppo che sa di addio

La promozione in Serie A dopo 16 anni tra talento, sacrificio e coesione: ora il futuro impone cambiamenti, ma resta la magia di una squadra storica.

Antonio Simeoli

C’è un velo di tristezza in questa meravigliosa storia di sport che è la vittoria della Serie A2 dell’Apu Old Wild West. Certo, lo si sapeva, le diverse regole tra seconda e prima serie della pallaspicchi italiana – nell’una si possono tesserare due stradinieri, nell’altra cinque o addirittura sei pagando una sorta di luxury tax– avrebbero imposto in caso di salto di categoria un radicale restyling della squadra.

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Grande festa negli spoiatoi dell'Apu (Foto Petrussi)

Ma la tristezza resta. Perchè quello dell’Apu è stato davvero il successo del talento, della capacità di formare una squadra forte, ma, soprattutto, di un gruppo coeso, granitico.


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Grazie alla collaborazione del club del presidente Alessandro Pedone, che ringraziamo, in settimana sono venuti a trovarci in redazione i due americani e altri tre pilastri di questo splendido gruppo: Caroti, Da Ros e Ikangi.

Prima erano venuti da noi capitan Alibegovic e coach Vertemati, tutti desiderosi di portarsi a casa, come un cimelio, la storica edizione del Messaggero Veneto di lunedì 14 aprile, quella che vi ha raccontato il ritorno di Udine nei canestri che contano dopo 16 anni (Hickey ha voluta anche una copia per portarla negli Usa dalla nonna!).

Da queste visite abbiamo respirato una parola sola: gruppo.

Sintesi di voglia di sacrificarsi, di mettere a disposizione degli altri il proprio talento, di fare qualche tiro in meno e prendere un rimbalzo in più per far vincere la squadra. In una maratona di 38 partite come è stata quest’anno la serie A2, una “tonnara” dove squadroni accreditati di molte chanche di promozione come Brindisi, Pesaro e Fortitudo giocheranno addirittura i play-in, il gruppo è stato fondamentale. Così come la corrispondenza d’amorosi sensi con i tifosi.

«Da lunedì per una settimana-due sarò felice di non vedere più i miei compagni – ha scherzato l’altro giorno al Mv Caroti – ma poi questo gruppo mi mancherà». Solo il fatto che questi 12 ragazzi abbiamo fatto la storia spazza via questo velo di tristezza. Bravi.

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