Arriva dal Friuli la signora della Formula 1

UDINE. La signora della Formula 1 arriva dal Friuli. Federica Masolin, 31 anni, giornalista di Sky, ha appena cominciato da inviata la quarta stagione al seguito dei bolidi a quattro ruote. Un’esperienza affascinante che l’ha portata a girare il mondo, a conoscere culture, usanze e cucine diverse tra loro. La sua storia parte da Latisanotta, dove è nato il padre, e da Codroipo, paese d’origine del nonno materno. «Io sono nata a Milano, ma i miei hanno radici friulane – racconta Federica –. Tutte le estati della mia infanzia le ho trascorse a Lignano. Mio padre Flavio e mia madre Franca sono tifosissimi dell’Udinese, hanno l’abbonamento e due volte al mese si mettono in macchina verso il Friuli. Tra i due la più scatenata è sicuramente mamma».
Federica, da dove nasce il suo rapporto con lo sport?
«Papà non lo ammetterà mai, ma avrebbe voluto un figlio maschio. Avevo quattro anni quando è nata mia sorella Laura e io, essendo gelosa, pur di stare con papà, lo seguivo a qualunque manifestazione sportiva. Sono andata a San Siro con il cappellino con le treccine di Gullit, al Gp di Monza, a vedere Offshore. L’Udinese da giornalista l’ho seguita in qualche trasferta: ricordo Novara, Catania, Empoli, Firenze».
Giornalista per caso, passione o cos’altro?
«Lavoro a Sky da dieci anni, ci sono arrivata facendo uno stage, prima scrivevo qualcosina sui giornali locali, ma niente di che. Lo sport è sempre stata la mia passione: ci vedo impegno, sacrificio, la voglia di migliorarsi sempre e comunque. Oggi la Formula 1 non la cambierei con nessun altra disciplina: ti interfacci con colleghi di tutto il mondo. Ogni Gp è come una piccola Olimpiade».
C’è un po’ di rivalità, competitività nel mondo dei giornalisti? Ed è più forte tra le donne o tra gli uomini?
«Sì, ce n’è e credo anche che sia normale, ma non farei distinzioni. Anche se lavoro in mezzo a tanti uomini, non faccio le moine. Cerco di essere me stessa. La competitività credo sia stimolante, ti porta a migliorarti. L’importante è non essere invidiosi: io ho un brutto carattere, ho mille difetti, ma non sono invidiosa».
Sky con l’acquisto dei diritti della Formula 1 offre un prodotto giovane, innovativo. L’interattività con il pubblico vi porta spesso a improvvisare...
«Sì. Il paddock è un po’ come un salotto e l’idea è quella di aprire la porta di casa alla gente. Io sono lì, vedo tante cose, anche quelle che le telecamere non colgono e cerco di raccontarne il più possibile».
I suoi compagni di viaggio sono Villenueve e Valsecchi. Il pregio del primo è quello di dire sempre ciò che pensa.
«Sì, e ogni tanto quando comincia mi chiedo: ma dove vuole andare a parare? Per lui parlare con un tifoso o con Toto Wolff è la stessa identica cosa. Con Verstappen è stato durissimo. Jacques è legato alla Formula 1 di una volta, sostiene che ai suoi tempi bisognava fare la gavetta e oggi no. Ma è anche convinto che con il cambio di regolamento si tornerà indietro».
E Valsecchi?
«É un “animale” televisivo. Parla davanti alla telecamera senza filtri, il suo obiettivo è proporre un prodotto comprensibile a tutti. Le risposte che abbiamo sono buone: dicono che il pubblico della F1 è vecchio, la tendenza è quella di svecchiarlo».
Lei con il suo lavoro gira il mondo. Quali sono i paesi dove torna più volentieri?
«L’Australia perché è un po’ come il primo giorno di scuola, il Canada perché il posto è stupendo e Montreal vive l’evento in maniera strepitosa: la città è chiusa al traffico e c’è una spettacolarizzazione americana, ma in stile europeo. E poi amo Abu Dhabi per il caldo».
L’aneddoto più curioso da raccontare?
«A novembre ad Abu Dhabi ho simulato un pit-stop con la macchina di Grosjean. Salire su una F1 è stato incredibile: non si ha idea dello sforzo fisico cui sono sottoposti i piloti per guidare queste auto. É pazzesco».
Dove si mangia meglio?
«Io amo la cucina orientale, mi piace il manzo di Kobe».
La nuova frontiera della Formula 1 si chiama Russia e Azerbaigian. Funziona?
«Sochi è una parte di Russia un po’ strana, quasi mediterranea. L’ho conosciuta alle Olimpiadi. La tradizione, come in tutti gli sport, conta: credo ci voglia un po’ di tempo».
Federica, il pilota più rock?
«Senza dubbio Hamilton».
E il più lento? Non in pista, ovviamente...
«Forse Grosjean. É tranquillo, parla sempre a bassa voce e porta sempre con sè le foto della sua famiglia».
Il pilota più disponibile?
«Devo dire che lo sono tutti».
Ma una volta ha visto mai Raikkonen sorridere?
«Raramente, ma succede. Soprattutto quando nel paddock arriva suo figlio Robin».
E quella volta che Arrivabene, direttore della Ferrari, si è arrabbiato in un’intervista post-gara?
«Ogni tanto può succedere. Le domande a caldo non hanno come obiettivo mettere in difficoltà qualcuno, ma raccontare l’emozione del momento».
Dopo anni di dominio Mercedes, sarà la volta buona per vedere una Ferrari competitiva?
«Sono ottimista e dico di sì. Credo che con i nuovi regolamenti ci sarà un rimescolamento delle carte. Però per avere le idee più chiare dovremo aspettare le prime tre-quattro gare. Spero ci sia sempre lotta in pista».
Come la mettiamo con questi piloti della Ferrari da tanti anni alla Rossa ma che non parlano ancora italiano?
«Vettel lo parla. Alle volte risponde anche nella nostra lingua, altre no. Ma lo capisce molto bene grazie anche al suo passato in Toro Rosso».
Le è mai capitato che qualcuno, sui social, andasse un po’ oltre negli apprezzamenti?
«Qualche cretino in giro c’è sempre, ma è raro. A me fa molto piacere ricevere i complimenti delle donne, perché significa che passo per quello che sono».
Sarà la prima stagione della Formula 1 post Ecclestone. Cambierà qualcosa?
«Nell’immediato credo di no. Penso si proseguirà sulla strada del business e della spettacolarizzazione dell’evento».
Il vostro opinionista Leo Turrini, dopo l’elezione a sorpresa negli Stati Uniti di Trump, ha istituito il premio “The Donald”, da assegnare al pilota sorpresa di ogni Gp. Chi vincerà il “The Donald” in Australia?
«Nessun pronostico. Lascio volentieri l’incombenza della scelta a Leo e ai suoi compagni di viaggio».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto