Assalto ceco al pulmino paura per i tifosi friulani
LIBEREC. Oltre la beffa il danno in casa bianconera. Non fosse bastata l’eliminazione dall’Europa League, il peggio per i tifosi friulani è arrivato prima del fischio d’inizio quando una ventina di ultrà cechi ha assalito un pulmino di supporter bianconeri che si stava tranquillamente dirigendo allo stadio “Nisy”. Arrivati nei pressi dell’impianto di Liberec sono stati fatti deviare dagli steward in un parcheggio separato rispetto a quelli adiacenti agli ingressi. E in quel momento, poco prima di entrare allo stadio, è cominciato l’assalto da parte di una ventina d’invasati che, armati di sassi e bottiglie di vetro, hanno devastato il pulmino, distruggendo il parabrezza anteriore del mezzo e spaventando, per fortuna senza conseguenze fisiche per nessuno, gli otto tifosi friulani a bordo prima di essere messi in fuga e poter presentare regolare denuncia alle autorità ceche.
Un episodio increscioso che ha rovinato il clima che si respirava in città dalle prime ore del mattino. Bastava, infatti, passeggiare poco prima di pranzo per la piazza del municipio per scorgere decine e decine di tifosi dell’Udinese che si sono sobbarcati i quasi 800 chilometri che separano il Friuli da Liberec, a due passi dal confine polacco, per credere in una rimonta quasi impossibile. C’è chi è partito nella nottata di mercoledì in macchina, attraversando l’Austria, le statali ceche appena varcato il confine, ricordo indelebile di quanto da queste parti fossimo davvero sulla linea divisoria tra l’ex blocco sovietico e il mondo occidentale, e l’autostrada che collega Praga al nord della Boemia. Allegri, attrezzati di tutto punto, ed era sufficiente dare un’occhiata al pullman dell’Udinese club di San Daniele per accorgersene con il corollario di vivande al seguito e magliette “Noi ci crediamo”, nei tifosi friulani si leggeva la volontà di credere ad una “remuntada” che appariva difficile. E nulla si può imputare loro nemmeno nello spicchio di “Nisy” riservato dallo Slovan Liberec ai tifosi ospiti. Da quell’angolo si è cantato, incitato, creduto ai miracoli per tutta la gara. O quantomeno sino al 27’ del secondo tempo. Sino all’espulsione di Pereyra. Perché lì, davvero, anche il più inguaribile degli ottimisti si è rassegnato al dover salutare l’Europa e le “scampagnate” in giro per il vecchio continente.
Mattia Pertoldi
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