L’Asu ha fatto la storia dello sport a Udine: l’associazione compie 150 anni

Traguardo importante per il sodalizio che ha attraversato il Novecento crescendo migliaia di atleti e appassionati. Il presidente Nutta: «In ogni famiglia udinese un tesserato»

Alessia Pittoni
L’attuale sezione scherma dell’Asu
L’attuale sezione scherma dell’Asu

«Non credo di sbagliarmi di molto se affermo che in quasi ogni famiglia di Udine c’è stato in passato o c’è ora un o una atleta appartenente all’Asu».

Una tesi, quella del presidente dell’Associazione Sportiva Udinese, Alessandro Nutta, difficile da confutare nell’anno in cui il club bianconero taglia il traguardo dei 150 anni di attività.

 


L'Associazione sportiva Udinese compie 150 anni, il presidente Nutta: "Cresciuti insieme alla città"

Un compleanno importante per l’associazione che fa parte da sempre del tessuto sociale della città.

Il presidente

Oltre che numero uno del club, Alessandro Nutta rappresenta la voce e memoria di cinquant’anni di storia dell’Asu, un terzo del totale. «Mi iscrissi alla sezione scherma nel 1975 – ricorda – dove gareggiai fino ai vent’anni. All’inizio degli anni Novanta rientrai in società, questa volta nel consiglio direttivo, sempre della sezione scherma, di cui successivamente fui presidente. Quando nacque la Polisportiva ne diventai prima vicepresidente e poi, nel 2016, presidente».

Il presidente Alessandro Nutta e la prima squadra udinese che prese parte al concorso nazionale ginnico di Roma nel novembre 1889
Il presidente Alessandro Nutta e la prima squadra udinese che prese parte al concorso nazionale ginnico di Roma nel novembre 1889

I luoghi

La storia dell’Asu può essere letta anche attraverso la cornice che l’ha ospitata. «La società è stata sempre orientata verso le discipline della scherma e della ginnastica – spiega – ma fino a quando la sede è stata quella di Largo Ospedale Vecchio, lo sport è stato inteso a un livello quasi pionieristico. Si tratta di un periodo molto lungo, che comprende anche gli anni delle Guerre Mondiali e fino a metà degli anni ’70 quando ci trasferimmo all’interno dello Stadio Friuli, che era stato da poco inaugurato, dove vennero individuate due zone, una per la ginnastica e una per la scherma. Nei primi anni Duemila, invece, quando prese piede la sezione ritmica, prendemmo in affitto anche la palestra del liceo classico Stellini. Nel gennaio 2012 ecco il trasferimento di tutta l’Asu nell’impianto di via Lodi che ospita oggi la sede della società e gli spazi per tutte le nostre attività».

Precursori

L’Associazione sportiva Udinese è stata una delle prime realtà sportive del territorio. «Anche il tiro a volo ha una grande tradizione in città – prosegue – ma credo che i primi in città siamo stati noi anzi, molte delle discipline poi praticate, dal calcio all’atletica, sono nate da una nostra costola».

Passato recente

Un altro passaggio importante, in casa Asu, è stato, nell’ultimo decennio, il progressivo miglioramento organizzativo e amministrativo. Ancora Nutta: «Ci siamo trasformati in una realtà strutturata ed è stato un investimento necessario per poter fare sport di alto livello. Anche per questo le recenti novità normative che hanno interessato le società sportive si sono ben inserite in un contesto che era già pronto ad accoglierle». 

Passione

È l’ingrediente che ha portato l’Asu a cavalcare due secoli. «Avvicinandoci a questo traguardo – precisa Nutta – ci siamo chiesti più volte quale potesse essere il segreto di questa longevità. In questi mesi, nei quali si dipaneranno diverse iniziative legate all’anniversario, ci piacerebbe ritrovare e mostrare, attraverso immagini e testimonianze, i valori e la tenacia che hanno portato l’Asu fino a qui. Credo che si tratti di passione, di amore e di identità».

Guerre e ricostruzione

«Guardando al passato – prosegue il presidente – credo che i periodi peggiori che la società abbia attraversato siano quelli delle due Guerre Mondiali, nei quali l’attività è stata interrotta. Posso solo immaginare il dramma del conflitto e la necessità di bloccare una società che aveva già molti decenni sulle spalle disgregando gruppi che non sapevano se si sarebbero incontrati ancora».

Dopo il buio c’è stato, invece, il sole. «Pensando alle soddisfazioni maggiori che hanno riguardato la storia del club – sottolinea Nutta – non mi vengono in mente risultati ottenuti in pedana, medaglie o coppe vinte, piuttosto la soddisfazione e la determinazione di voler rimettere assieme i pezzi dopo le guerre. Una sensazione che abbiamo provato in prima persona dopo la pandemia. Anche se l’interruzione dell’attività per il Covid è durata qualche mese, è ancora vivo in me il ricordo della voglia di ricominciare e dello stimolo nel trovare le soluzioni migliori e più sicure in termini di distanziamento o sanificazioni degli ambienti. Pensavamo che la pandemia ci avrebbe indebolito invece, a settembre 2020, eravamo già in grado di riprendere a pieno regime».

Il futuro

«Ho un solo grande augurio da fare a questa società – precisa il presidente – vale a dire che continui a trovare persone con la passione e la dedizione del passato, in grado di capire l’importanza dello sport e di questo club nella vita sociale degli udinesi oltre che i valori che l’hanno caratterizzato in questi primi 150 anni».

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