Basket A2, famiglia Dell’Agnello al bivio: «Papà, sabato devo batterti»

CIVIDALE. Tutta in famiglia la sfida crocevia di questo Girone Rosso per Cividale e Rimini. Uno di fronte all’altro, si sfidano i Dell’Agnello: Giacomo e papà Sandro, generazioni a confronto.
Il primo, colonna di una Gesteco reduce dal bel successo su Forlì; quindi lui, “Sandrokan”, l’Azzurro argento agli Europei del ‘91, vincitore di uno storico scudetto in quell’anno, a Caserta (29 punti in gara 4 contro Milano, 30 in gara 5), e di una Coppa Italia, tre anni prima, sempre in Campania. Da Livorno al PalaFlaminio, sabato il nuovo, acceso, incontro fra padre e figlio. A parlarne, proprio quest’ultimo.
Sarà questa la prima volta per voi da avversari su un campo di gioco?
«Esatto, abbiamo sempre seguito l’uno le partite dell’altro, ma senza mai trovarci né contro né insieme».
Che ricordi ha di suo padre giocatore?
«Ho un aneddoto che è legato alla vittoria dello Scudetto contro Milano. Premesso che sfido a trovare un italiano in grado di fare 59 punti nelle due partite più importanti della sua carriera, l’episodio risale al post gara. Invasione di campo, lui Mvp, viene intervistato e la prima cosa che fa è salutare mia mamma e annunciare che a giorni sarebbe nato mio fratello. Questo fa capire quanto sia legato alla famiglia».
Che peso ha avuto suo padre nella sua carriera cestistica?
«Da bambino mi pesava molto, perché ero “sfigato” fisicamente, non ero bravo. Mi allontanai persino dal basket. Poi, crescendo, ho imparato a conviverci e ora sono molto orgoglioso del cognome che porto: mi è stato da esempio e da spunto per la mia carriera».
Da quando suo padre è a Rimini, la squadra si è risollevata.
«Ero sicuro che sarebbe successo, non tanto perché sono suo figlio, ma perché lui è molto bravo nel creare la giusta alchimia nello spogliatoio. Secondo me, Rimini aveva bisogno di questo».
Ha avuto modo di confrontarsi con suo padre sulla gara di sabato?
«Spesso, aspettavamo questa partita da quando ha firmato per Rimini. Da Livorno arriveranno macchine di nostri parenti, cosa mai successa da quando ho iniziato a giocare. La viviamo con entusiasmo, non vediamo l’ora.
L'altro giorno, per esempio, ero un pochino influenzato: gli ho scritto chiedendogli se fosse stato lui ad avermi mandato il virus. Risposta: “in campo vale tutto”. Quando c’è di mezzo il vincere, padre-figlio non esiste».
E sabato voi punterete a vincere.
«Vogliamo fare una gara fotocopia di quella con Forlì, come atteggiamento, come voglia. Siamo carichi».
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