Basket, Udine batte Avellino ed è prima in classifica

Missione compiuta: l’Old Wild West è sola in vetta, Rimini è due punti dietro, poi Cividale e Cantù

Antonio Simeoli

Rimini due punti dietro, la super Cividale a meno 4, Cantù addirittura a sei, dietro le altre. Avessero detto al mondo Apu che a inizio febbraio la classifica della serie A2 sarebbe stata questa avrebbero messo firma. È successo, Udine battendo (a fatica) Avellino 100-89, adesso guarda tutti dall’alto in basso. Non ha vinto niente, ha preso 89 punti in casa da Avellino, senza Hickey e Ikangi sarebbe finita male, ha davanti quattro trasferte chiave, la prima a Forlì domenica, poi ci saranno Milano, Rieti e Pesaro, per non parlare delle sfide in casa con Rimini e Cantù, ma ha il destino nelle proprie mani.

E in un campionato dove la prima sale subito di categoria e con una squadra infarcita di gente che ha già vinto e quindi sa come si fa, mica è una cosa da poco. Basterà far tesoro anche del match di ieri sera.

Avellino, sostenuta da una ventina di rumorosi tifosi (applausi), non è solo Mussini, che in Friuli ha vinto una Coppa Italia, qui ha lasciato il cuore e doveva restare, ma tanto altro. In una serata dove tutti si aspettano al Carnera vittoria e vetta solitaria.

Se l’aspettano e hanno un brutto vizio: rumoreggiare al primo canestro sbagliato o alla prima cosa che non va. Signori, non è una stecca in un’opera lirica, è sport il basket dove vince non chi fa più cose belle ma spesso meno errori dell’avversario. Invece no, giù fischia al povero Bruttini che in avvio sbaglia due gancetti.

Nel primo quarto dell’Apu c’è tanta presunzione: siamo più forti, prima o poi iniziamo a difendere e vinciamo. La cosa peggiore. Infatti Mussini e l’Usa Lewis guidano le danze e Vertemati deve spiegare ai suoi che, forse, in diretta Rai è meglio evitare di mostrare il lato oscuro della sua squadra. Il coach ci riesce, come spesso accade, l’Apu entra in partita sul 10-16 a 2’ dalla fine del primo quarto che chiude sul 18-18 con Pullazi, Da Ros e Caroti che dalla panchina portano una vagonata di punti e soprattutto intensità.

Viva la Rai cantava 40 anni fa Renato Zero, quando la tv di stato aveva il monopolio, non come la serie A2 che non riesce a trovare un padrone, tutti perdono con tutti e Udine, zitta zitta, prova ad approfittarne. Per farlo, però, serve innanzi tutto fermare i lunghi di Avellino. Bortolin, ben innescato da Mussini, argentino e nato del paese degli emigranti friulani, sembra Anthony Davis, passato dai Lakers a Dallas nello scambio con Doncic e fa danni. Quel che è successo con Brindisi lo ricordano tutti. All’intervallo, con questi crucci, Udine va sul 46-41. Se l’attacco va, la difesa no.

Ma metà l’Apu aveva 24 punti dalla panchina, Avellino 5. Uno dei panchinari è Ikangi, l’uomo in più. Bracca Mussini segna da tre, averne così. Due triple di Iris, il veterano Bruttini indossa la sottomaglia, che per lui è una specie di corazza, che fa passo incrocio da manuale e lotta come un leone e si prende (finalmente) applausi, persino una tripla di Johnson, un’altra di Hickey, che gioca da altra categoria. E la difesa, con Bortolin che non fa più il Davis. Avellino, si stacca. Fine terzo quarto: 70-60. Con Mussini e Lewis, e una marea di orgoglio, gli irpini si riportano anche fino a meno 6, e fanno soffrire l’Apu che se la cava con Hickey (23 punti su 25 nel secondo tempo) e Ikangi, i migliori on fire. Un tifoso accanto a noi grida: «Ma basta difendete». Epoi «Pagliaccio», a Johnson che non prende un rimbalzo. Vittoria e primato, ma con tifosi così forse è meglio non andarci in A1. Riflettete gente, riflettete

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