Bertotto: «Di Natale? Un talento allo stato puro»

Il capitano di ieri consiglia quello di oggi: «Se giochi ancora vai all’estero»
ANTEPRIMA Udine 24-11-2010 libro bertotto
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UDINE. Bertotto, ci parla del Di Natale affrontato da avversario?

«Uno di quei giocatori che mi stimolava. Aveva fantasia, imprevedibilità, cambiava idea mille volte nell’arco di un secondo. La preparazione mentale doveva essere di alto livello. Come compagno, poi ha confermato tutte le sue qualità».

Il suo ingresso in spogliatoio?

«Ricordo un ragazzo timido, riservato, poco esuberante. Con gli anni è cambiato, uno diventa uomo e acquista maggiori sicurezze».

I suoi gol più belli nei due anni in cui ha giocato assieme?

«Quello al Siena con un destro a giro alla Del Piero, e poi quello con il Milan che lasciò di sale Dida. Il talento è sempre stato il suo marchio di fabbrica, l’allenamento ti permette di affinare certe giocate ma il talento o ce l’hai o non ce l’hai. Punto».

Ai suoi tempi Di Natale faceva l’attaccante di sinistra nel tridente o la seconda punta. Avrebbe mai immaginato che diventasse un bomber spietato?

«Il gol era nel suo dna. Era inevitabile che con il passare degli anni un giocatore con quelle caratteristiche venissi avvicinato alla porta. Quando ce l’ha davanti diventa formidabile».

Che tridente quel tridente: Di Michele, Iaquinta e Di Natale...

«Attaccavano tutti e tre la profondità con forza e qualità e per i difensori era davvero dura stargli dietro. Iaquinta ci metteva più forza, gli altri due le loro straordinarie qualità tecniche. Anche Di Miche aveva un piedino che ve lo raccomando...».

Domenica saera sarà allo stadio per Udinese-Carpi in quella che sarà la sua ultima gara in bianconero?

«Può darsi».

Che cosa si sente di suggerirgli per il futuro?

«Non credo voglia smettere. Fossi in lui andrei a fare un’esperienza all’estero in un mondo nuovo per il tempo che vuole lui per deliziare con le sue giocate altre platee».

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