"Buon compleanno all'amico Gianpaolo": gli auguri di Galliani a patron Pozzo

Udinese, l’ex ad del Milan e l’amicizia col patron che lunedì 25 compie 79 anni. «Le trattative con lui e Gino sono state sempre le più difficili»
Udine 25 Aprile 2015. Calcio Serie a. Udinese- Milan. © Foto Petrussi / Petrussi Diego
Udine 25 Aprile 2015. Calcio Serie a. Udinese- Milan. © Foto Petrussi / Petrussi Diego

UDINE. La richiesta è una sola: evitare l’attualità, con il Covid-19 e tutto quello che ha comportato per il mondo del calcio. Del resto Adriano Galliani la sua l’ha detta già da tempo e la proposta era stata particolarmente intelligente: «Riprendiamo i campionati a settembre e poi giochiamo il prossimo durante l’anno solare 2021».

No, niente coronavirus. Adriano Galliani, oggi amministratore delegato del Monza e per 29 anni (dal 1986 al 2017) con la stessa carica al Milan, apre l’album dei ricordi ripercorrendo la sua lunga amicizia di lavoro e non solo con il patron dell’Udinese Gianpaolo Pozzo che lunedì 25 compie 79 anni.

«Tanti auguri all’amico Gianpaolo», esclama un Galliani più frizzante che mai e con una memoria di ferro. Sono tanti i ricordi in 34 anni di attività che lo legano all’Udinese e alla famiglia Pozzo che ha visto vidimare la conquista del preliminare Champions League due volte su tre, nel 2005 e nel 2011, all’ultima giornata proprio con il Milan.

Galliani, il suo primo ricordo di Gianpaolo Pozzo?

«Tra noi è nata subito una simpatia reciproca. Ci si incontrava in occasione delle partite tra Milan e Udinese, negli ultimi anni ci vediamo anche in vacanza a Ibiza. Siamo vicini di ombrellone io e Gianpaolo».

Sull’asse Udine-Milano è nato più di qualche affare. Il più importante è quello riguardante Oliver Bierhoff.

«Pozzo è un abile imprenditore che ha trasportato le sue conoscenze nel mondo del calcio. Io ho fatto l’amministratore delegato del Milan dal 20 febbraio del 1986 al 13 aprile del 2017 e le trattative più difficili sono state quelle con l’Udinese.

Lo dico in senso buono: terribile fare affari con i Pozzo. Quando trattatavi con Gianpaolo e pensavi di aver raggiunto l’accordo, il giorno dopo ti richiamava dicendo che così non andava bene.

Allora chiamavi Gino, sembrava tutto a posto e il giorno dopo arrivava la telefonata di Pozzo junior che affranto sosteneva che il padre non era sulla stessa lunghezza d’onda. Avete presente i telefilm americani con il poliziotto buono e quello cattivo? Ecco, i due Pozzo sanno recitare bene quella parte: uno è Starsky, l’altro è Hutch».

Come nacque, invece, la scelta di Zaccheroni?

«Fu una idea tutta mia. Noi qualche anno prima puntammo su un allenatore, Sacchi, che non aveva mai allenato in A. Detto che non ci siamo mai fatti condizionare dal curriculum, Alberto aveva fatto molto bene con l’Udinese portandola al terzo posto e a me piaceva da matti come giocavano i bianconeri».

E fu subito scudetto, il più inatteso, forse della storia del Milan.

«Eravamo reduci dalle due stagioni peggiori della gestione Berlusconi: un decimo e un undicesimo posto con Sacchi e Capello in panchina. Braida mi disse che Zac aveva già firmato con un’altra squadra, alzai il telefono e chiamai Alberto: era libero e trovammo l’accordo in poco tempo».

Ha citato Braida, friulano di Precenicco e colonna portante del Milan berlusconiano.

«Ariedo lo conosco da novembre del ’75 quando lo scambiammo nel mercato di novembre con Peressin che andò al Palermo e lui venne al Monza. Un mese dopo venimmo a vincere a Udine per 1-0, si giocava ancora al Moretti. A fine stagione fummo promossi in B.

Ariedo, terminata la carriera nel Sant’Angelo Lodigiani, venne a fare il ds al Monza, nel 1984 lavorò all’Udinese, poi quando Berlusconi prese il Milan mi raggiunge in rossonero. Il presidente voleva Italo Allodi come ds e mi ripeteva sempre: “Ariedo? ma Ariedo chi?”.

Alla fine la spuntai io. Braida ha fatto un lavoro straordinario, ha portato tanti campioni al Milan. Lo considero come un fratello».

Ritorniamo ai Pozzo. Ci racconta qualcosa su Gino?

«Dirigente pazzesco, di grande arguzia. L’ha confermato anche in Inghilterra. Sono stato ospite della famiglia a Londra in occasione della finale di FA Cup del 2019 tra City e Watford. Ero l’unico italiano a tavola con i Pozzo, questo per dire l’amicizia che ci lega.

Ma conosco bene anche la signora Giuliana, che mi invitò a Grado in occasione del premio “Sedia d’oro” e la figlia Magda che ogni estate organizza a Ibiza la festa più bella dell’isola».

Pozzo, dopo che Berlusconi ha ceduto il Milan, è il presidente più longevo della A. Il fatto di avere una società di provincia lo aiuta nel resistere più facilmente rispetto a un Berlusconi o un Moratti?

«Rispondo così: dico che è incomprensibile come un paio d’anni fa Pozzo sia stato vittima di una contestazione da parte della piazza. L’Udinese è in A da 25 anni, è andata in Champions League, ha giocato a Liverpool, avete uno degli stadi più belli d’Italia. I friulani se lo devono tenere ben stretto un presidente così».

Prima dell’affare Bierhoff-Helveg, fu l’Udinese a prendere un paio di giocatori al Milan: Stroppa prima e Thomas Locatelli poi.

«In quegli anni la nostra squadra era straordinaria, in rosa avevamo cinque dei primi dieci classificati del Pallone d’oro e molti ottimi giocatori come Stroppa e Locatelli per giocare con continuità dovevano andare altrove. Stroppa, va ricordato, giocò e segnò nella finale della Coppa Intercontinentale».

Nell’estate del 2005 il Milan acquistò Jankulovski dall’Udinese.

«In realtà lo prendemmo a gennaio lasciandolo in prestito in Friuli. Marek si infortunò nella semifinale di Coppa Italia con la Roma: lesione ai legamenti della caviglia dopo un’entrata di Candela, se non erro. Rispettammo l’accordo e lo acquistammo. Poi Marek nel 2007 vincerà Champions League, Supercoppa Europea, segnando nella finale con il Siviglia e Intercontinantale. E lo scudetto del 2011».

Quello con Allegri in panchina. Allegri, il pupillo di Giovanni Galeone...

«Ma lo sa che a fine anni ’50 io e Galeone abbiamo frequentato la stessa scuola? Eravamo all’Istituto Mosè Bianchi, Giovanni giocava nel Monza. Ci siamo sentiti la scorsa settima a e ci siamo dati appuntamento a Livorno per una cena con Allegri e il nuovo direttore del Tg 3 Mario Orfeo, tifoso del Milan e grande estimatore di Max».

Il primo acquisto del Milan dell’era Berlusconi fu Angelo Colombo dall’Udinese.

«Esatto, ma il presidente era ancora Lamberto Mazza, i Pozzo sarebbero arrivati un paio di mesi dopo. Colombo, voglio sottolinearlo, fu titolare nelle due finali di Coppa dei Campioni vinte a Barcellona e Vienna contro Steaua Bucarest e Benfica».

San Siro, abituato ai piedi fatati di Van Basten, mugugnava per alcune giocate di Bierhoff. I fatti, però, dettero ragione a Oliver.

«Che da buon tedesco andò dritto per la sua strada. Fu decisivo con i suoi 20 gol nella stagione dello scudetto e senza la sua rete di testa a Perugia il titolo lo avrebbe vinto la Lazio. E comunque guardate che gli attaccanti si comprano guardando l’almanacco Panini: Bierhoff, come Inzaghi, di gol ne ha sempre segnati tanti».

L’ha sorpresa la carriera fatta da Bierhoff nella federazione tedesca?

«Assolutamente no. Il ragazzo, che arrivava da una famiglia importante, ha sempre avuto una spiccata intelligenza, il padre è stato un manager di livello».

Un altro friulano che ha vissuto momenti importanti al Milan è Ganz.

«Maurizio fu uno dei protagonisti dello scudetto del 1999. Nelle ultime gare segnò gol decisivi. Quello che mi è rimasto più impresso lo fece alla Sampdoria. Minuto 93, Ambrosini che non ha mai battuto un corner in vita sua, lo calciò perché non c’era più tempo e in mischia Maurizio calciò segnando, grazie anche a una deviazione, la rete del 3-2. In quel momento capimmo davvero che lo scudetto era possibile».

C’è stato un affare mancato in tutti questi anni tra il Milan e l’Udinese?
«Sì, quello di Zielinski. Nel 2016 abbiamo fatto il possibile per portarlo in rossonero, ma dalla stagione prima non eravamo più liberi di fare mercato e alla fine il ragazzo andò al Napoli. Zielinski, però, era un giocatore che ci piaceva tantissimo».

Di Natale nel 2010 rifiutò la Juventus. Avete mai fatto un pensierino a lui?

«Totò è stato un giocatore straordinario, divertente, bellissimo da vedere, ma in quel ruolo noi abbiamo avuto altrettanti grandi giocatori da Ibrahimovic a Cassano, da Ronaldinho a Robinho».

In conclusione, quale augurio vorrebbe fare a Gianpaolo Pozzo per il suo 79º compleanno?

«Di continuare così, di restare per tanti anni in serie A con l’Udinese. Mi piacerebbe tra un anno ritrovarlo avversario con il Monza, ma questo è un augurio più per il sottoscritto che per lui. Gianpaolo, sotto la sua gestione, ha fatto la storia a Udine». —

 

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