Cade il fortino Carnera: l’Apu sconfitta da Brindisi 79-90

Tre quarti in parità poi i pugliesi hanno la meglio grazie a talento e fisicità. Prima della palla a due il minuto di silenzio dedicato a Praja Dalipagic

Antonio Simeoli

Scivola in casa per la prima volta l’Old Wild West, incartata da una signora squadra, Brindisi, che chi incontrerà ai play-off saranno dolori. Doveva accadere prima o poi di perdere in casa per Udine, è accaduto per ko-tecnico. Finisce 79-90. Brindisi, fisica e atletica, ha messo granellini di sabbia negli ingranaggi della banda di Vertemati dai primi minuti. Il campionato è lungo, perdere si può, rialzarsi si deve. Presto, già mercoledì la trasferta di Vigevano non sarà una passeggiata di salute.

Suonano le campane dei Rizzi, parte il minuto di silenzio dedicato a Praja Dalipagic andatosene a 73 anni. Poi il grande applauso del Carnera. Ora ci provano Hickey, Alibegovic e Vertemati a portare in Serie A1 l’Apu, 41 anni fa ci riuscì la Gedeco trascinata dal baffo che quando tirava non sbagliava mai.

 


Al Carnera minuto di silenzio e applausi per ricordare Dražen Dalipagić

C’è Brindisi, squadra che ha meno punti in classifica che talento. Bucchi, con Vildera e Ogden (super), se la gioca con i carrarmati, poi ci sono De Vico, o il nuovo Usa Brown, insomma i pugliesi son forti. La partita è bella, Ogden fa discreti danni, ma era prevedibile perché è uno dei più bravi americani del campionato, così come Johnson dall’altra parte, che va a canestro con una vera e propria magia in palleggio ma poi calerà. Primo quarto: 22-22. Si vede in campo il nuovo acquisto Pepe, altro tassello per provare a vincere. Quando l’altro ex di turno Fantoma schiaccia in tap-in, è chiaro come Bucchi, che ha una squadra fisica e atletica come poche, abbia imbrigliato la Vertematiband. Così, mentre in curva spunta uno striscione “Malagoli nel cuore” (giocò a Brindisi), l’Apu perde palla per non riuscire a fare la rimessa in 5 secondi. Incartata con quel gioco dentro-fuori e quei tagli sulla linea di fondo che fanno male, Udine va all’intervallo sotto 37-39. I rebus sono fatti per essere risolti. E Brindisi è la prova provata di quel che significherebbe per l’Apu vincere il campionato in aprile: evitare di arrivare ai play-off stremati e delusi dopo la caccia al primo posto e pescare una squadra così, forte e affamata. La partita è lì. Il presidente Pedone, che scende in campo ad accogliere la Rugby Udine, approfitta: «Date una mano ai nostri ragazzi, la partita è dura».

Si riparte: 15-4 di parziale, Alibegovic onora il baffo di Mostar con due triple. Illusion canta Dua Lipa: Brindisi non cede, anzi. E sempre con quei tagli sulla linea di fondo, battono colpi Vildera, De Vico e Laquintana, decisivo al paroi di Ogden, che riportano a contatto gli ospiti, anche perché Udine si mangia valanghe di tiri liberi. Da Ros con 6 punti di fila dà ossigeno ai suoi: 63-58 a fine terzo quarto. È l’ultima fiammata.

Perchè Brindisi resta incollata alla partita e se la va a prendere. Il quarto fallo di Johnson complica le cose, sotto canestro Brindisi costruisce le sue fortune. E l’Apu è in bonus a 7’ dalla fine. I pugliesi mettono la freccia con la tripla del 65-67 di Laquintana a 6’48” dalla fine. Si mette male. Del Cadia, quello che non ti aspetti, con due gancetti mette 4 punti di margine tra le due squadre. L’Apu è incartata, Ogden è devastante, Ogden è devastante (25 punti alla fine), si scioglie e va diretta verso la prima sconfitta in casa della stagione, anche troppo ampia per quanto visto. Prima o poi doveva accadere, il modo in cui è accaduto, 32-16 il ko nell’ultimo quarto, 90 punti subiti in casa non da Apu, confermano quanto maledettamente complicato sia vincere questo campionato. —

 

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