Cade il fortino Carnera: l’Apu sconfitta da Brindisi 79-90
Tre quarti in parità poi i pugliesi hanno la meglio grazie a talento e fisicità. Prima della palla a due il minuto di silenzio dedicato a Praja Dalipagic
Scivola in casa per la prima volta l’Old Wild West, incartata da una signora squadra, Brindisi, che chi incontrerà ai play-off saranno dolori. Doveva accadere prima o poi di perdere in casa per Udine, è accaduto per ko-tecnico. Finisce 79-90. Brindisi, fisica e atletica, ha messo granellini di sabbia negli ingranaggi della banda di Vertemati dai primi minuti. Il campionato è lungo, perdere si può, rialzarsi si deve. Presto, già mercoledì la trasferta di Vigevano non sarà una passeggiata di salute.
Suonano le campane dei Rizzi, parte il minuto di silenzio dedicato a Praja Dalipagic andatosene a 73 anni. Poi il grande applauso del Carnera. Ora ci provano Hickey, Alibegovic e Vertemati a portare in Serie A1 l’Apu, 41 anni fa ci riuscì la Gedeco trascinata dal baffo che quando tirava non sbagliava mai.
C’è Brindisi, squadra che ha meno punti in classifica che talento. Bucchi, con Vildera e Ogden (super), se la gioca con i carrarmati, poi ci sono De Vico, o il nuovo Usa Brown, insomma i pugliesi son forti. La partita è bella, Ogden fa discreti danni, ma era prevedibile perché è uno dei più bravi americani del campionato, così come Johnson dall’altra parte, che va a canestro con una vera e propria magia in palleggio ma poi calerà. Primo quarto: 22-22. Si vede in campo il nuovo acquisto Pepe, altro tassello per provare a vincere. Quando l’altro ex di turno Fantoma schiaccia in tap-in, è chiaro come Bucchi, che ha una squadra fisica e atletica come poche, abbia imbrigliato la Vertematiband. Così, mentre in curva spunta uno striscione “Malagoli nel cuore” (giocò a Brindisi), l’Apu perde palla per non riuscire a fare la rimessa in 5 secondi. Incartata con quel gioco dentro-fuori e quei tagli sulla linea di fondo che fanno male, Udine va all’intervallo sotto 37-39. I rebus sono fatti per essere risolti. E Brindisi è la prova provata di quel che significherebbe per l’Apu vincere il campionato in aprile: evitare di arrivare ai play-off stremati e delusi dopo la caccia al primo posto e pescare una squadra così, forte e affamata. La partita è lì. Il presidente Pedone, che scende in campo ad accogliere la Rugby Udine, approfitta: «Date una mano ai nostri ragazzi, la partita è dura».
Si riparte: 15-4 di parziale, Alibegovic onora il baffo di Mostar con due triple. Illusion canta Dua Lipa: Brindisi non cede, anzi. E sempre con quei tagli sulla linea di fondo, battono colpi Vildera, De Vico e Laquintana, decisivo al paroi di Ogden, che riportano a contatto gli ospiti, anche perché Udine si mangia valanghe di tiri liberi. Da Ros con 6 punti di fila dà ossigeno ai suoi: 63-58 a fine terzo quarto. È l’ultima fiammata.
Perchè Brindisi resta incollata alla partita e se la va a prendere. Il quarto fallo di Johnson complica le cose, sotto canestro Brindisi costruisce le sue fortune. E l’Apu è in bonus a 7’ dalla fine. I pugliesi mettono la freccia con la tripla del 65-67 di Laquintana a 6’48” dalla fine. Si mette male. Del Cadia, quello che non ti aspetti, con due gancetti mette 4 punti di margine tra le due squadre. L’Apu è incartata, Ogden è devastante, Ogden è devastante (25 punti alla fine), si scioglie e va diretta verso la prima sconfitta in casa della stagione, anche troppo ampia per quanto visto. Prima o poi doveva accadere, il modo in cui è accaduto, 32-16 il ko nell’ultimo quarto, 90 punti subiti in casa non da Apu, confermano quanto maledettamente complicato sia vincere questo campionato. —
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