Campioni d’Italia e d’orgoglio: il ritorno trionfale del Friuli Venezia Giulia
Dopo la vittoria in Sicilia, tra cori a Giardini Naxos e sprint improvvisati, i giovani protagonisti della Pro Gorizia rientrano a casa accolti da famiglie e tifosi. Una settimana di passione, sorrisi, fatica e unità, raccontata tra foto, sogni e orgoglio friulano

L’avventura siciliana è terminata alle 12.05 quando l’aereo, che riportava in regione i campioni d’Italia, è decollato dalla pista di Catania in direzione Roma. Nella capitale, poi, lo scalo di quattro ore fino al successivo volo atterrato a Trieste intorno alle 18.15: ad attenderlo genitori e amici pronti per riabbracciare i protagonisti di una grande impresa.
Il post partita
La festa, dopo quella sul campo, è proseguita a Giardini Naxos dove la squadra ha alloggiato per l’ultima notte. Cori lungo le strade, con il più gettonato, naturalmente per ricordare a turisti e residenti di essere i campioni d’Italia, prima di una improvvisata gara “clandestina”, correndo sui 100 metri contro alcuni ragazzi del posto, capitanata da Romeo Greco, il difensore della Pro Gorizia che, evidentemente aveva ritrovato benzina e forza per farlo. L’unico rimasto in albergo, visibilmente provato dalla stanchezza fisica, Giovanni Blasizza, crollato nel più profondo dei sonni pochi minuti dopo aver fatto ingresso in camera. «Non sentivo più le gambe da quanti rinvii ho fatto – sorride il portiere – e quando ho visto il letto mi sembrava un miraggio».
Serata libera per tutti, ma nessun eccesso fino al ritrovo ieri mattina per la colazione e il trasferimento all’aeroporto, prima dell’ultimo intoppo a chiudere la settimana vista l’anticipazione, senza preavviso, del volo di rientro.
Nessun problema, ci ha pensato il condottiero della perfetta macchina organizzativa, Gigi Infurna, a risolvere tutto e far imbarcare i ragazzi sull’aereo in perfetto orario.
I tifosi
Un ruolo importante l’hanno giocato anche i rumorosi tifosi presenti in Sicilia nonostante la distanza. Alcuni solo per il girone eliminatorio, altri che, non badando alla scaramanzia, avevano prenotato il volo di rientro solo dopo la fine del torneo. Tra questi Federico Pian (papà di Nicholas) e Andrea Marmoreo (papà di Lorenzo), con quest’ultimo che, originario proprio della Sicilia, ha convocato anche il fratello e il nipote Antonino, uno che in tribuna si fa sentire, eccome. Antonino ha lavorato per alcuni mesi a Monfalcone e il suo urlo “demo muli” con spiccato accento siciliano è qualcosa di meraviglioso.
C’è Lorenzo Stefani (papà di Simone) che fa l’allenatore nelle giovanili e già dopo due giorni ci aveva confidato che «questi ragazzi andranno lontano». Ma c’è anche chi è sceso per vedere le rappresentative dei più “piccoli” e avendo il volo di rientro ieri si è fermata a sostenere i più grandi. Come Walter (papà di Simone Chezza dell’Under 17) oppure Marina e Galiano, i nonni di Daniele Guerra dell’Under 17 stessa.
Marina vorrebbe visitare la Sicilia, non potendo più seguire le gesta del nipote, ma Galiano, macchina fotografica al collo, dice che i colori della regione vanno comunque tenuti alti e c’è un sogno da inseguire: lei lo asseconda. Alla fine di ogni partita si è avvicinato e ci ha consegnato la scheda con le foto scattate: scorrendole si passa rapidamente dalla salita sull’Etna al pallone che rotola. «Eccole qui – ci dice – ai ragazzi farà piacere rivedersi. Non serve mi citiate, l’importante è che i ragazzi vincano». Desiderio esaudito: grazie Galiano per i tuoi scatti e grazie a chi, per una settimana, non ha conosciuto campanilismo, ma è rimasto unito per il Friuli Venezia Giulia.
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