Candellone, un cuore granata per portare in alto i neroverdi
PORDENONE. Lo score dice nove reti, vicecapocannoniere del girone B di serie C: tra i giovani – è un classe 1997 – soltanto Dany Mota della Virtus Entella (gruppo A) ha fatto meglio di lui in categoria. Questi sono i numeri di Leonardo Candellone, attaccante del Pordenone, tra le più belle scoperte dell’annata del team cittadino e dell’intero campionato.
Ma oltre alle cifre, ragguardevoli, che indicano solamente in parte cosa fa il calciatore durante la partita, chi è il centravanti neroverde, scommessa vinta da Matteo Lovisa? Il giocatore del momento lo si può riassumere in tre parole chiave: studio, granata e famiglia.
LE ORIGINI
CL27 – il soprannome dato dall’ufficio comunicazione dei ramarri – cresce sotto la Mole da una famiglia torinese. La sua prima squadra è il Pertusa Biglieri, espressione calcistica del suo quartiere, Nizza Millefonti: la zona è quella del Lingotto.
Qui, nel club in cui giocherà poi anche il fratello Lorenzo, milita sino alla chiamata del Torino: va a rinforzare i granata tra i giovanissimi regionali, allenati da Roberto Fogli, ex portacolori del Venezia. Da allora la scalata sino alla Primavera guidata da Moreno Longo, trainer del Frosinone, vicino ai ramarri nell’estate 2014: con Edera (ora al Bologna), Bonifazi (Spal) e compagni (tra cui Danza, ex neroverde) vince il campionato di categoria nel 2015 battendo la Lazio in finale.
Veste la maglia con lo scudetto la stagione successiva, quando segna 10 reti e conquista la sua prima e unica panchina in serie A: 20 aprile 2016, Roma-Torino 3-2, seduto al fianco di Ventura con il numero 91. È la partita in cui Totti entra all’86’ e nel giro di pochi minuti sigla la doppietta che regala i tre punti ai giallorossi. Il privilegio di vedere da pochi passi il capitano scrivere una pagina di storia. Da qui il salto in pianta stabile nei professionisti: Gubbio, Ternana, Alto Adige (guidato da un ex granata, Paolo Zanetti) e Pordenone. Team con cui sta facendo la differenza.
OLTRE IL CAMPO
È tuttora legato alla sua Torino: appena può, torna. Lo farà anche dopo la partita di domani a Meda, vista la vicinanza. Incontrerà la sua fidanzata, Elisa, che studia Fashion design allo Ied, il fratello che vive ancora in città, dove studia (al Politecnico), e in particolare i genitori che rientrano da Lugano, dove il papà lavora come ingegnere dell’Iveco.
Come i torinesi Doc simpatizza per il Toro e con i granata milita uno dei suoi modelli, il “Gallo” Belotti, con cui si è anche allenato: l’altro suo punto di riferimento è Suarez, attaccante del Barcellona.
A loro si ispira per segnare, lavorare per la squadra e continuare la sua scalata nel mondo pro. Lo sport fa parte della sua vita ancora dopo l’impegno sul campo di calcio: è iscritto alla facoltà di Scienze motorie dell’università telematica Pegaso, l’ideale per chi come lui si sposta in continuazione per lavoro. Sinora ha sostenuto cinque esami e conta di laurearsi presto.
Sa che il percorso di studi è importante perché è consapevole che la carriera da calciatore non durerà all’infinito. Ragazzo intelligente e responsabile, vuole però prima sfondare sul rettangolo: la strada intrapresa, visti i valori che lo animano, è quella giusta.
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