Capitan Cortese: «La Gsa crede in me, per ripagarla serve una grande stagione»

UDINE. Un’estate di sacrifici per preparare la stagione del riscatto. È un Riccardo Cortese molto determinato, quello che si appresta a vivere la seconda stagione alla Gsa Udine. Nella prima, con l’etichetta di Mvp italiano dell’anno precedente, ha deluso le aspettative, complici i numerosi infortuni.
La seconda lo vedrà presentarsi al raduno tirato a lucido grazie a una serie di terapie mirate, con due motivazioni extra: la fascia di capitano ereditata da Mauro Pinton e il ruolo di uomo immagine della campagna abbonamenti “Alta fedeltà”.
Cortese, se l’aspettava la fascia di capitano?
«Sinceramente no. Per me è un piacere, oltre che un onore. Si tratta di un ruolo importante, che ho già ricoperto a Ferrara per due anni, e ho avuto modo di confrontarmi con tutto l’ambiente udinese: presidente, general manager, tifosi. Essere il capitano di questa squadra mi riempie d’orgoglio e spero di poter dare il meglio».
Per lei questo 2019 è stato molto intenso, in campo e fuori. La paternità, il brutto infortunio, ora questo ruolo da leader della Gsa.
«I problemi sono iniziati già a novembre, con i dolori al ginocchio e la tendinosi acuta che mi ha condizionato. Poi è arrivata la frattura al gomito, il recupero e il tentativo di rientro in gara4 a Biella. Mesi non facili, ma non tutto è andato storto: diventare padre è stata l’emozione più bella della mia vita. A Udine credono in me e anche questa è una cosa che mi rende felice. Dagli infortuni e dalle brutte annate ci si riprende, credo in una grande stagione».
Rispetto allo scorso campionato c’è stato un ribaltone. Siete rimasti solo in due: lei e Penna.
«Quando si cambia allenatore può succedere. Il coach che arriva fa determinate scelte, insieme alla società, anche in base ai contratti in essere. Questa è un tipo di scelta che ho già vissuto altre volte: può capitare di cambiare anno dopo anno, oppure di restare a lungo in una squadra».
Ha già parlato con Ramagli della nuova Gsa?
«Ho sentito il coach il giorno in cui è stato presentato a Udine. Mi ha illustrato la sua idea di squadra, che quella volta comprendeva anche Nikolic, poi c’è stato un cambio repentino e si è puntato su un tipo di roster con maggiore esperienza. Il mio ruolo nel team comunque non cambia».
A Udine arriva come vice allenatore Andrea Bonacina, che lei ha avuto come coach a Ferrara due anni fa.
«Sono molto contento, è un giovane umile e preparato. Quando a Ferrara fu promosso a capo allenatore ci fu una svolta. È un piacere tornare a lavorare assieme, con Ramagli, Bonacina e Gerometta c’è un ottimo staff tecnico».
In attesa degli americani, che giudizio dà del roster allestito finora?
«La società ha lavorato bene ed ha messo assieme un gruppo di italiani di spessore. Il coach ha dato un’identità ben definita alla squadra, ognuno di noi sa già cosa dovrà fare. Questo roster mi fa venire in mente quello dell’anno in cui giocavo a Pistoia: gente magari non super affermata, ma molto affamata. E alla fine centrammo la promozione. Con questo non voglio lanciare proclami, ma non è neppure il caso di nascondersi».
Come procede la tabella di marcia per il completo recupero fisico?
«Mi sono operato al ginocchio per una pulizia dei tendini e la sistemazione della rotula. Ora sto facendo terapie al gomito: tre ore al giorno, vicino a Bologna. Sto facendo pochissimi momenti di vacanza, lavoro al massimo perché voglio essere al top per l’inizio della nuova stagione. Per il bene mio e della squadra». —
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