Che fine ha fatto la Mizzau? Adesso pedala forte e annuncia: «Il nuoto è la mia vita, sogno la terza Olimpiade»

La 27enne di Beano si sente rigenerata dal Friuli e dal triathlon

UDINE. Talvolta capita che un periodo di stop possa farti avvicinare ad altre discipline sportive e farti cambiare completamente prospettiva. È quel che è successo ad Alice Mizzau, che durante l’emergenza covid19 ha provato tanti sport, in particolare il ciclismo, spronata anche dal fidanzato Andrea, triatleta.

Durante la quarantena la nuotatrice friulana ha passato cinque settimane a Beano di Codroipo, insieme al papà Manlio, montando una bicicletta vecchissima, che però le ha consentito di tenersi in forma, insieme alla corsa e tante altre attività.

Tornata a Riccione, è salita in sella per davvero, con materiale tecnico adeguato e un mezzo più adatto. Il 18 maggio ha potuto tuffarsi di nuovo in piscina, dopo 55 giorni lontana dall’acqua, rendendosi conto che solo il nuoto riesce a regalarle quella sensazione di stanchezza «che prende ogni singolo muscolo del tuo corpo, ma che allo stesso tempo ti rigenera, e che solo il nuoto ti sa dare».

Per la friulana delle Fiamme gialle il rinvio delle Olimpiadi al 2021 è un grande regalo. Grazie al posticipo di un anno Alice può tornare a sperare nella qualificazione. Può allenarsi e cercare di arrivare a ottenere quel massimo che da tanto tempo insegue, ma che, tra tanti cambiamenti e molte difficoltà, da qualche anno non è mai più riuscita a raggiungere.

Alice Mizzau, 27 anni, ha un conto in sospeso con se stessa: riprendere quel percorso che anni fa la stava portando molto in alto, per chiudere poi la carriera con serenità, consapevole di aver dato tutto quel che poteva.
Il rinvio delle Olimpiadi ha il sapore di una seconda possibilità.

«Il rinvio mi ha reso contentissima, inutile nasconderlo. Sono stra felice di avere un anno in più a disposizione per tentare la qualificazione. Voglio qualificarmi a tutti i costi e questo opportunità mi sprona; è un segnale, una occasione che vale tantissimo, anche se mi rendo conto che mi attende una stagione lunghissima, quasi eterna».

Prima che scoppiasse l’emergenza aveva già intrapreso un nuovo percorso per tentare di qualificarsi.

«A gennaio sono andata in Sudafrica, ad allenarmi con Fred Vernoux, il mio tecnico quando ero in Spagna. È stato un lavoro durissimo, a cui non ero più abituata: è stato difficilissimo digerire certi allenamenti, ma mentalmente mi è servito davvero tanto, perché ho capito che potevo ancora farcela a sostenere la fatica di certi programmi di allenamento».

Come ha trascorso il periodo di emergenza?

«Inizialmente sono stata a Bologna, dove mi sono allenata una volta al giorno finché ho potuto. All’inizio ho atteso e fatto le cose che non facevo più da anni, vista la mancanza di tempo. Ho vissuto questo stop come una occasione per riprendermi il mio tempo. Però non volevo continuare a restare sola a Bologna e sono rientrata in Friuli».

Che effetto le ha fatto tornare a Beano?

«Mancavo da casa da quando avevo 16 anni. Tornare in Friuli ha significato sia godermi mio padre sia riprendermi quello che mi apparteneva. Le cinque settimane che ho trascorso a Beano mi hanno rigenerata. Appena arrivata mi sono estraniata dal mondo e sono riuscita a godermi al massimo quel momento.

Avevo bisogno di tornare a casa, di stare con mio papà, di fare le cose che facevo quando ero bambina. Sono andata via di casa giovanissima, per inseguire il mio sogno: mi sono persa tanto tempo a casa e in queste settimane mi sono ripresa quello che mi spettava da ragazza. Poter rivedere gli zii, i nonni, mi ha fatto stare benissimo».

È stato difficile andare via?

«Andare via mi è costato molto, ho pianto per tre giorni».

Come è nato l’interesse per la bicicletta?

«Mentre ero a Beano mi sono mantenuta in forma correndo, facendo esercizi a corpo libero e andando in bicicletta. Ho usato la bici di mio papà per fare dei lunghi giri, ma la bici non era adatta, ed è stato faticoso. Quando sono tornata a Riccione, dal mio ragazzo Andrea, mi sono organizzata.

Andrea è un triatleta e mi ha aiutato molto. Adesso mi alleno spesso, sono molto contenta. Mantengo comunque gli esercizi a corpo libero e il nuoto in piscina. Le prime gare saranno a dicembre: c’è tutto il tempo per entrare forma. Ora è importante mantenere una buona condizione; poi inizierò ad allenarmi in maniera mirata».

Non lascerà il nuoto per il ciclismo?

«Andare in bicicletta mi è piaciuto, ma il nuoto è il mio sport».

Quali sono i programmi per i prossimi mesi?

«Mancano sei mesi alle prime gare della stagione. Sei mesi sono comunque tanti e sono lontani. È presto per impostare un programma specifico. Valuterò il da farsi con attenzione, ma con calma. Come ho già detto, ancora per un po’ continuerò ad alternare piscina, bicicletta ed esercizi mirati. Poi inizierò a fare sul serio. L’importante è arrivare al top per la primavera del prossimo anno».

Ha pensato a quando smetterà?

«Credo di non avere ancora dato il cento per cento e finché raggiungerò il massimo, non intendo smettere. Voglio cercare di tirare fuori il meglio, per poter stare in pace con me stessa. L’Olimpiade è una conseguenza: se do il massimo e non ottengo la qualificazione, lo accetterò, ma in questo momento dare il massimo significa staccare il pass».

Dove si vede in futuro?

«Beano resta sempre il primo posto nella mia lista delle preferenze e se mio padre me lo chiedesse, tornerei. Se ci fosse la necessità di stargli vicino, rinuncerei a tutto per stare con la mia famiglia. Il mio ragazzo è però di Riccione ed anche questo va considerato. In questi momento non penso a dove starò in futuro; sono concentrata sul nuoto e sull’obiettivo olimpico. Quando sarà il momento, valuterò».

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