Conquistato il Makalu, è il 13º ottomila di Nives

TARVISIO. Anche il Makalu, il colosso di 8.841 metri dell’Himalaya nepalese, è stato messo nei loro zaini dai mitici alpinisti tarvisiani, i coniugi Nives Meroi e Romano Benet che ieri mattina hanno coronato l’impresa di conquistare la 13ª cima della collana dei 14 ottomila della Terra. A questo punto, alla coppia, unica al mondo ad avere salito assieme su tutte queste vette, manca solo la cima dell’Annapurma.
Dopo una lunga attesa a causa del meteo proibitivo, è arrivata la finestra di tempo buono e mercoledì mattina alle 10, ora locale, Nives e Romano hanno raggiunto la cima del Makalu, come annuncia la sorella Nives.
Partiti dal campo base, il 9 maggio hanno raggiunto il campo 1 a circa 6.600 metri di quota, quindi sono saliti al campo 2 e a quelli successivi, ma poi, impossibilitati muoversi dal vento forte, mercoledì s’erano fermati al campo 4, a circa 7.650 metri. Ma l’altra mattina, complice una splendida giornata di sole, priva di vento, sono riusciti a coronare il sogno di salire in vetta al Makalu (8.841), come primi salitori della giornata per allungare il loro record.
Il loro 13º ottomila, dunque, non è più un problema. E le loro, va detto, sono state conquiste effettuate insieme nella maniera tradizionale di intendere l’alpinismo e che fa di loro alpinisti unici, ossia, capaci di salire con “campo in spalla”, senza portatori d’alta quota e senza ossigeno supplementare. Adesso i due alpinisti sono fermi al campo 4 in attesa di ridiscendere al campo base e quel ritorno al sicuro per parenti e amici in paziente attesa di loro notizie, è la vera cima di ogni scalata.
Il Makalu – il cui nome stando agli esperti deriva da una storpiatura del termine sanscrito Maha-kala (grande tempo), come era anche chiamata la divintà indù Shiva, mentre, per altri deriverebbe dal termine tibetano che tradotto significa grande nero, con riferimento ai graniti scuri della montagna – è un picco isolato, una sorta di piramide con quattro creste ed è il quinto colosso, per altezza, del Globo terreste. Ed è anche, a causa dei forti venti che spazzano le sue pareti, molto difficile da scalare.
Una montagna dunque scorbutica, poco gradita dagli alpinisti e che, ricordiamo presentò un conto salato a Nives Meroi e Romano Benet durante l’inverno 2007-2008, quando a causa del maltempo i due alpinisti furono respinti e addirittura, durante la discesa, Nives Meroi incappò in un doloroso infortunio fratturandosi una gamba. Ma le montagne concedono la rivincita a chi le ama.
Accadde così, ricordiamo, anche con il Kangchenjunga, conquistato due anni fa. Il 12º ottomila che sancì la splendida vittoria per la vita condotta con grande determinazione dalla coppia di Fusine, nel 2009 respinse i friulani.
Fu allora che sulle sue pareti, Romano Benet accusò seri problemi fisici che poi si spiegarono come i sintomi dell’aplasia midollare severa che costrinse l’alpinista a sottoporsi a trapianti di midollo osseo e un lento recupero fisico.
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