Coppa Italia, niente da fare per la Gesteco: sconfitta in finale da Cantù 74-57

Il sogno di Cividale di prendersi il trofeo dura due quarti e mezzo a Bologna. In un PalaDozza tutto gialloblù Moraschini e McGee diventano presto un rebus

Dall'Inviato Antonio Simeoli
La Gesteco saluta i tifosi a fine gara foto petrussi/pregnolato
La Gesteco saluta i tifosi a fine gara foto petrussi/pregnolato

Cantù vince la Coppa Italia di Serie A2 semplicemente perchè, in un PalaDozza monopolizzato dai tifosi friulani, Cantù ha dimostrato di avere più esperienza dei ducali. Niente da fare, gente Moraschini, Baldi Rossi, Hogue magari difetta in continuità, e la capolista Old Wild West col suo primato ne ha fatto splendidamente tesoro, ma in una partita secca è dura da battere.

Peccato, Cividale ci ha creduto almeno per due quarti e mezzo. Perde e ora deve semplicemente guardarsi allo specchio, applaudirsi e ripartire in campionato già da mercoledì con Verona in casa. Con tifosi così i play-off saranno blindati al più presto.

L’avessero detto, infatti, a uno di quei ragazzini, ne citiamo uno Jonny Carlig, che trent’anni fa andava a vedere a Cividale la Serie C col povero Desio Flebus, Carletto Nobile, Robertino Bardini, baby Gianmarco Pozzecco e gli altri che un giorno sarebbero andati al PalaDozza e l’avrebbero monopolizzato per una finale di Coppa Italia di Serie A2 contro Cantù non ci avrebbero creduto. Invece molti, tutti, quei ragazzini, 400 altri, erano là, con i capelli bianchi, qualche ruga, stessa passione. C’erano solo loro e i loro cori, i canturini no per la solita assurda protesta ultras sui biglietti nominativi, e per loro la Gesteco ha cercato di gettare il cuore oltre l’ostacolo.

Ovvio, alla spregiudicata banda di Pillastrini all’inizio ha tremato la mano, ma Miani e Dell’Agnello hanno retto alla forza d’urto di Hogue e Basile. Una cosa è parsa subito evidente in questa tappa cruciale della breve favola delle aquile, la voglia di farla la storia. Due prove. L’urlo di Dell’Agnello quando segna il suo solito gancetto o uno schiaccione di Ferrari. Finale del primo quarto al PalaGesteco, perdòn al PalaDozza, 16-15 per i ducali.

La collezione di figurine di coach Brienza sembra vacillare, nonostante il solito sontuoso McGee. Coach Brienza scuote la testa, si agita, si siede in panchina, si rialza, parla col vice Carrea, cerca di disticare il cubo di Rubik che gli ha fatto trovare Pilastrini, placido in piedi davanti alla panchina con l’orgogliosa mamma Maria Cristina a un passo da lui. Lo aiuta Moraschini, mica pincopalla. Nove punti di fila. Ha giocato l’Eurolega, sa come si fa.

Baldi Rossi lo aiuta, qui con la Virtus ha vinto la Champions, nel basket è una coppetta ma sempre internazionale. Si chiama differenza di esperienza il 27-36 con cui Cantù guida le danze. È la variabile contro cui la Gesteco, senza i punti di Lamb e soprattutto Redivo, braccatissimo, può far poco. Con Udine che scappa e 45 giorni dai play-off per i brianzoli la Coppa è una opportunità, non forse la storia come per Cividale, ma un’opportunità. “La gente come noi non molla mai”, cantano i cividalesi. McGee da tre, due volte, ma soprattutto più che Basile, tanto fumo e poco arrosto, Piccoli, l’ombra di Redivo, e Valentini in difesa. Perché anche Merckx senza gregari non avrebbe vinto tutto.

La Gesteco vede le streghe, ha un sussulto proprio quando a Valentini si gira il ginocchio (out) e la difesa sale di colpi con i decibel del tifo che, se possibile, aumentano, ma a fine terzo quarto Cividale deve recuperare 13 punti dopo l’ennesima magata di McGee e Moraschini (55-42). “Non molleremo mai”, cantano, mentre dietro la panchina Ueb, tra i dirigenti, le mani tra i capelli sostituiscono quelle in aria.

A 7 minuti dalla fine le statistiche recitano un 3 su 24 da tre punti con Redivo che ha 7 punti (ne segnerà 13 alla fine), Ferrari 4 e Lamb 11. Insomma, sono una sentenza: la partita è finita, i brianzoli veleggiano oltre i 15 punti di vantaggio, i tifosi cantano a squarciagola, per nulla fiaccati dai canestri brianzoli, “Cividale non so stare senza te”. Alla fine è 74-57 e la Coppa va a Cantù. Peccato, ma la serata, col PalaDozza trasformato nel palazzo di casa a 250 km di distanza entra lo stesso nella storia. 

 

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