De Bondt vince la diciottesima tappa del Giro d'Italia 2022. A Treviso battuto Affini in volata

Carapaz conserva la maglia rosa. Almeida si è ritirato a causa del Covid

Antonio Simeoli
Belgian rider Dries De Bondt of Alpecin-Fenix team, celebrates on podium the victory on sprint the eighteenth stage of the 105th Giro d`Italia cycling tour, a race of 152 km from Borgo Valsugana to Treviso, Italy, 26 May 2022. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
Belgian rider Dries De Bondt of Alpecin-Fenix team, celebrates on podium the victory on sprint the eighteenth stage of the 105th Giro d`Italia cycling tour, a race of 152 km from Borgo Valsugana to Treviso, Italy, 26 May 2022. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

TREVISO. C’è aria di resa dei conti al Giro. Severa resa dei conti, spettacolare resa dei conti. Chissenefrega se chi storce il naso per la qualità tecnica di questo Giro dice che manchi un vero campione. Avreste preferito davvero un Tadej Pogacar che lo vinceva, con una gamba sola, a dieci giorni da Verona questo Giro? Un cantore come Dino Buzzati, andatosene mezzo secolo fa e che domani sarà celebrato con la partenza da Belluno, si divertirebbe un sacco con questa due giorni di su e giù da ubriacarsi. E con questa classifica: Richard Carapaz, Ineso, in maglia rosa.

A 3” Jai Hindley(Bora). A 1’05” Mikel Landa (Bahrain Victorious). Questi tre si giocheranno la maglia rosa. Dietro fino alla mattina c’era Joao Almeida, il portoghese che era a due minuti e che faceva paura per la crono di Verona. Aveva accusato il colpo mercoledì sul Menador. Più di altre volte in salita.

Si è capito perché aveva il Covid. Secondo caso nel gruppo, brividi (ricordando il Giro d’autunno del 2020) Peccato per il ragazzo, maestro di tenacia e classe Vincenzo Nibali (Astana) ora è quarto a 5’49”. Via con la sfida finale. L’unico di questo terzetto ad aver vinto una tappa è Hindley. E non è un particolare da poco.

Terreno per attaccare? Ce n’è. E tanto. Si parte oggi dal Friuli. Marano Lagunare-Castelmonte, santuario sopra Cividale. Sconfinamento in Slovenia e da Caporetto scalata al Kolovrat, montagna inedita per questo Giro: 10,3 km di dislivello. Pendenza media del 9,2%, subito pendenze fino al 15%. Curiosità: su quella montagna l’allora tenente Rommel nell’ottobre 1917 in pratica diede il via alla disfatta italiana di Caporetto. Da lì a Cividale prima della salita finale di Castelmonte (facilina), tanto terreno per imboscate.

Insomma, Landa, il cui compagno di squadra sloveno Jan Tatnik ritiratosi a inizio Giro avrà fatto da Cicerone, può trovare terreno fertile per eventuali attacchi. Dei tre è quello che ne ha più bisogno.

Poi? Domani l tappone dolomitico. Spaziale. Tre salite: San Pellegrino da Falcade, 18,5 km, proprio dopo la località sciistica dolomitica un paio di muri da paura. Quindi? Il “re Pordoi”: 11,8 k 6,8 pendenza media, non impossibile, ma pur sempre Cima Coppi con i 2.239 di quota.

Finale c on il Passo Fedaia. A un passo dal ghiacciaIo della Marmolada, quota 2.057, il redde rationem. Quattordici km 7,6% di pendenza media, Niente Serrai di Sottoguda, spettacolare Canyon abbattuto dalla tempesta Vaia, ma impennata finale col mitico rettilineo che porta a Capanna Bill in cui chi ha gambe potrà volare verso la rosa. «Chi vincerà? Non lo so, so che sarà un finale spettacolare con Hindley e Carapaz che si daranno battaglia con due grandi squadre e Landa che dovrà inventarsi qualcosa, ma può inventarsela», ha detto un grande, il 40enne Alberto Contador al Giro per pubblicizzare il Virtual Giro, quello che si può correre da casa sui rulli simulando le tappe della corsa rosa.

«La Marmolada? Beh, nel 2008 ho indossato lassù la maglia rosa, quel rettilineo di Capanna Bill è infinito. Lì potrà decidersi il Giro. Contador, due anni in meno di Valverde, abbiamo il sospetto che andrebbe ancora forte al “Real Giro”. Glielo chiediamo. Risponde: «No, ormai ho smesso, mi diverto a vedere uno che ha fantasia e corre col cuore come Mathieu Van der Poel e mi alleno un po». Nostalgia canaglia. Poco ma sicuro. Ma “Il Pistolero”, due Giri d’Italia in bacheca, 2008 e 2015, uno tiratoglielo via per una vecchia questione di doping, ma vinto sul campo nel 2011, si sarebbe divertito un sacco per un finale così.

A voi allora. Lo stellone ha dato una mano a Hindley nel finale della tappa di Treviso. Foratura, poco dopo i 3 km dall’arrivo. Neutralizzazione come da regolamento, avesse forato qualche centinaia di metri prima avrebbe perso secondi preziosi, forse il Giro. Il ciclismo è così. A Treviso doveva esserci la volata? Macché 4 fuggitivi, con la locomotiva Edoardo Affini (Jumbo-Visma), Davide Gabburro, Magnus Cort (Ef) e Dries De Bondt(Alpecin), beffano i velocisti. Vince il belga De Bondt. Peccato per la locomotiva Affini. Io mantovano è arrivato secondo. 

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