Desirée Rossit pronta a volare: «Una medaglia mondiale»

La Rossit, rivelazione 2016 e finalista nell’alto a Rio, attesa alla prima gara indoor. Le Olimpiadi e quella telefonata con coach Chessa. Esordio l’8 febbraio

Alessia Trost, com’è noto, non prenderà parte alla stagione indoor. Lo farà invece la sua “collega” friulana del salto in alto, con lei in finale ai recenti giochi olimpici di Rio: Desirée Rossit.

La poliziotta di Nespoledo, classe 1994, esordirà a Banska Bystrica l’8 febbraio in un meeting dedicato solo alla sua specialità. A dichiararlo è lei stessa al sito della Fidal, dopo che ad averlo anticipato è stato il suo allenatore Gianfranco Chessa. Nel corso della chiacchierata l’azzurra parla di ciò che è stato il suo 2016, di ciò che sarà il 2017 e della sua vita.

Rossit, lo si ricordi, è ormai la quinta saltatrice in alto di sempre in Italia con l’1,97 saltato lo scorso anno a Bressanone: davanti a lei solo Antonietta Di Martino, Sara Simeoni, Antonella Bevilacqua e Alessia Trost. È appena tornata da un raduno a Tenerife.

«È andata benissimo – ha affermato ai microfoni di Fidal.it - è stata un’esperienza davvero utile e allenarsi al caldo è sempre più produttivo. L’unico problema è che non sono abituata a trovare il pranzo pronto, il letto rifatto e questa cosa mi mette un po’ a disagio.

Sono una persona indipendente. E poi sì, mi è mancato un po’ il brontolare del mio coach…». L’allenatore è lo stesso che ha portato al successo Alessia Trost e che ora segue solo lei. A seguirla a Tenerife Silvano Chesani: «Ha usato un metodo molto simile a quello di Chessa – ha spiegato – e quindi mi sono trovata bene. Anche perché avevano programmato tutto ed erano in contatto costante».

Adesso il pensiero di Rossit si orienta alla stagione indoor: «Dovrei esordire al meeting di Banska Bystrica in Slovacchia – ha spiegato - l'8 febbraio, poi Trinec, i Campionati Italiani Assoluti di Ancona e magari anche gli Euroindoor di Belgrado».

Le indoor saranno un passaggio verso la parte più importante della stagione, la parentesi outdoor. Rossit ha le idee chiare su ciò che vuole: stabilità a certe quote. «Voglio che le misure a cui sono arrivata nel 2016 diventino un’abitudine – ha detto -. Sono salita a un livello completamente nuovo molto in fretta. Poi ci sono i mondiali di Londra. Cosa si può fare? Per una medaglia ci vorrà 1,98. Io non ci penso, ma tutto è possibile».

Una riflessione sul 2016 non poteva mancare: in fondo è stato l’anno che le ha cambiato la carriera. «I giochi di Rio mi hanno colpito – ha detto -. Ricordo lo stadio, gigantesco. Quando sono entrata mi è mancato il fiato, sembrava surreale.

E invece ero lì, con atleti che prima avevo visto solo in TV. La gara più bella? I campionati Italiani Under 23 di Bressanone dello scorso anno, quando sono salita a 1,97. Avevo le sensazioni giuste, saltavo bene. E poi ricordo una telefonata bellissima con Chessa – ha continuato -, che era rimasto a casa per problemi di salute. Abbiamo pianto entrambi» . (a.ber.)

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