Di Centa scommette sulla staffetta: vale una medaglia

UDINE. La sua prima volta ai Mondiali risale a 16 anni fa: Trondheim 1997. Erano i tempi di Bjorn Daehlie, Myllylae, Kirvesniemi, Fauner, Albarello... Robe da libro dei ricordi. Ma lui, l’inossidabile Giorgio Di Centa, a 40 anni è ancora sulla breccia, pronto alle sfide di Fiemme 2013, il Mondiale che l’Italia corre in casa e che è cominciato ieri con le qualificazioni e la cerimonia di apertura di Trento. Sarà l’ultimo del campione carnico? «Penso proprio di sì, ma...».
Prego? «Se la salute mi sorreggerà, a Falun, nel 2015, potrei anche tentare di gareggiare nelle lunghe distanze. Ma lasciamo stare, è troppo in là nel tempo». Intanto ecco Fiemme 2013, dove Giorgio (alla nona partecipazione ai Mondiali) è pronto a scommettere sulla staffetta azzurra. Vale una medaglia, assicura. «Anche se durante questa stagione non abbiamo brillato e nessuno ci dà sul podio, io ci credo». E nella staffetta il vecchio campione vuole esserci («se sto bene la faccio»), anzi sa già come dare la scalata alle medaglie. «Dobbiamo portare Hofer, che correrà la quarta e ultima frazione, tra i primi.
Se ci riusciamo è fatta. È dai tempi di Zorzi che l’Italia non ha un velocista così, ha una tecnica inncredibile e l’arrivo della gara iridata è fatto per lui. È meglio di Cologna e anche di Northug, anche se non ha la potenza del norvegese». Del gardenese si spinge a dire ancora: «Se lo avessimo avuto due anni fa ai Mondiali di Oslo (l’Italia finì quinta) era medaglia...». Quando parla di sè e delle gare individuali (farà lo skiathlon e la 50 km che chiuderà il programma dei Mondiali) ritorna prudente. «Gli avversari sono tutti molto forti e sono tanti, non faranno sconti. Per quel che mi riguarda, l’ultima gara (54º nella 15 km a tecnica libera di Davos) non mi ha aiutato molto a capire in quali condizioni sono. In Svizzera mi ha fregato il calo improvviso della temperatura, ero come un baccalà... Ora spero di rifarmi».
Ma in Val di Fiemme chi le piglierà le medaglie per l’Italia? «Questa è la volta dei giovani: nella team sprint Pellegrino e Hofer hanno un’occasione davvero mondiale. E, poi, c’è Clara che può fare la sorpresa nello skiathlon, ma dovrà cercare di andare in fuga e di anticipare gli avversari perchè il rettilineo finale è infinito e può favorire chi ha un fisico più possente e spinge maggiormente con le braccia». Poi, naturalmente, c’è la staffetta. «Se tutto va liscio è podio».
Una staffetta nella quale non ci sarà Cristian Zorzi, uno del quartetto d’oro di Torino 2006, che aveva chiesto al ct Fauner di partecipare per chiudere in bellezza la carriera sulle nevi di casa. «Per lui la passerella finale è rinviata alla 50 km di Holmenkollen, una bella ribalta per l’addio». Addio al quale Di Centa non pensa ancora. «Non voglio smettere, ma quando lo farò staccherò definitivamente: non mi sogno neppure di fare il tecnico delle nazionali, sarebbe la stessa vita, sempre in giro per il mondo. E io ho un accordo preciso con mia moglie Rita: quando chiudo voglio vivere come una persona normale insieme con la mia famiglia». Se ne parlerà dopo le Olimpiadi di Sochi del prossimo anno. O forse no.
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