Dignità e amore per la maglia: tutti a lezione dalla Delser
Sabato 19 aprile le ragazze del basket udinese affrontano Cagliari nella prima puntata della serie di quarti di finale play-off di A2. Nonostante i guai societari non mollano e chiedono aiuto alla città di Udine: «Sosteneteci»

«Diciamo grazie soltanto ai nostri tifosi, in particolare a quelli del Gruppo Apice, per averci sempre sostenuto». Capitan Chiara Bacchini arriva con le altre ragazze al Messaggero Veneto per dire grazie anche al giornale della città che le ha sempre sostenute in questa annata folle, divisa tra successi sul campo (che hanno del miracoloso vista la situazione), infortuni a catena e vicende societarie al limite del grottesco con rimborsi spese non saldati, sfratti, bollette non pagate dalla società, sigilli messi a riscaldamento e acqua calda in pieno inverno.
Ma non serve dire grazie al giornale che è normale che racconti i fatti e faccia accendere più di qualche riflettore su questa squadra, capace di ricordare alla città che c’è anche un lato oscuro della medaglia.
Sì, perchè a Udine succede che l’Apu Old Wild West, da una settimana e con grande merito, fa festa per aver vinto con due giornate di anticipola Serie A2 ed è stata così promossa in A, e che la Delser, con la dicitura Women Apu, sabato 19 aprile al Carnera alle 14 inizia la serie di quarti di finale play-off di A2 femminile contro la Virtus Cagliari, senza la forte play Giorgia Bovenzi, con le giocatrici che ricevono stipendi a singhiozzo e da mesi dribblano ogni serie di difficoltà fuori dal campo come in un campo minato. «Vogliamo vincere per il nostro pubblico – spiega ancora Bacchini, con tutte le ragazze che annuiscono – e per la maglia che indossiamo e che continueremo a onorare fino all’ultimo minuto di questo campionato».
La faccenda è nota, la Libertas ha un accordo di scopo con l’Apu che ne sostiene il 30 per cento dei costi dell’attività. In febbraio, quando la situazione stava precipitando verso il fallimento, il presidente dell’Apu, Alessandro Pedone, ha garantito con i suoi soci Gabriele Ritossa e Marco Di Giusto, un sostegno supplementare da 100 mila euro per portare a termine la stagione. Insomma, il suo l’Apu l’ha fatto. E ha salvato il settore giovanile che conta una settantina di tesserate. Ma non basta.
Le ragazze, unite più che mai, espressione di un gruppo granitico, alla domanda se si sentano tradite non rispondono: «Meglio pensare a giocare».
Lo scriviamo noi: si sentono tradite dal club e anche perlomeno accantonate dall’Apu. Ma non mollano.
Carlotta Gianolla, una delle stelle della squadra, veneziana, figlia del mitico “Rampo” che imperversava sui campi della Serie A, quando no arrivavano stipendi e garanzie se n’era andata. «Perché questo è un gruppo fantastico, ma io col basket ci campo e non voglio pesare sui miei genitori», dice. Poi, però, appena arrivate un minimo di garanzie (non tutte confermate con i fatti) è tornata.
Andate a tifare per loro oggi al Carnera, le ragazze dei coach Riga e Milani («straordinari, non ci hanno mollato un attimo», dicono). Per dare l’idea di quanto in basso possa cadere una società (la Libertas), se a governarla ci sono dirigenti inadeguati, mercoledì le ragazze andranno a giocare gara 2 a Cagliari con un volo in giornata da Verona. L’albergo sennò chi lo paga?
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