Ecco mamma Margherita Scherma? No, bimba e tv

UDINE. Occhi color nocciola, una cascata di capelli biondi, un sorriso smagliante: Margherita Granbassi è stata una grande stella nel firmamento della scherma, vincendo tanti titoli sia a livello individuale che a squadre con Trillini e Vezzali. Oggi trentacinquenne, nata a Trieste, diploma al Liceo Linguistico, Margherita ha cominciato i primi passi con la “Gemina” del maestro Dario Codarin a San Giorgio di Nogaro, poi è maturata sulle pedane dell’Asu sotto la guida esperta del maestro Andrea Magro. Ha dovuto fermarsi e rinunciare all’attività agonistica per diversi infortuni che l’hanno tenuta lontano dalle pedane, alcuni anni, il più grave il 22 marzo 2014 a Torino in Coppa del Mondo con la rottura del tendine rotuleo del ginocchio sinistro. Ma la vita ha recentemente “regalato” a Margherita la figlia Léonor, nata dalla relazione con il suo compagno Jacques Petrillo, maitre chocolatier francese). Un lieto evento, quello dell’11 aprile, che le ha cambiato la vita.
«Sì è proprio così, ridacchiavo quando sentivo dire che i figli “sono un piezzo e core”, ora mi sono resa conto che Léonor è la cosa più importante della mia vita, arrivata in un momento per me difficile: dopo due anni di riabilitazione al ginocchio avevo ripreso a gareggiare, per poi smettere a causa di un infortunio molto grave che mi ha fatto dire addio alla scherma».
Ora cosa c’è in programma? Un ritorno in tv?
«Per ora farò solo la mamma 24 ore su 24, poi mi guarderò in giro per qualcosa che comunque non mi tenga lontano dalla mia bambina. Televisione? Forse sì, anche perché ho un buon ricordo delle esperienze di trasmissioni sportive, accanto ad Amedeo Goria, Marco Mazzocchi, Jacopo Volpi e altri, non trascurando l’esordio con Santoro, che mi ha dato popolarità».
Quali sono i suoi ricordi all’Asu, durante i dieci anni trascorsi con Andrea Magro?
«Sono stati anni splendidi e devo molto ad Andrea, con lui sono maturata e cresciuta tecnicamente e poi è stato il mio tecnico nella nazionale italiana: un grande».
Olimpiadi, Mondiali, Europei in giro per tutto il mondo. Ha scritto una pagina importante nella storia della scherma italiana e mondiale. Ha qualche rimpianto?
«No, ma mi rendo conto che avrei potuto continuare ancora a calcare le pedane, la fortuna però non è stata dalla mia parte. Quello che ho fatto, lo ricordo con orgoglio, ma mi sono costati sacrifici, rinunce e in giro per il mondo ho visto spesso solo le camere di albergo. Ma guardando indietro dico che ne è valsa la pena».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto