Effetto Friuli più forte dei tanti ko: l’impianto rende già quasi 10 milioni

UDINE. Avete presente l’ultima grande cessione dell’Udinese calcio? Estate 2011 al Barcellona viene venduto Alexis Sanchez per oltre 35 milioni. Ecco, quasi il costo dello Stadio Friuli a conti fatti completato quasi del tutto (manca la facciata, sarà pronta in giugno prima degli Europei Under 21) con una spesa di 32 milioni di euro. Insomma, il costo di un grande giocatore, la plusvalenza più grande dell’Udinese.
Ma uno stadio, in questo caso lo stadio Friuli, fino al 2020 griffato Dacia Arena, ha potenzialità enormi dal punto di vista economico e sportivo.
Finora Udinese calcio e tifosi hanno sperimentato solo quelle economiche perché sul fronte sportivo il nuovo impianto è stato teatro di una serie lunga di delusioni e di pochissime soddisfazioni piene, vere imprese. La vittoria con il Napoli nella gestione De Canio? Il pari con la Juve con Delneri? La vittoria con la Roma nella prima di Nicola in novembre? Altre non ne ricordiamo.
La società, invece, può contare su un buon rendimento economico dell’impianto. Di fatto è molto vicina a far entrare nelle casse della società l’auspicata in fase di business plan cifra di dieci milioni di euro all’anno. Un bel gruzzoletto dato essenzialmente da due voci: le attività collaterali allo stadio come la Club House (ricavo per quasi due milioni) e soprattutto gli incassi da sponsorizzazioni e botteghino.
Nella stagione 2017/2018 l’Udinese ha introitato da botteghino e abbonamenti oltre sei milioni di euro. Dalla sola campagna abbonamenti ne sono arrivati 3,7 di milioni e la cifra è destinata ad aumentare nel prossimo documento contabile grazie alle 13 mila tessere staccate alla fine dell’estate 2018.
A farla da padrone ovviamente sono state le quattro partite con le squadre più titolate come Juve, Milan, Inter e Napoli, un poker di tutto esaurito (o quasi) che porta in un colpo solo centomila persone allo stadio e, di fatto, blinda l bilancio sul quel fronte su tutta la stagione. Evidente ricordare che tutto cambierebbe drasticamente in caso di retrocessione in serie B. Primi a saltare sarebbero gli introiti da botteghino, poi toccherebbe alle sponsorizzazioni.
Mentre quella con la Dacia allo stadio scadrà a fine 2020 ed è indipendente dalla categoria in cui gioca l’Udinese (gettonato il rinnovo, ma ci sono altre offerte), la stessa casa automobilistica della galassia Renault rivedrebbe al ribasso la sponsorizzazione sulla maglietta da gioco. Così anche le altre sponsorizzazioni tutte legate alla categoria, compresa quella allo stadio. Il mantenimento della massima serie, poi, sarebbe propulsore privilegiato per far decollare il progetto di stadio 2.0.
In Comune a Udine c’è stata la seconda conferenza di servizi, il via ai lavori per la realizzazione di un centro medico, una birreria, il museo dello sport grazie al Coni sono avviati. Poi arriveranno anche i nuovi studi televisivi (a proposito poco meno di un milione l’anno vengono spesi nella società a parte Udinews, ricavi in lenta crescita) e la ristorazione.
L’obiettivo è di far girare “la giostra” del Friuli appieno fra un paio d’anni con già i quasi mille metri quadrati a disposizione del Coni che animano non poco l’area in settimana. Il business plan recita: incassare a pieno regime 20 milioni dallo stadio. L’obiettivo è che il nuovo Friuli rappresenti un terzo della torta Udinese. Assieme a diritti tv e plusvalenze.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto